Esce oggi, 20 Marzo, su Netflix la prima stagione di Dare Me, show andato in onda tra fine dicembre 2019 e marzo 2020 su USANetwork. La stagione si compone di dieci episodi della durata di circa 42 minuti ciascuno.
È piuttosto difficile raccontare la trama di questa serie senza spoilerare nulla. Ed è per questo che anche le sinossi che si trovano in giro sono piuttosto vaghe e fumose, soprattutto se rilette dopo aver visto l’intera stagione. Diciamo dunque che la serie racconta di Beth e Addy, due liceali e ambiziose cheerleader in una di quelle tranquille cittadine americane dove apparentemente non succede mai nulla, le cui vite verranno stravolte dall’arrivo di Colette French, nuova coach della squadra, e da un avvenimento che sconvolgerà l’intera città.
Dare Me è un teen drama mistery dalle tinte piuttosto dark e mature. Per chi mastica un po’ di questo genere direi che è la prima stagione di Pretty Little Liars, o di Riverdale, che incontra quella di Euphoria, prendendo il meglio di tutti questi show e rimescolandolo in un mix che non brilla per originalità ma che risulta comunque molto intrigante e accattivante. Da PLL e da Riverdale prende la componente mistery, l’ambiente della tranquilla cittadina di provincia dove nulla è quello che sembra, i misteri del passato che ritornano e la struttura tipica di questi show. Da Euphoria prende invece inequivocabilmente l’estetica, tanto che in certe scene è quasi ai limiti del plagio, ma anche una certa oscurità di fondo che porta lo show ad affrontare tematiche forti senza smorzarle ma, anzi, enfatizzandole in tutta la loro crudezza e brutalità, sia fisica che psicologica. Tra una coreografia delle cheerleader, un amore mai esplorato, amicizie che si sgretolano e un mistero che si dipana man mano con l’andare degli episodi, Dare Me infatti tratta anche di disturbi mentali, di solitudine, di accettazione, di abusi, di violenza e di morte, senza indorare la pillola in alcun modo al proprio spettatore. Tutt’altro. Lo show affronta queste tematiche con realismo e crudezza, trovando degli escamotage, anche visivi e piuttosto d’impatto, per mostrare l’effetto devastante che questi avvenimenti hanno sui personaggi e dunque, di riflesso, per farne capire la gravità nella vita reale. E forse questo è ciò che davvero lo distingue dai classici teen drama e lo avvicina di più ad un prodotto moderno e, fino ad ora, unico nel suo genere, come è appunto Euphoria. Con la serie HBO di cui è protagonista Zendaya e Dare Me, si inaugura un nuovo modo di raccontare gli adolescenti. Un modo al passo con i tempi. più crudo e meno patinato, anche se non sempre realistico e verosimile. Dare me non racconta l’amore ai tempi del liceo, le cotte non ricambiate e i drammi che affliggono ogni adolescente, ma dipinge un quadro molto più inquietante fatto di sregolatezza, eccessi, famiglie assenti e adulti che poi così tanto adulti non sono. Non ci sono buoni e cattivi, ma ci sono personaggi grigi che assumono connotazioni diverse a seconda della situazione in cui vengono posti. C’è un’oggettività di fondo e un atteggiamento di condanna netto verso ciò che lo merita, ma tutto il resta galleggia in un mare di sfumature e di incertezze, di luci e di ombre, di giusto e sbagliato che si mescolano rendendo molto difficile anche allo spettatore capire da che parte stare. Dare Me ha la capacità di farvi parteggiare per qualcosa che nella vita bollereste immediatamente come sbagliato, perché in effetti lo è, e di pensare che tutto sommato…perché no?
Dal punto di vista tecnico va detto che lo show è assolutamente low budget e questo è molto evidente. Una volta fatto il callo all’assenza di fronzoli estetici e alla recitazione non sempre eccellente, però, non è difficile calarsi nella storia e lasciarsi rapire da quello che si sta guardando, senza più fare caso ai limiti e ai difetti tecnici che comunque sono innegabili. La fotografia e l’estetica sono gradevoli e soprattutto adatte alla storia raccontata, così come lo è anche lo stile della regia che ben si accompagna ai ritmi della narrazione in ogni momento.
Tirando le somme, quindi, Dare Me non è un capolavoro ma non ha la pretesa di esserlo. È un buono show che fa i compiti a casa, che non eccede e non sconfina in argomenti che non è in grado di trattare, e che intrattiene in modo brillante e convincente con la sua narrazione carica di tensione e di pathos ben dosati lungo il corso di tutta la stagione. È lo show perfetto per queste giornate da passare in casa perché riesce ad estraniarvi dalla realtà e a portarvi in un mondo diverso, ma di certo non più rassicurante, in cui potrete preoccuparvi dei drammi più o meno intensi dei personaggi, dimenticandovi per qualche ora di quello che c’è fuori. Lo show è stato concepito per essere guardato con un episodio a settimana, e penso che fruirne in questo modo accresca l’attesa e la tensione, ma si presta molto bene anche ad un binge-watching serrato.
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Ed Infine un grande grazie alla nostra Amigdala per la grafica.