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Parliamone | I Sentimenti Intramontabili di Jane Austen – Persuasion

L’ultimo dei romanzi della Austen è tra quelli che meno è stato trasportato sui grandi e/o piccoli schermi. I toni più maturi e una storia che non si presta ai balli e pettegolezzi, ma ad una personale riflessione, probabilmente sono stati i motivi che oggi ci portano a contare solo quattro trasposizioni, le cui prime due totalmente sconosciute: 1960, 1971, 1995 e la più recente del 2007.
Persuasione (1818) è il romanzo più introspettivo della Austen che mostra in primis la sua evoluzione personale di donna e scrittrice. La scrittura in terza persona e un titolo che allude agli effetti passati, presenti e futuri, di chi intorno a noi possono condizionarci, ad una prima lettura ci fanno sentire spaesati. L’emergere di una nuova classe sociale, qui è realtà, non solo pettegolezzi di salotto, il tramonto della nobiltà è solo un cenno, le guerre napoleoniche non più un argomento da evitare, e la distinzione tra vita di campagna, meno frenetica rispetto a quella di città, è oramai sottile.
Persuasione è quel romanzo della Austen che dovrebbe esser letto da qualsiasi ragazza, e riletto, poi, in un’età più vicina a quella della protagonista, Anne Elliot.



A causa degli enormi debiti dovuti agli sperperi di Sir Elliot e la maggiore delle sue figlie, Elizabeth, Anne e la sua famiglia cerca un’adeguata dimora a Bath, affittando ad un noto ammiraglio la loro casa di città. Questo incipit ci condurrà verso una strada più oscura, il passato di Anne che l’ha indotta in una sorta di assopimento, chiudendosi in se stessa e non vivendo più il presente. Ferma in un tempo non ben definito, subisce i comportamenti altezzosi e spregevoli dei suoi famigliari che non la considerano loro pari. Durante il soggiorno presso la sorella mediana, Mary, rincontrerà colui per cui ha sofferto e ha messo se stessa in standby.
(Tratto da La casa sul lago del tempo)

Tralasciando la miniserie BBC del 1960 e 1971 di cui trovare notizie è stata un’impresa, voglio concentrarmi sui due principali film omonimi del 1995 e 2007.
Prima di Notting Hill, Roger Michell nel 1995 si cimenta con la prima trasposizione cinematografica di un romanzo di Jane Austen. Il piccolo schermo conosceva bene i suoi romanzi, il grande schermo no. Probabilmente è proprio Michell che inaugura un fortunato biennio per la Austen, perchè da qui a seguire verranno sfornati capolavori come Orgoglio e Pregiudizio di Andrew Davis ed Emma di Spike Lee. Sul canale BBC2, il 16 Aprile del 1995 e a settembre nelle sale cinematografiche, Persuasione ha dato inizio al cosidetto, secondo gli studiosi, Austen Renaissance. Ma soprattutto a delle trasposizioni più realistiche, meno artificiose, persino nel colore, e forse più vicine al pubblico.
La qualità migliore dei romanzi austeniani è la flessibilità; la capacità di adattarsi a qualsiasi epoca e contesto. Sono intramontabili non solo i sentimenti trasmessi dalla Austen, ma proprio le sue vicende. È per questo che Jane Austen oramai è considerata un’icona pop.
Tanto decantata e ammirata, questa versione di Persuasione è stata difficile da rintracciare, quasi mai trasmessa in tv, come del resto anche quella del 2007, e irrecuperabile (o quasi) sul web. Presenta pregi e difetti. Sicuramente segue più fedelmente il romanzo, o meglio il suo ritmo. Nonostante sia in formato film, è apprezzabile come ci sia spazio per tutti i personaggi e le loro storie. Mrs Croft è onnipresente, e per questo non lo possiamo definire nemmeno un vero personaggio secondario. Tuttavia la sua presenza ha un significato profondo. È fondamentale per Anne. Quasi lo specchio di quella che avrebbe potuto essere, ma che ancora può diventare: una donna forte, indipendente, amorevole, che accompagna il marito in viaggio.
Siamo abituati nei romanzi austeniani alla presenza di donne mature molto lontane per atteggiamenti e mentalità alle giovani eroine protagoniste. Frivole, Ingenue, a volte eccessivamente bisbetiche. Fiona Shaw (non nuova alle trasposizioni di grandi classici della letteratura inglese) ci mostra con posatezza una signora come potremmo e dovremmo essere tutte noi, un esempio. Non condanna Anne o la guarda dall’alto della sua posizione perchè ha ferito il fratello, non è sottomessa alla volontà del marito che sembra “trascinarsi” la moglie per tutti i mari e neppure si vanta di aver davvero conosciuto il mondo; quasi quest’ultimo aspetto passa in secondo piano, nessuno è interessato a conoscere le sue avventure. Eppure Mrs Coft è anche lei un’eroina, solo che questa non è la sua storia. La sua presenza serve a indirizzare indirettamente Anne, a consigliarla con il suo coraggio come invece non aveva fatto in passato, e neppure nel presente Lady Russell. Nelle varie versioni questo personaggio, nonostante non abbia cattive intenzioni, non desta particolare simpatia. Non le affidiamo la colpa di aver persuaso Anne a lasciare un giovane marinaio di nome Wentworth, tuttavia risulta fastidioso il suo non riuscire ad andare oltre le apparenze e continuare a consigliare Anne su che cosa sia più giusto per lei secondo la società. Il confronto con la sorella maggiore dei Wentworth non aiuta e nemmeno le faccende che riguardano il cugino Elliot, ma è una donna fondamentale nel processo di/della Persuasione. Effettivamente la persasione è un elemento presente in ogni opera della Austen, spesso le sue protagoniste o chi sta loro intorno, è persuaso a credere ad un pettegolezzo, a comportarsi in una certa maniera, ma alla fine l’amore, soprattutto l’amor proprio, trionfa. Questa volta Persuasione diventa il titolo del romanzo, non scelto dall’autrice, la quale morì prima di pubblicarlo.
Anne subisce due grandi persuasioni/pressioni. La prima da parte di Lady Russell amica di famiglia, una madre adottiva, un’amica con la quale confidarsi, una famiglia scelta, che nonostante ciò  risulta lontana da questi ruoli che le sono stati attribuiti. Soprattutto in questa versione, risulta distante, fredda, un’amica solo sulle labbra di Anne. Anche nella versione del 2007 questo personaggio si perde. Si cerca di renderla più materna, meno imperiosa, ma alla fine è sempre un po’ confuso il suo ruolo. La seconda persuasione è quella da parte di Mrs Croft, che con il suo amore e coraggio, persuade Anne ancora di più ad aprirsi nel suo percorso di ritorno alla vita. Una figura femminile del tutto assente nella versione più recente che fa perdere alla storia stessa il suo significato, e anche la scelta di aver deciso di chiamare questo romanzo Persuasion e non semplicemente The Elliots.

Passiamo ai protagonisti. Non amo la moda degli anni ‘90 di scegliere sempre un cast molto maturo per interpretare giovani che all’epoca non avevano neppure 30 anni. Amanda Root era poco più che trentenne, forse anagraficamente vicina alla 28enne Anne cartacea, ma poco fresca nei lineamenti, e soprattutto accompagnata da uno Wentworth eccessivamente maturo. Ciarán Hinds  aveva una quarantina d’anni, e questi dettagli hanno creato un’immagine molto matura della coppia.
Persuasione è molto attuale. Anne Elliot potrebbe essere una qualsiasi donna sulla soglia dei 30 anni, incerta, che sente di non aver concluso molto, forse con qualche rimpianto, in una fase di impasse da cui non riesce ad uscire. La situazione vissuta da Anne, seppure più semplice, perchè in quegli anni la vita era scandita da meno scelte rispetto ad ora, ben si adatta ai nostri anni. E per la prima volta non assistiamo ad un semplice inizio, con una donna giovane e curiosa che si affaccia alla vita, ma con una ragazza che vuole ricominciare a vivere e la spinta è data proprio dal ritrovato amore verso sé stessa e il capitano Wenthworth. Amanda è perfetta nel suo ruolo, ha uno sguardo acuto, vivo anche quando ascolta le lamentele boriose della sorella Mary. Non appare mai incerta, anche quando dopo quasi 10 anni rincontra il colonnello. Non si sente vittima degli eventi e non scarica la colpa neppure su chi ha approfittato della sua ingenuità da ragazza. Ha sofferto, soffre, perchè sa che ha perso l’uomo che ama. La vicinanza con quest’uomo la farà uscire dal suo guscio e si mostrerà per quella che è sempre stata: una donna umile, dolce, intelligente, capace con la sua presenza di attirare l’attenzione di molti.  È un personaggio pratico, che non si perde d’animo nell’aiutare il prossimo. Sicuramente non è caratterizzata da un fuoco ardente come quello di un’Elizabeth o un Emma, ma Anne la definirei una fiamma che riesce a darti il calore che serve, è piacevole e accogliente. Hinds dà un’interpretazione più dura di Wentwoth, distaccato, quasi offeso, e lo mostra evitando completamente il contatto fisico con Anne. Nonostante il suo atteggiamento a tratti burbero, c’è un lato estremamente dolce in quest’uomo che nasconde bene sotto la sua uniforme e che si palesa negli sguardi intensi di gelosia verso Anne che parla col capitano Benwick, nella rigidità che lo pervade quando crede in un imminente fidanzamento con il cugino Elliot o quando crede ciecamente nelle capacità della ragazza in seguito all’incidente di una delle ragazze Musgrove.
C’è un perfetto parallelismo in questa coppia, che una volta ritrovatasi subisce quasi per un’attrazione misteriosa un cambiamento. Anne esce dal suo intorpidimento, trasformandosi in una donna intraprendente e a tratti sfrontata, vedesi il rispondere a tono alla famiglia, l’attaccare bottone o il richiamare l’attenzione del colonnello Wentworth. Frederick, dal canto suo, impara a rilassarsi, a lasciarsi di nuovo andare alle emozioni, o semplicemente ri-fidarsi. Entrambi avevano stipato in fondo al cuore una parte di sé, sicuramente per proteggersi dal dolore e dalla delusione. Questa chiarezza sullo schermo rende la coppia Amanda-Ciarán davvero passionale a modo loro. Aspetto di cui sentiamo la mancanza nella trasposizione 2007. Anche questa riesce a seguire il filo logico degli eventi di Persuasione senza perdersi, tranne un piccolo inciampo sul finale. Già Michell, nel lontano ‘95, aveva creato un film che aveva ripulito lo stile austeniano di quegli eccessi, anche in recitazione, tipici degli anni, per creare un film dai toni più seri, che meglio mischiasse l’ironia della autrice con un romanticismo più intenso e a tratti poetico. Adrian Shergold nel 2007, segue questa scia, levigando ancora di più quelle caratteristiche spigolose che rendevano certi personaggi stereotipi di genere. Mary diventa una donna apatica, vuota, perdendo quell’egocentrismo isterico, che ce la faceva quasi odiare. Elizabeth è solo l’ennesima ricca donna viziata, e sir Elliot un poposo aristocratico (interpretato da uno sprecato Anthony Head), vanesio è nulla più. Seppur questa versione sia davvero piacevole, a confronto con la prima si dimostra vacua di sentimenti o profondità.
I nuovi Anne e Frederick reggono fino alla fine, ma risultano a tratti traballanti. Sally Hawkins ci mostra una grande delicatezza e tristezza nello sguardo che non sgorga mai in lacrime di rimpianto, anzi fin dalle prime battute con Lady Russell, fa subito notare quale caratterino abbia messo in letargo.
Ma la Hawkins è continuamente boccheggiante, come se invece di vivere la sua maturazione, se ne stupisse lei stessa, o forse è la prestanza di Wentworth a lasciarla a bocca aperta. Rupert Penry Jones, molto attivo soprattutto in tv, interpreta il suo Frederick in maniera un po’ troppo giovanile, e invece di mostrarsi orgogliosamente distaccato, palesa chiaramente la sua mal sopportazione nei confronti di Anne. Non la evita davvero, ci mostra chiaramente il suo disagio. Tuttavia il viso buono di Rupert, ci fa soprassedere più volte su questa interpretazione non proprio brillante, o per lo più priva di una vera evoluzione. Questi Anne e Wentworth mostrano direttamente le loro fragilità, senza nasconderle dietro atteggiamenti di circostanza o buone maniere, sono a volte più vicini ad altri personaggi Austeniani caratterizzati dalla tipica frivolezza della gioventù, che qua dovrebbe essere ampiamente superata. Difatti Louisa, Henrietta e altri giovani interpreti hanno solo delle piccolissime parti. Non ci è dato sapere se sia una scelta voluta per adattarsi ai tempi, oppure una grande libertà, a modo suo funziona, ma questa più che una forte passione, che era stata costretta a essere divisa, sembra un tenero amore che si risveglia dopo un lungo sonno.
Nonostante questo dolce risveglio, la scelta di un finale dove Anne corre per le vie della città, trafelata, dopo aver letto la lettera di Friederick, rende questi personaggi un po’ troppo infantili, superando quella soglia a cui Shergold è stato sempre vicino, una volta aver caratterizzato con più morbidezza i suoi protagonisti. Ed è proprio con questo finale che si perdono anche quelle piccole conquiste come il lato più opportunistico del cugino Elliot (in un irriconoscibile Tobias Menzies), dato che il suo rapporto con la favorita di sir Elliot ci è non solo celato, ma buttato lì, in mezzo alla strada da una vecchia conoscenza di Anne. Ripulire ancora di più la Austen della sua stessa ironia fatta di equivoci e pettegolezzi, qui centellesimati, ha reso incomprensibili quelle situazioni che si basano unicamente su questi fattori. Dando poi ad alcuni eventi cardine, minor peso e poca continuità o credibilità agli eventi stessi.
Il finale del ‘95 è perfetto, anche qui c’è una corsa, ma è una corsa verso la libertà. E il bacio rubato tra la folla è il premio come anche i volti finalmente colmi di gioia e soddisfazione in presenza della famiglia di Anne, quando Wentworth chiederà la sua mano.



Per entrambi le trasposizioni c’è un cerchio che si chiude. Nella prima è il mare l’anello congiungente di tutto, il cui profumo di salsedine pervade tutta la storia. La scena si apre con un arrivo e si chiude con una partenza sempre in mare. Solo che questa volta Anne vuole seguire la rotta dove il suo vento, Frederick la porterà.
Nel più recente film di ITV, il messaggio è più diretto e meno allegorico: Anne ha trovato la sua casa. Se all’inizio la famiglia Elliot non fa che preoccuparsi della perdita della loro dimora in città, nell’ultima tenera scena, Wentworth acquista di nascosto per Anne la sua casa d’infanzia.
La vera differenza tra le due versioni sta nello spazio, aperto, con nuovi paesaggi nel primo, più contenuto e classico nel secondo. Tuttavia, che sia una rotta, o una casa fisica, Anne trova il suo posto nel mondo; che sia un viaggio personale, o un luogo fisico, la costante resterà sempre Wentworth, il suo compagno di avventure future.

Riguardo la miniserie del 1960, pare che sia irreperibile perché è andata persa e non esistano copie. Quella del ‘71 risente delle mode dei suoi anni, e questo spiegherebbe le cotonature oltre misura e gravità. In realtà è una versione eccessivamente impostata, a volte mal montata, che ci mostra ancora una volta sulla scena prove attoriali troppo teatrali per una miniserie televisiva, nonostante la presenza di un cast, come la stessa Ann Firbank (Anne Elliot), accurato.
Di Persuasione non abbiamo adattamenti moderni, ma solo qualche lontana ispirazione come per Il romanzo di Helen Fielding Che pasticcio, Bridgette Jones! (1999). La Fielding ha affermato che si è ispirata soprattutto a Orgoglio e Pregiudizio, ma in The Edge of reason ha creato un parallelismo con la persuasione vissuta da Anne nell’omonimo romanzo, la quale viene spinta a rompere col suo vero amore. È sempre di ispirazione si parla per La casa sul lago del tempo (2006) con Sandra Bullock e Keanu Reeves, un’altra storia d’amore che parla d’attesa e di ritrovarsi al momento più giusto. Incorniciata dagli sguardi malinconici dei protagonisti e arricchita da paesaggi aperti che riportano a galla un amore, forse, nato nel momento sbagliato. Di recente però è da annoverare una web serie ispirata a Persuasione, Rational creatures (2019). È una moderna e romantica dramedy realizzata da una crew tutta al femminile, che vuole mettere luce sui problemi del suo tempo, esattamente come aveva fatto Jane Austen.

“I hate to hear you talking as if women were all fine ladies, instead of

rational creatures. We none of us expect to be in smooth waters all our days.”

—Jane Austen, Persuasion

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