Animazione/Film

Recensione | Porco Rosso

Il fatto che dietro l’aspetto dell’ex pilota d’aeronautica Marco risieda una maledizione di cui non viene specificato nulla è parte del mistero e della magia che avvolgono il film dell’onirico regista giapponese. I fan sono pronti a rispettare e accettare la natura di questo mistero, che non vuole essere il centro del film. La magia irradia l’universo di Miyazaki, ed è necessario abbracciarla per poter apprezzare le sue creazioni a pieno. E dunque accettare la stranezza della vita così come viene, una vita che si muove all’unisono con il potere – altrettanto mistico – della natura. Certo è che forse tra i suoi film Porco Rosso è quello che richiede una visione più attenta, forse anche più adulta, e questo non per la complessità della trama – La città incantata e La principessa Mononoke hanno, per esempio, molti più aspetti da seguire contemporaneamente, file di storie maggiori per numero che si intrecciano in scopi differenti, ricchezza e vastità di creature di ogni tipo – bensì per l’abisso di sentimenti che la guerra, la perdita e la solitudine comportano. E quindi si guarda alla vita non con gli occhi di un bambino che scruta il futuro speranzoso, in attesa di crescere, ma con gli occhi di un adulto nel futuro, occhi rivolti ai drammi del passato che si fanno presente. Ed è infatti questo film l’unico del regista con un protagonista adulto, che si fa carico non più del tema uomo-natura – sebbene le meravigliose scene libere nel cielo strizzino l’occhio alla tematica più cara del regista – bensì all’antimilitarismo. 

E a collegare – metaforicamente e non – questi due mondi, la politica e la meraviglia di un’esistenza insolita e straordinaria, è il cielo: sede di scontri, furti e contrabbandi, ma soprattutto luogo di massima libertà. Ed è proprio il cielo che va ad aggiungersi a quei fili nascosti (forse non troppo, ma è un bene) che legano tanta parte della sua produzione: Kiki-consegne a domicilio, Il castello nel cielo, Nausicaä della valle del vento. Il cielo, un luogo ancora libero.

E dietro a tutta questa distesa maglia di significati c’è anche un accenno di romanticismo. Ma l’affetto per l’amica Gina rimarrà platonico: avendo accettato pienamente la maledizione, Porco rifugge l’amore e si dedica solamente al cielo, a salvarlo e a “insegnarlo”. Ad accompagnarlo c’è infatti una giovane ragazza, che apprende per noi le pieghe nascoste del passato e del presente del protagonista. Il tutto viene accompagnato da uno stile di disegno pulito e sapiente, ricco nelle sfumature e perfettamente paesaggistico che rende la visione una gita al museo tra i più bei dipinti impressionisti.

Ma questo è solo uno dei tantissimi universi che il regista ha saputo creare nel corso della sua carriera – ancora all’attivo, per fortuna nostra. Non vedo l’ora di parlarvi ancora di questi molteplici universi che entrano dentro e prendono residenza in noi.

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