Quando si parla dell’importanza della rappresentazione nei media, di solito ci si riferisce alle varie etnie, possibilmente che non siano solo bianche, oppure ad una rappresentazione degna della comunità LGBTQ+. Tutto questo, finalmente, viene fatto in modo più o meno sistematico nel mondo dell’intrattenimento, ma c’è una cosa che ancora adesso si fa fatica a vedere rappresentato come si deve: i disturbi legati alla salute mentale. In This Is Us, attraverso il personaggio di Randall, finalmente vediamo l’ansia e gli attacchi di panico per quello che sono, un problema da affrontare e non da stigmatizzare. Vediamo soprattutto – e non potrò mai ripeterlo abbastanza – che l’ansia e gli attacchi di panico non rendono chi ne soffre un peso per chi vuole loro bene, a patto che se ne parli e non si neghi la realtà, anche se può risultare la strada più semplice.
Randall all’inizio decide proprio di percorrere questa strada all’apparenza più semplice. Va da una psicologa, sotto consiglio di Beth, ma non è abbastanza convinto da aprirsi del tutto con lei. Passa la prima seduta tra ironia non necessaria e tentativi di smascherare i meccanismi con cui la psicologa vuole aiutarlo, ottenendo come risultato quello di arrabbiarsi e credere che la terapia non gli serva ad alleggerire il peso del mondo che si trascina sulle spalle. Soltanto parlando di nuovo con Beth, che ammette di aver bisogno di poter parlare con suo marito anche delle sue preoccupazioni senza che queste scatenino in lui reazioni di panico, Randall decide di dare una seconda chance alla terapia, che non è di certo una bacchetta magica, ma deve presupporre che chi ha bisogno si lasci aiutare.
Passando agli altri due fratelli, Kate continua a vivere il suo matrimonio con Toby in un equilibrio precario, nonostante lui si sforzi di fare gesti importanti per farle capire di aver cambiato atteggiamento nei confronti della disabilità di Baby Jack, ma soltanto quando Kate si rende conto di non poter andare avanti così – e soprattutto di non poter rimproverare a Toby di essere stato onesto – che la situazione migliora. Sicuramente la costruzione di uno studio musicale in garage ha aiutato la riappacificazione, perché non sarà uno spazio solo per Kate, ma in gran parte anche di Baby Jack. A giudicare dai flashforward della prima puntata della stagione, regalo migliore non poteva essere fatto…
Parliamo infine di Kevin, che dopo aver scoperto della malattia della madre, decide di passare la giornata con lei prima di accompagnarla a ritirare i risultati del primo esame. Una giornata madre-figlio che ricalca quella che vediamo nei flashback, dove il piccolo Kevin stressa talmente tanto Rebecca per andare a comprare dei pacchetti di figurine per trovare così l’ultima mancante alla sua collezione da decidere di accompagnarla a fare tutte le sue commissioni e avere l’occasione di passare in negozio. Purtroppo si dà sempre troppo poco spazio ai sentimenti di Kevin, ma fortunatamente in questa stagione stanno rimediando, approfondendo anche il rapporto con i genitori. Commovente la scena finale in cui Kevin, dopo aver letto i referti medici che confermavano l’ipotesi di Alzheimer, decide di tornare in quel negozio di figurine e comprare solo quella che aveva trovato quel giorno, molti anni prima, con sua mamma.
Commovente perché, riflettendoci solo a posteriori, probabilmente quella collezione tanto desiderata è bruciata durante quel maledetto incendio insieme a tante altre cose…
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