Allora, io ho una richiesta per gli autori: smettete di bistrattare Randall, perché davvero, si merita un po’ di tranquillità e pace nella sua vita.
Detto questo, vedere in televisione una rappresentazione accurata e non troppo romanzata di un personaggio che soffre d’ansia è sempre un buon promemoria, soprattutto per chi non crede che possa essere così influente nella vita di una persona. Bene anche come ci continuano a mostrare i tentativi di Beth e Kevin in primis di stargli vicino nei momenti del bisogno, perché se è vero che l’ansia è deleteria per chi la vive sulla propria pelle, anche vedere un tuo caro o semplicemente un tuo conoscente in preda ad una crisi non deve essere facile.
Così questa 4×12 ci porta prepotentemente nella vita di Randall e vediamo fin dove riesce a spingere il suo limite di sopportazione. La settimana scorsa lo avevamo visto volare a Los Angeles per sentirsi dire che sua madre potrebbe avere gravi problemi di memoria e lo ritroviamo a casa sua, dopo un volo per rientrare all’altro capo del paese, solo per affrontare un ladro che ha deciso il momento migliore per entrare in casa Pearson. Randall l’ha gestita abbastanza bene, la situazione in sé, ma la sua bestia nera ha preso il sopravvento nei giorni a venire, con l’istallazione delle telecamere, dell’allarme e di un app sul cellulare per tenere tutto sotto controllo. Eccolo qui il problema, l’ipotesi di poter perdere il controllo e lasciare che qualcuno faccia del male alla sua famiglia.
Siccome i problemi non arrivano mai da soli. anche il suo lavoro da consigliere comunale contribuisce a portarlo al punto di non ritorno, che non è altro che il finale di questa puntata. Chiuso nel suo ufficio, al riparo da occhi indiscreti, Randall sceglie di mostrarsi vulnerabile solo a suo fratello, piangendo al telefono mentre lui palesemente non sa come aiutarlo. “È stata davvero una settimana infernale”, gli dice Kevin, senza poter avere la minima idea di cosa sia successo nella vita di Randall. Ovviamente non possiamo fargliene una colpa e la vita non è una gara a chi sta peggio, ma è sempre importante ricordarci di mettere le cose in prospettiva e quello che per noi può sembrare l’inferno, per altri non è che la punta dell’iceberg.
I flashback di questa puntata hanno anche un po’ scavato sulle origini di quest’ansia di Randall, ma se da bambino la paura dei mostri difficilmente viene vista come un campanello d’allarme, gli incubi sempre più insistenti dopo la morte di Jack, così come lo scattare sull’attenti per un nonnulla lasciano intendere come i problemi di Randall abbiano radici profonde che ormai dovrebbero portarlo, come sosteneva anche Beth qualche puntata fa, a chiedere aiuto.
Anche per questa settimana è tutto, ma prima di lasciarvi vi invito a mettere mi piace a Parole Pelate, se non lo avete fatto, e poi a passare dalle nostre pagine affiliate. Ed Infine un grande grazie alla nostra Amigdala per la grafica.
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