
Ci sono volte in cui i giornali consacrano come “miglior autore emergente” uno scrittore il cui capolavoro a me non trasmette nulla. Forse i miei gusti sono diversi da quelli della stampa, forse non capisco la genialità dietro a certe opere, forse sono solo sopravvalutate. Il caso di Turton, tuttavia, giornalista freelance diventato uno dei più acclamati autori inglesi dopo l’uscita del suo romanzo d’esordio, non può dividere la critica. Questo è uno di quei libri che o ami o adori.
“Le sette morti di Evelyn Hardcastle” è un caso letterario perché mette d’accordo tutti: merita ogni briciola del successo che ha avuto e sta ancora avendo. Un romanzo passato in sordina, poco pubblicizzato in Italia, che ho trovato per caso mentre cercavo tutt’altro e di cui mi sono innamorata immediatamente. L’unico “problema”, se così vogliamo chiamarlo, del libro è che non è un romanzo da attesa. Non è la storia che leggi sull’autobus, mentre aspetti l’amico ritardatario o che incastri nei dieci minuti liberi della pausa. No, per leggerlo devi restare concentrato, perché non si tratta solo di un giallo ma di un intricato labirinto di personalità ed è facile, molto facile, perdere il filo.
L’ambientazione è un tripudio di decadenza addobbata a festa, una residenza di campagna fatiscente, ripulita in occasione di una festa i cui invitati erano tutti presenti, diciannove anni prima, la notte in cui il piccolo di famiglia, Thomas Hardcastle, venne assassinato. Il protagonista si sveglia in mezzo al bosco e non ricorda nulla della sua vita. Presto scoprirà di dover risolvere un altro omicidio, quello della sorella di Thomas, Evelyn, e di avere solo sette incarnazioni per farlo. Ogni giorno, infatti, si sveglierà nel corpo di uno degli ospiti della casa, acquisendone non solo i tratti fisici ma anche quelli caratteriali, e il confine tra il corpo fittizio e la sua reale personalità sarà molto sottile. Ma non è l’unico a indagare sulla morte di Evelyn, e ogni giorno, quando entra in un nuovo corpo, la giornata ricomincia da capo, tutti compiono le stesse azioni del giorno prima senza rendersi conto di ciò che sta accadendo, e alla fine Evelyn muore.
Per quanto sia complicato a livello mentale seguire il filo logico del romanzo, in cui gli eventi si susseguono normalmente e poi si ripetono in modo casuale, una volta entrati nell’ottica del libro è difficile lasciarlo sul tavolo. Si tratta di una di quelle storie che leggi in due giorni perché hai il bisogno fisico di scoprire come finisce e cosa sta succedendo, ed è capace di sorprendere fino all’ultimo.
Il termine più corretto per descrivere questo libro è, forse, “geniale”. E lo è davvero. Turton ha creato qualcosa di pazzesco, una storia intricata ed elegante che si snoda attraverso un’ambientazione dicotomica e difficilmente interpretabile. Gli elementi in gioco sono tantissimi e tuttavia non si può non tifare per il protagonista, anche una volta scoperta la verità sull’assurda linea temporale che percorre in continuazione allineando i tasselli uno alla volta, sino alla scoperta della verità. I personaggi sono caratterizzati alla perfezione, ognuno possiede dei tratti distintivi molto marcati, fatto essenziale per diversificare la loro personalità da quella del protagonista nel momento in cui prende possesso dei loro corpi. Il tutto è descritto in maniera scorrevole e accattivante, senza lasciare spazio a “spiegoni” o a scene fini solo a se stesse.
Non ho dubbi sulla consacrazione di Turton, il suo è un esordio raffinato e sorprendente, e spero che in futuro continui a creare mondi e storie altrettanto abbaglianti. Il mondo ha bisogno di questo genere di libri, che tengono il lettore incollato alle pagine con il fiato mozzato in gola, che lo trasportano in altre epoche e dimensioni estraniandolo da una realtà dalla quale sempre più spesso vorremmo scappare.
Ringrazio Citazioni film e libri | I love telefilm & film ∞, Amigdala per la grafica, e vi do appuntamento su Parole Pelate con i prossimi Aria di Libri.
Il vostro topo da biblioteca,
-V