Questa non sarà una recensione sul film di Netflix con Millie Bobby Brown (Stranger Things), Sam Claflin (Io prima di te), Helena Bohnam Carter (The Crown) e Henry Cavill (The witcher), anche perché nemmeno il tempo di inserirlo nel catalogo e già fioccavano recensioni ovunque, nemmeno fosse l’ultimo episodio di GOT.

Quello di cui discuteremo oggi sono le positive emozioni che un film così semplice ha potuto far scaturire, alla faccia dei pareri dei critici che hanno preso troppo sul serio un film per ragazzi solo per l’altisonante cognome Holmes. Naturalmente anche io, appassionata delle avventure dell’investigatore inglese del 221B di Baker street, attendevo qualcosa di meno adolescenziale, sicuramente, oramai, in astinenza da Sherlock (BBC) con Benedict Cumberbatch. Quello che Netflix ha presentato è un film adatto alla famiglia, ad un pubblico giovane, giovanissimo che per anni si è ritrovato immerso in mondi televisivi che potevano rappresentarlo solo fino ad un certo punto dove i problemi venivano e vengono spesso esasperati per ovvi motivi di audience, o semplicemente si rivolgevano ad uno studente di scuole superiori dove le relazioni interpersonali prevalgono su qualsiasi senso di avventura o curiosità per qualsiasi cosa. Provate a chiedere ad un tredicenne che cosa ha visto al cinema o in tv. I tempi sono cambiati, le serietv e i film anche, ma da tempo hanno abbandonato il pubblico di una precisa fascia d’età, quella che non vuole essere più chiamata bambino/a, ma che ragazzi non lo sono ancora. Nascondono di essere andati al cinema a vedere Frozen e provano a guardare Baby, capendo, malamente, la metà di quello che la serie cerca di dire, per potersi vantare con gli amici del loro interesse verso SerieTV con temi che conoscono, ma che non comprendono ancora appieno. Forse al cinema è stata lasciata (tutta) la responsabilità di continuare ad educare con i film di animazione, ma quante serietv o film con attori in carne e ossa sono da sconsigliare ad un pubblico di giovanissimi? Troppe/i. Non possiamo attendere sempre Natale per delle visioni adatte alla famiglia o un live action Disney, che poi richiama al cinema il trentenne che sa a memoria Farò di te un uomo (e che sarà rimasto delusissimo recentemente).
Henola Holmes, adattamento cinematografico della serie di romanzi The Enola Holmes Mysteries scritta da Nancy Springer, rappresenta quel genere di film che mancava da parecchio sugli schermi, che un tempo venivano trasmessi la domenica mattina su Italia1 o anche in prima serata su qualsiasi altra emittente. Sincero, intrigante, coinvolgente, c’è più di un mistero da svelare: la scomparsa di Eudoria Holmes e la fuga di Lord Tewkesbury. Enola coinvolge sia i giovanissimi, che quelli che magari nel lontano 2003 si sono innamorati di Peter Pan nell’omonimo film (e ora si saranno vergognati di aver guardato un po’ troppo il giovanissimo Louise Patridge), o hanno adorato tutti i film su gemelle combina guai dalle gemelle Olsen a Lindsay Loan.

Enola parla direttamente al pubblico, ha un approccio moderno e diretto con la stessa telecamera, un po’ come se fosse una teenager con i suoi social, e soprattutto trasporta il pubblico in storie che richiamano personaggi protagonisti di grandi romanzi come Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle. L’intervento della brava e conoscutissima Undici ha portato la giusta pubblicità, grazie proprio al peso che Stranger Things si porta dietro con il suo strizzare entrambi gli occhi al passato, agli anni ‘80 e con l’affidare un’intera storia sovrannaturale a un cast giovanissimo, meglio che in passato (dove per impersonare un sedicenne dovevi avere minimo 25 anni). Certo, uno Sherlock così stretto nelle sue giacche non lo avevamo mai visto, come un Mycrosft così piacente, nonostante l’inconfondibile boria. Tralasciando la cura estetica eccessiva, è un film che trasmette messaggi positivi, che piacerà tanto ai giovani, quanti ai grandi che conoscono bene queste sensazioni, ormai non più trasmesse in qualche bel film adatto a tutta la famiglia. E soprattutto non c’è niente di male se la TV torna ad educare mostrando l’attualità con calma e pazienza, adattandosi sempre alle varie fasce d’età, e a ritornare ad essere un conviviale momento dove mamma, papà, fratello maggiorenne e sorella 12enne possono vedere tutti insieme un film dopo cena.

Sembra un discorso un po’ datato, quasi uscito da un libro scolastico dei primi anni 2000, ma riflettendoci su, quello che noi vediamo in televisione è lo specchio della società che siamo, con qualche dovuta alterazione, come contesti estremizzati che magari ci trasportano in mondi che sembrano lontani per farci sognare, perciò sarebbe giusto riuscire a trovare non solo quello che stuzzica il nostro appetito telefilmico, potendoci rispecchiare appieno senza precorrere i tempi, ma anche ricevere qualcosa di più di cui far tesoro.
Educare, anche da parte delle SerieTV e film, non significa insegnare, inculcare a forza nozioni o idee, ma estrapolare, tirare fuori qualcosa dal pubblico. Enola lo fa, ci fa riscoprire la bellezza di andare incontro all’avventura, di credere in noi stessi e conoscerci/scoprirci meglio. Ma soprattutto lo fa con il pubblico giusto.
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