Reali con la coroncina di carta, benvenuti in questa secondo appuntamento all’insegna di un’introspettiva analisi su una delle migliori serietv storiche sul dopoguerra degli ultimi anni, e che sta per entrare nella mia top 3 al fianco di Sherlock (BBC) e Buffy.
Tuttavia questa è la stagione che sto vedendo con più difficoltà, non perché non mi piaccia, ma è la più provante e quella di cui ricordiamo con più chiarezza il triste esito. Sono anni di cui molti di noi hanno memoria, anche se sono ricordi leggermente sfocati, restano sempre anni vicinissimi che riecheggiano tristi ricordi di uno degli eventi reali più chiacchierati degli ultimi decenni. Le vicende della principessa Diana mi hanno sempre preoccupata, temevo che la serie di sarebbe trasformata in quel succulento boccone televisivo che avrebbe alimentato un pettegolezzo che non ha fine, e che quindi la storicità dei fatti e finalmente il protagonismo di una Regina molto riservata, sarebbero scomparsi. Questo non è ancora capitato, Peter Morgan, ideatore e scrittore della serie per Netflix, non fa smettere mai i suoi personaggi di riflettere ad alta voce anche sugli eventi più conosciuti e scomodi, permettendo loro di mantenere l’umanità che spesso è stata (e viene) negata loro, anche con questo più crudele ritratto fornito dalla stagione quattro.
Conclusioni:
Madri e figli a confronto. Forse il confronto più bello che è stato fatto tra la Regina e il primo ministro, Margaret Thatcher. Sono quegli episodi che vogliono ripristinare un certo ordine, precedentemente la Thatcher si era levata un gradino più in alto della Regina perché lei si è “costruita da sola”, arrogandosi il diritto di considerarsi superiore. Tuttavia questo suo pensiero, nobile e/o non giusto che sia, non la eleva a persona migliore appunto. Inizia a delinearsi così quel personaggio controverso che è passato alla storia, che ha visto la Regina “detestarla cordialmente”, partecipando ai suoi funerali come non faceva dai tempi di Churchill, e Meryl Streep vincere un Oscar con Iron Lady nel 2011.
Il leader del partito conservatore ammette candidamente la sua preferenza per il figlio Mark, stupendo una Regina che, per quanto si conosca poco, e per quanto capirà chi sia il suo figlio preferito solo dopo questo colloquio, non ammetterebbe mai ad alta voce qualcosa di così poco delicato perché forse conosce il limite tra ciò che è corretto e ciò che non lo sia. Il discorso del primo ministro, ma soprattutto il confronto con la figlia è allucinante. È da capire e da rifletterci su; ci sono persone che hanno dei limiti nella vita e che quindi non vale la pena spronare e per cui, di conseguenza, provare stima. Non la pone sulla questione di genere, anche se sottilmente io la intenderei così, perché non mi spiegherei mai come portare su un piedistallo il giovane Mark infantile, superbo, un gradasso che si perde nel Sahara con la sua collega durante il rally Parigi-Dakar del 1982 per pura presunzione, non ammettendo mai i suoi torti e non dovendo nemmeno mai chiedere scusa, a suo dire. Appoggiato da una madre che gli dà ragione, una madre che consapevolmente o inconsapevolmente, ritiene che i diritti/privilegi che lei ora abbia sono dovuti, perché lei ci ha lavorato su e quindi non deve ringraziare nessuno. Tale madre, tale figlio che mostrerà più avanti, circa un ventennio più tardi, come mettere ancora in imbarazzo la sua famiglia.
Queste quotidiane vicende sono incorniciate dalla guerra, e poi più grande trionfo della Thatcher nelle Isole Falkland. Un veloce cenno al problema che vedremo solo nella sede del governo e nel disinteresse iniziale del primo ministro, presa dalla scomparsa del povero figlio imbecille (concedetemelo, d’altronde lo pensa anche il padre) nella propria casa, spesso al pari di Buckingham per le decisioni importanti che vi si prendono al suo interno in diversi episodi. Presa dalla foga del fare, dal suo potere che le fa prudere le mani, decide di dichiarare guerra agli argentini che hanno messo piede dove non dovevano, in una base inglese. Forse la voglia di fare della signora Margaret è mal indirizzata, e le dà facilmente la possibilità di primeggiare su una Regina che invece è impostata sul controllo e apparentemente sul non fare niente.
Mai Elisabetta II è apparsa così dolce in quei bizzarri incontri programmati coi figli e nel suo piccolo crollo in presenza del principe di Edimburgo, Filippo. Amo molto la Regina creata da Morgan, effettivamente come ammetterà lei stessa, viene da una famiglia con la corazza dura, soprattutto le donne, che non avevano bisogno di esternare affetto e sinceramente non erano interessate a riceverlo, l’importante per Lei era restare in vita e in fin dei conti, arrivata oggi a più di 90 anni. credo che ne abbia fatto una missione di vita. Questo spiegherebbe il perché si sia estraniata dal vero concetto di famiglia, ha voluto Andrea ed Edoardo per sentirsi ancora madre, ma poi al momento dell’intimità del bagnetto, rimaneva in disparte. Umanamente credo che sia consapevole che quel mantra che tutti le hanno ripetuto da quando ha indossato la corona in realtà è un marchio a fuoco sulla sua pelle che le ha reso difficile essere quella ragazza semplice che voleva sposare un aitante Filippo e mettere su, in disparte da Buckingham palace, la sua famiglia. Riguarda le foto della sua infanzia, e forse si paragona ad un’altra persona con la corona, suo padre che è riuscito ad essere anche tale. Ora non tirerò fuori il discorso che per una donna è più difficile governare, sicuramente ci sono delle ulteriori difficoltà, ma la componente caratteriale di Elisabetta ha inciso definitivamente su questa chiusura emotiva. Non ha empatia o semplicemente l’ha persa in quanto tutti, e parlo della sua famiglia, hanno scaricato su di lei, sulla Corona, le proprie responsabilità. Sotto la Corona però c’è una persona.
E così conosciamo gli altri principi e forse i rimpianti della Regina a non essere riuscita ad essere madre, ad aver forse condannato i suoi figli stessi all’infelicità per egoismo. Credo, questa una grandissima ammissione di debolezza. È abbastanza chiaro chi sia il figlio preferito, Andrea, grazie alle strabilianti doti di Olivia Coleman il sui viso si illumina totalmente alla vista del terzo figlio che sinceramente non ne dice una giusta ed anzi ci preannuncia con ironia come andrà il suo futuro, però Andrea ha una cosa che gli altri non hanno, la sicurezza. Lui è a suo agio nei propri panni, o comunque se non lo è, non manifesta la sua insofferenza palesemente come i fratelli. Non nego che mi sia scappata più di una risata, e me ne scuso, agli accenni delle sue avventure con una pornostar e il commento ammonitore della Regina a fine episodio lasciato in sospeso: “Se non cambia…” (finisce che si deve ritirare a vita privata come ora). Edoardo mi ha stupito, oltre alla somiglianza, non sapevo assolutamente nulla della sua infanzia, è forse al momento il reale più “tranquillo”. In generale apprezzo sempre questi squarci di vita alla “anche i ricchi piangono”. I soldi o una posizione del genere non fanno la felicità è Diana lo sa. L’incontro con Carlo l’ho apprezzato particolarmente, perché ha rimesso indirettamente al suo posto un’arrogante primo ministro (nostro secondo termine di paragone), che non è interessata a dispensare veri consigli ai figli, in quanto il suo concetto di vita è molto darwinismo, sopravvive il più forte, e gli altri… cucinano per lei!
Il dialogo avvenuto nella tenuta di di Carlo, credo che denoti come la Regina sia intervenuta nella questione Carlo-Diana, ma da suocera/Capo dello Stato, e abbia fatto, in questa versione più romanzata, anche il giusto. Certo, magari due schiaffi a Carlo non avrebbero fatto male…
Un semplice e secco rimprovero che gli ricorda che ha una moglie incinta di sopra, e che è più importante del suo giardino ideale a 15 minuti dalla sua moglie ideale: Camilla. Lo invita a pensare alla felicità della moglie e non alla sua. Ora, come madre sembra ingiusta, soprattutto se teniamo conto delle evidenti sofferenze represse del principe di Galles, ma il messaggio era corretto. Questa è la mano che è stata allungata indirettamente a Diana, ma il problema è più in fondo, soprattutto da quando lord Mountbatten non c’è più e Carlo è fuori controllo e proprio non riesce a “dare” senza ricevere, ma questo argomento verrà ampiamente chiarito nella 4×06.
Passiamo alla favorita di Filippo, Anna, il suo agire, il suo essere stretta nei suoi nuovi panni, mi ricorda un giovane Filippo/Matt Smith che proprio il principe consorte non lo voleva fare e andava in cerca di quel di più dato da un’insoddisfazione personale che va al di là del suo matrimonio, ma si sa, è più facile incolpare gli altri, nel caso di Anna Diana, piuttosto che guardare i problemi a monte. Anna sta crollando e la Regina fa quello che sa fare: consigliare di pazientare perché lei ha fatto così. C’è un modo molto ingenuo e chiuso di Elisabetta di rivolgersi a tutti questi giovani, credere che il sentimento che li lega sia paragonabile a quello provato tra lei e Filippo, credo davvero che tra loro ci sia stato davvero amore tra alti e bassi, un sentimento di base c’era, ma non ha tenuto conto di questo amore fluido che ci inonda da decenni.
Perciò, una donna crede di sapere e agisce, una donna sa e perciò pazienta ancora. Entrambe sbagliano, ma una delle due sta prendendo consapevolezza, l’altra invece corre per arraffare tutto perché sa che se non agisce, non avrà nulla alla fine. Splendido confronto di due famiglie perse, una più comune e un’altra più reale. Di due autorità, con due sensibilità diverse.
They say I have mental problems now
I don’t! I’m just poor.
Fagan è un episodio di passaggio, che vuole evidenziare due argomenti: uno, quello portante di questa stagione, l’altro molto caro a Morgan. Due donne, anche tre, una che ha fatto del “non fare niente” il suo motto. Regina paziente, controllata, poco pratica che non riesce appunto a comprendere gli scombussolamenti in primis della sua famiglia, una donna che non ha mai cercato né i riflettori e neppure un riconoscimento. L’altra, la Thatcher è una donna affamata, desidera tanto perché senza questo potere sa che non ha nulla. È famelica di riconoscimenti, con un cervello che macina idee, impaziente di ottenere anche una facile vittoria personale con la questione delle Isole Falkland, portando il paese ad uno dei periodi più duri della storia della Gran Bretagna tra recessione e disoccupazione alle stelle. Devota alla Regina, solo perché riconosce l’autorità in generale, detiene uno scettro, ma disprezza chi, secondo dei suoi parametri, molto rivedibili, ha dei limiti e ha ottenuto dei privilegi per nascita. Una conservatrice anomala, interpretata da una Gillian Anderson brillante, ma nonostante la cotonatura-impalcatura, resta, a mio parere, un po’ ingessata anche nelle movenze più riconoscibili del suo personaggio. La terza in questa puntata è assente, ma sappiamo che anche lei cerca i riflettori, per un motivo differente; cerca il calore di quell’amore di un popolo lontano, ma vicino, che le ricorda quello che le manca a “casa”. Una ragazza eccessivamente ingenua, quasi venduta dalla sua stessa famiglia, e anche dalla propria volontà, per uno status elevato, per l’onore che avrebbe portato alla famiglia. Una ragazza, perché Diana era questo, che ha sposato un sogno, stretto i denti per… qualcosa che forse non c’è mai stato neppure all’inizio. Una donna poi che ha faticato a capire che lei voleva essere amata tanto quanto suo marito.
In questo episodio la Regina torna ad avere un ruolo dopo che lei, lo Stato, il governo stesso, l’hanno relegata a figura sulle tazze degli poundland. Sottile la metafora, suggerita da una Thatcher che non si ascolta, e tutti sorrisi e battutine davanti le telecamere, prende in giro quasi la sua stessa nazione, crogiolandosi nel suo potere. Il governo è come un’infermiera e lo Stato è un paziente che guarirà pian piano con le amorevole cuore di questa infermiera che tuttavia sta spendendo 3 miliardi per un paziente forse più facoltoso, che la farebbe passare da infermiera che cambia i cateteri in uno ospedale pubblico ad un’infermiera in una clinica privata: la guerra. È la Thatcher trionfa e nella parata per la vittoria è lei e non la Regina a salutare il popolo. Questo atto finale, spiega chiaramente, insieme al ritratto della 4×04, che Thatcher si sta delineando, dalle sue vicende private a quelle pubbliche. In questo trionfo del primo ministro, la Regina è protagonista di un avvenimento che ha quasi del comico: Michael Fagan. Un uomo con degli accertati disturbi, separato, senza un lavoro e con altri vari problemi che si introduce per ben due volte a Buckingham palace, arrivando nelle stanza private della Regina per comunicare con Lei dello stato in cui verte la Gran Bretagna, dove la morale sembra essere completamente scomparsa. Vediamo il mondo per un po’ come Fagan, file interminabili agli uffici di collocamento, ma tuttavia la vita di tutti prosegue al bar e con i festeggiamenti per il successo delle Isole Falkland e Michael è sconcertato perché sembra che nessuno dia peso a quello che succede davvero. Effettivamente, il nostro occhio di pubblico sente lo sdegno solo attraverso quest’uomo e non dalle scene che si si presentano, questa leggerezza quasi vuole buttare sul comico l’episodio, non dandogli peso, ma il dialogo avvenuto tra Fagan e la Regina è tutto da ascoltare.
C’è una preoccupazione pesante, asfissiante, sepolta sotto il tappeto della conquista recente del primo ministro. Tutta la scena è magistrale, sappiamo cosa sta per accadere, la Regina si prepara nelle sue stanze, la vediamo persino sul water, mentre un intruso gira per casa sua come se niente fosse. Talmente la Regina si è ritirata nelle sue “stanze” che anche la protezione ha allentato la presa, come se Lei non fosse il Capo dello Stato e della chiesa anglicana. Troppo silenzio dalla sua parte, e troppo rumore dalla signora cotonata. Un ladro in casa la prima, una parata trionfante alla seconda.
Teneri gli intermezzi col marito, che si scusa di non essere corso in suo aiuto, quasi imbarazzato, e lei che lo rassicura che lui c’è sempre. Invito a riflettere su come questa coppia si sia molto consolidata nell’esatto momento in cui Filippo si è “piegato” a detta della Regina madre, amorevole come un buffetto sul cozzetto. Ritengo eccessiva questa immagine che si vuole dare del consorte reale, ritengo più che altro che lui come tutti abbia mal gestito la salita al trono della moglie, avendo appunto immaginato una vita diversa, era un uomo legato alle regole di corte, ma moderno per i suoi tempi. Ho sempre creduto che tra i due un sentimento forte di base ci fosse, e che quindi dopo lo splendido e delicato confronto visto proprio al finale della seconda stagione con la Foy e Smith, abbiano creato un nuovo equilibrio. Per me Filippo non si è piegato, ma ha dovuto capire, con forti sollecitazioni, che voleva davvero fare della sua vita, se andare alla deriva, essere forse quello che davvero non voleva, libero, ma perso, oppure ricostruire quello che aveva e voleva all’inizio con la sua Elisabetta, con innegabilmente dei paletti. Non è un’idea romantica la mia, ma molto più razionale. Il Filippo di ora, c’era anche prima, non è un uomo piegato, è un uomo evoluto, come si evolverà un Anna abbastanza piagnucolona è perennemente arrabbiata ora, la storia ci insegna (anche perché questa è in corso), troverà più avanti il suo equilibrio.
Il ritardo di questa recensione è dovuto proprio a questo episodio. Non so se il matrimonio tra Diana e Carlo non abbia mai avuto un momento sereno come ci fanno vedere. Mi sembra anche troppo cattiva questa rappresentazione, non perché creda nella favola, ma perché un attento osservatore, che non è assuefatto dall’idea di Diana, la buona principessa nelle grinfie del Grinch appunto, noterà come Peter Morgan, non ha esentato da colpe nemmeno l’ingenuità di Diana stessa. La discussione tra i due coniugi durante il tour in Australia nell’83 vuole proprio spiegare a parole agli spettatori quale fosse il problema di fondo di questa coppia. Una spiegazione che non sappiamo se affettivamente sia stata raggiunta dai diretti interessati, ma è corretto non mostrare Carlo come il mostro che si è spostato una Diana innamorata di lui senza altro da aggiungere. Diana, può essere paragonata alla Thatcher, cerca attenzioni che per lei sono traducibili in affetto, cerca un riconoscimento, che non ha a che fare con posizioni di potere. Il paragone è nel loro modo di agire, non negli scopi, perché la prima sa chi è, la seconda no. Il confronto finale con la Regina e con le scuse di Diana di fronte al rimprovero sul suo cercare i riflettori al di fuori della propria casa, quasi mettendo in ombra la sua famiglia, dicono tanto. Tuttavia il giudizio pesante su di lei viene alleggerito dalla stessa Sovrana, inebetita dall’abbraccio, che si fa venire qualche scrupolo di coscienza sul modo di comunicare della principessa del popolo, “Non è come noi”. L’ammonimento della Regina madre è sempre pesante e definitivo, come se non ci fosse nulla da aggiungere, “Si piegherà come ha fatto Filippo”, o si spezzerà suggerisce Margaret che è a metà strada tra le due condizioni. Il colloquio tre le due regine, quella dello Stato e quella del cuore del popolo è triste, Diana vuole entrare a far parte del club e chiede al boss di dare l’esempio così tutti la seguano, il punto è che Diana non sa che la Regina non ha davvero questo potere, i suoi figli sono un mondo a parte, un mondo dove non vuole entrarci perché troppo diversi da lei, troppo fragili e credo sinceramente che il discorso fatto da Diana davvero non lo abbia capito. Diana mi ha fatto una gran pena perché anche lei pecca di ignoranza, nel senso che ignora, non capisce Carlo, non capisce la sua situazione, non capisce e questa sua insistente ingenuità stanca e le sue scuse a Carlo, per aver fatto le “facce buffe”, alla Regina per l’attenzione dei media su di lei, fanno capire che c’è un fondo di consapevolezza. La verità è che Diana da sola non poteva cavarsela, questo non è un difetto, ma ritengo che si sia rivolta alla persona sbagliata, doveva chiedere aiuto alla sua famiglia, e continuo a pensare che gli Spenser insieme alla duchessa di Cornovaglia, Camilla stanno facendo una magrissima figura. Totalmente assenti i primi in The Crown, ed eccessivamente presente e spensierata la seconda. Naturalmente la nascita della principessa Diana che noi conosciamo parte proprio da quest’avvenimento che ci permette di capire le dinamiche distruttive di questa coppia e a loro la totale incompatibilità.
Carlo e Diana vogliono essere entrambi Incoraggiati, Apprezzati, Amati.
Il punto è che Carlo cerca una devozione eccessiva che per me va oltre l’amore, cerca una comprensione totale da soddisfare quella mancata durante l’infanzia e che a quanto pare Camilla gli dà. Effettivamente Camilla, era già donna, era più matura da cavarsela da sola senza appoggiarsi a qualcuno, a un Carlo poco stabile che nonostante ciò, essendo più adulto di suo moglie, doveva proteggerla almeno da se stessa, aiutarla. Diana è fragile e sola quanto Carlo e non riesce a dare, se nel primo c’è un fondo di egoismo, nella seconda c’è sempre quell’eccessiva ingenuità di chi non ha mai amato, non sa cosa voglia dire ed ha un’idea di relazione forse molto da romanzetto rosa.
Diana è sbocciata, ma una Diana senza Carlo e con solo il suo piccolo William; Diana diventerà più forte, ma resterà sempre molto sola. Diana dà alla monarchia quello che negli anni non si è voluto: spettacolo, non umanità, ma presenza. Lei c’era e tanto bastava.
Questo mio pensiero non vuole assolutamente mettere in ombra una donna che aveva delle virtù che mancavano completamente non solo alla Regina, ma anche a molti membri della sua famiglia, ma vuole mettere in luce dei difetti che non la rendevano stabile, al pari di tutti gli altri. Questa sua imperfezione palesata, sicuramente ce l’ha fatta amare, ma non c’è neppure bisogno di romanzare troppo su di lei. Ormai si è detto così tanto, troppo.
Capisco perché da Buckingham palace arrivano numerosi borbotti, tuttavia ricordiamo che questa è una fiction e come tale ci deve tenere incollati allo schermo. Facciamo parlare solo la Storia, anche se in Terra Nullius, terra di nessuno, come vorrebbe l’Australia, è più un oggetto di scena, forse, questo, specchio di una Regina sempre meno protagonista della storia stessa e più spettatrice come noi; e non dimentichiamoci anche la strabiliante bravura di Emma Corrin che ritornerà anche nella prossima stagione!
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Tra tutti gli episodi della tripletta devo dire che quello intitolato Fagan è forse quello che mi è piaciuto di più, forse perchè è il primo che fa toccare davvero con mano quanto stava accadendo in quel periodo alquanto turbolento e che mette ancora più distacco tra la realtà e l’ambiente un po’ ovattato del palazzo (forse perchè sono di parte perchè Full Monty è uno dei miei film preferiti). E’ lo stesso Fagan a dirlo: basta uscire fuori e fare due passi per vedere che aria tira.
Per il resto io purtroppo sto iniziando a pensarla un po’ come Filippo per quanto riguarda Charlie: un cretino. Ma oggettivamente parlando quello che lui sta buttando fuori, incapace e anzi, nemmeno un po’ desideroso di sostenere e capire la sua giovane moglie, è a mio parere frutto del fatto che lui non è mai stato sostenuto e capito a sua volta (badate: comprensibile, non giustificabile, e il peggio deve ancora venire).
Per quanto riguarda Diana e il suo “peccato” di ingenuità riguardo un marito che non l’amerà mai perchè lui il Vero Amore l’ha già trovato ma è stato forzato a separarsene, non posso fare a meno di pensare al periodo (che la serie ha voluto ignorare ma probabilmente più per motivi di tempistiche e per andare subito al dunque) tra la “separazione” da Camilla e la conoscenza di Diana, durante il quale Carlo si era, per così dire, dato alla pazza gioia. Aveva infatti intrecciato alcune relazioni, più o meno lunghe, con diverse donne (tra le quali, come si è visto, il filarino con la sorella di Diana). Tutte loro ad un certo punto, erano arrivate a capire ciò che Diana ha visto troppo tardi o non è riuscita a vedere subito, presa com’era dalla sua favola: tutte loro non avrebbero mai battuto Camilla nel cuore di Carlo.
Purtroppo, per citare una donna che ammiro molto: “E’ facile essere innamorata se vedi uno tre volte la settimana “(in questo caso forse tre volte al mese a voler esagerare)” finchè non ci vivi insieme non lo puoi sapere”.
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Naturalmente qua nessuno è giustificabile, ma solo comprensibili. E sì, non l’ho ammesso apertamente, ma ritengo Charles un crerino anche io, un grande egoista che si è nascosto dietro la sua fragilità. Opinione personale, eh. Sulla questione relazioni, in realtà un piccolo cenno c’è stato proprio nei primissimi episodi, ma anche io avrei gradito un più visibile maggior distacco da Camilla e perché no, la consapevolezza delle altre donne come da te descritta. Questo avrebbe meglio reso l’immagine di una Diana più realistica.
Ah, naturalmente appoggio totalmente l’affermazione finale, ma forse siamo in pochi a pensarla così 😂
Alla prossima
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