Diciannove anni fa, mio padre mi portò a vedere “Harry Potter e la pietra filosofale” al cinema. Una settimana dopo scoprii i libri. Harry Potter, per me, diventò qualcosa di più che una saga letteraria. Mi fece conoscere la mia attuale migliore amica (mentre a mensa io parlavo del film, lei, timidissima, si lasciò sfuggire “esiste anche il libro”, e da quel momento non ci siamo mai separate), mi fece appassionare alla scrittura (“voglio creare qualcosa del genere anche io”, dissi, a sei anni, dopo aver letto l’ultima pagina), e diventò la mia via di fuga dal mondo reale. Harry Potter non era solo un libro. Non lo è mai stato, non per me. Forse, senza J.K Rowling non sarei stata qui, oggi, a scrivere per voi. Forse non avrei mai fatto amicizia con una delle persone più importanti della mia vita. Capirete, quindi, che finire questa saga fu un po’ come perdere un amico. E a questo punto viene naturale dire “allora qualunque cosa che le permetta di tornare in quel mondo la renderà felice”.

Eppure… Io sono convinta che le storie abbiano sempre una fine. Arriva quel momento in cui i personaggi non hanno più nulla da dare, e allora è meglio salutarli nel miglior modo possibile, piuttosto che trascinarli da una pagina all’altra facendo vivere loro avventure di cui nessuno ha bisogno. Harry Potter era finito. E sono d’accordo, è bello avere qualcosa per esplorare di nuovo quel mondo (anche se, ma questa è un’altra storia, ho odiato il secondo film di Animali Fantastici), ed è stato corretto farlo attraverso un prequel, con personaggi di cui tutti volevano sapere di più… Ma il sequel –che proprio sequel non è- è stata la cosa peggiore che sia stata fatta all’interno di questo universo magico.
Per chi non sapesse la trama, ve la riassumo in breve senza fare spoiler (per quelli trovate il video qui sotto). Il libro si apre “diciannove anni dopo”, esattamente dove si chiude il settimo. Albus e Scorpius –rispettivamente figli delle coppie Harry/Ginny e Draco/Astoria- stringono un’imprevedibile amicizia. In seguito a una discussione con il padre, Albus decide di salvare una nostra vecchia conoscenza, Cedric Diggory, creando danni così gravi da essere costretto a salvare anche il mondo magico da se stesso.
Il libro non è un vero romanzo: si tratta del copione dello spettacolo teatrale, quindi non aspettatevi descrizioni o approfondimenti, è un botta e risposta molto veloce, tanto che l’intero volume si può leggere tranquillamente in un’ora.
Il problema non è il fatto che non sia stata la Rowling a scriverlo, e nemmeno l’idea di base, quella dello spettacolo, di cui non mi permetto di parlare poiché non l’ho visto (non mi sentirete fare commenti sulla regia, sugli attori e sugli effetti perché non sarebbe giusto). Il problema è che Jack e John, gli autori, hanno preso una storia conclusa e l’hanno riempita di incongruenze e sottotrame tanto inutili quanto assurde, e che poi la Rowling ha avuto il coraggio non solo di firmare il libro, ma di renderlo canon. Ufficiale.
I vecchi personaggi sono snaturati o ridotti a macchiette, di quelli nuovi si salva, e solo ogni tanto, Scorpius. Pensato per essere pieno di pathos e suspense, i dialoghi ridicoli e poco credibili lo rendono quasi una commedia. Per la trama è stato riportato in auge un argomento, ovvero le GiraTempo, chiuso non nel settimo, ma addirittura nel quinto libro. E nel contempo tornano i personaggi per la cui morte abbiamo pianto, anch’essi ridotti a una scialba copia di ciò che erano. Ci vengono proposte vite alternative di coloro che conoscevamo, cose che avrebbero fatto durante i diciannove anni di salto temporale ma che sono del tutto incongrue con le loro personalità o il loro credo. Il fan service regna sovrano, la trama è retta sul nulla o su espedienti narrativi che non trovano riscontri con ciò che ci è stato raccontato in passato. La prima metà del libro, per via delle GiraTempo, è letteralmente inutile. E se pensate che questo sia tutto, dovete aggiungere all’elenco le descrizioni di scena, scritte così male da sembrare la parodia di una brutta fan fiction.
Diciannove anni fa, non avrei certo pensato che “diciannove anni dopo” la storia sarebbe stata una delle più brutte che io abbia mai letto. Alla luce di quello che ho scritto all’inizio, sappiate che non sono contenta di ciò che sto scrivendo. Soffro nel parlare così male di una storia che amo tanto, ma non posso fare altrimenti. Non c’è nulla che possa essere salvato. Non escludo la possibilità di andare a vedere lo spettacolo, anche solo per vivere quell’atmosfera magica ancora una volta, ma per quanto possa essere fatto e recitato bene la trama sarà sempre un problema.
Se siete curiosi di saperne di più vi lascio qui sotto il video in cui commento l’intero libro, quindi apritelo con la consapevolezza che saranno trenta minuti di spoiler e che al termine della visione, probabilmente, vi faranno male le guance per le troppe risate.
Che il libro vi sia piaciuto o meno, come sempre sono aperta al dialogo –purché costruttivo e affrontato con rispetto- e sono curiosa di sapere il vostro parere.
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-V