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Parliamone | Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga

Non credo esista alcun evento europeo che gli americani ci invidiano più dell’Eurovision Song Contest. Questo concorso canoro che va avanti da ormai più di 60 anni è uno dei pilastri della cultura europea, è una di quelle serate in cui gli amanti della musica internazionale si riuniscono sotto un unico sigillo: quello del trash. Ed è per questo che ogni anno io e altri milioni di telespettatori aspettiamo l’Eurovision con la stessa ansia con cui da bambini si aspetta il Natale, quindi potete immaginare la mia curiosità quando ho letto che avrebbero realizzato un film ambientato proprio durante un’ipotetica finale del concorso ad Edimburgo.

Però, prima di parlare del film in sé, che trovate su Netflix, se non avete idea di che cosa io stia parlando, ecco alcune immagini significative di che cos’è davvero l’Eurovision Song Contest.

Come potete notare, la parola d’ordine è sobrietà…

Dunque, il film racconta la storia di questo duo islandese, i Fire Saga (interpretati da Will Ferrel e Rachel McAdams), che fin da bambini sognano di partecipare all’Eurovision e ovviamente di vincerlo. Nonostante il luogo di provenienza infelice, dato che vivono in una cittadina di pescatori dimenticata da Dio, Lars e Sigrit si fanno conoscere suonando nel pub locale e mandando i propri provini al comitato artistico del Sanremo islandese, ovvero la competizione il cui vincitore rappresenterà l’Islanda all’ESC. Più per fortuna che per effettivo talento, i due riescono a partecipare e vincere il concorso nazionale, perché nonostante le pecche della performance, l’arena dove si svolge l’evento prende fuoco e muoiono tutti tranne loro, inclusa la cantante favorita interpretata da Demi Lovato. Tutto questo succede nei primi venti minuti, che forse sono la parte più noiosa.

L’atmosfera – e il mio giudizio – cambiano radicalmente quando ci spostiamo ad Edimburgo per la semifinale dell’ESC: le esibizioni surreali, le scenografie e le canzoni che sono palesemente una parodia delle performance reali degli anni scorsi, il modo in cui sono stati rappresentati gli altri cantanti, le incursioni dei partecipanti delle vecchie edizioni e soprattutto gli inside jokes – primo su tutti il fatto che gli altri paesi odino il Regno Unito e per questo ottengono sempre 0 punti dalle altre giurie – mi hanno fatto volare. Alcuni momenti sono quindi davvero esilaranti e diventano ancora più divertenti se si ha un’idea e si apprezza l’evento vero e proprio. Insomma, Will Ferrel, che ha curato la sceneggiatura oltre che aver recitato, è stato bravo a buttarla in caciara ma non troppo, a prendere in giro dagli islandesi ai russi passando per gli americani senza mai cadere nella banalità facile.

Ovviamente il film va preso per quello che è: un musical con canzoni sopra le righe che intrattiene e a volte ha uscite comiche meritevoli, ma sicuramente se apprezzare la sobria ed elegante atmosfera dell’Eurovision, in assenza della manifestazione di quest’anno, saltata per ovvie ragioni, questo può essere un buon sostituto e vi consiglio davvero di dargli una possibilità. Prima di lasciarvi vi invito a mettere mi piace a Parole Pelate, se non lo avete fatto, e poi a passare dalle nostre pagine affiliate.

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