Austeniani, anche questa avventura nell’epoca regency si è conclusa. Deduco dai commenti inferosciti sul web, che non l’abbate accettata di buon grando come la nostra dolce Charlotte.
Fin dal principio, l’autore dello show, Andrew Davies (Pride&Prejudice 1995, Les Miserable, Sense and Sensibility 2008) non ha specificato se questa sarebbe stata una serie autoconclusiva, alludendo alla speranza di una seconda stagione solo in seguito a dei buoni ascolti. In varie interivste, tuttavia, non solo si è lasciato sfuggire che avrebbe molte idee per un possibile seguito, ma in una a Radio Times, prima che il finale di Sanditon arrivasse sui nostri schermi, avrebbe affermato:
“The way we end series one, I hope we’ve ended at a point where the audience is going to say: well you can’t end it at that!”.
Insinuando che il cliffangher finale fosse voluto fin dall’inizio proprio per smuovere qualcosa.
Comunque il trabusto è più che lecito perchè una trasposizione di un romanzo, anche se incompiuto, di Jane Austen non può venir meno alla regola fondamentale dell’autrice: i protagonisti (e noi lettori/pubblico) devono avere un happy ending.
Trama:
La regata ha un grande successo grazie all’arrivo inaspettato di Lady Susan, pezzo grosso dell’alta società, giunta a Sanditon per concludere la conversazione avuta con Charlotte. Tuttavia la presenza di Eliza, l’ex fiamma di Sidney, rovinerà presto gli animi. Nonostante la confessione di Sidney e la sua promessa di ritornare da Charlotte con un importante annuncio, tutto va letteralmente in fumo a causa di alcuni risvolti inaspettati…
Conclusioni:
Partiamo dall’episodio 1×07 e di come all’improvviso si sia palesata non solo l’anima più avventurosa e passionale di questo period drama, ma anche lo spirito di voler mettere in scena due storie parallele, che raramente si sono incontrare, con due eroine agli antipodi: Charlotte, la vera protagonista austeniana ed Esther un’anti-eroina per eccellenza che merita tutto il nostro affetto proprio per la sua ritrovata sensibilità. Sanditon, da quei pochi capitoli lasciati dalla Austen prima della sua prematura morte e a mala pena abbozzati, ha solo forse il primo episodio che funge da introduzione ad una serie che ha seguito lo stile di Davies.
Partito in sordina, per paura di offendere noi fan, appena ha avuto la nostra attenzione ha intrapreso la sua strada con interpretazioni che hanno fatto storcere il naso ai più fedeli. Non né la sua prima trasposizione di un romanzo di Jane Austen (Pride&Prejudice 1995), e neppure la prima grande serie tratta da romanzi cult o in costume, quindi conosce molto bene questo materiale. Infatti è da apprezzare il tentativo di creare una serie che potesse risultare nuova dal nulla, per il poco materiale disponibile su Sanditon, ma anche per quello eccessivamente sfruttato della stessa autrice. Ritengo che trasportare i romanzi austeniani in una serie che conti una decina di episodi sia quantomeno rischioso. La Austen non ha fornito storie ricche di colpi di scena, avventure, guerre e altro; difatti ha puntato tutto su quella fetta di quotidianeità che tra i romanzieri suoi contemporanei spesso veniva sottovalutata, mostrandoci come anche un semplice ballo trasudi di sentimenti travolgenti. Riportare tutto questo su uno schermo per più ore, renderebbe il prodotto poco vendibile se non addirittura ripetitivo. La Austen scandisce le azioni dei suoi personaggi in un tempo ben preciso e Davies ha rispettato queste tempistiche. Tuttavia ha tergiversato un po’ troppo nelle prime 6 puntate, focalizzandosi troppo poco sulle varie vicende e/o personaggi, caricando gli ultimi episodi di così tanti sentimenti, da rendere la delusione più grande di quanto ci aspettassimo.
Sidney acquisisce consapevolezza del suo atteggiamente ostile solo in seguito al rapimento di Georgiana e l’addio col suo amato Otis. Proprio questo atto lo rimette in contatto coi propri sentimenti, precedentemente stimolati da Miss Heywood, incuriosita da quest’uomo che effettivamente con lei smette di essere apatico e si dimostra burbero e a volte dolce. Il dolore di Sidney ben si evince dal fugace confronto tra i fratelli alla regata, quando Tom è convinto che il ritrovato sorriso del fratello sia per Mrs Eliza, vecchia fiamma, oramai vedova, e Arthur esprime ingenuamente quello che proprio il bruno Parker stava pensando. Ha amato per 10 anni una donna che lo ha tradito sposando un uomo semplicemente più ricco. Per quanto potesse essere la normalità dell’epoca, Sidney ci metterà anni a sciogliere quel rancore e quella rabbia repressa che si sono solidificati intorno al suo cuore. Non si fida più di Eliza, ma non solo, non è più l’oggetto del suo desiderio. Un po’ come Ross Poldark, anche Sidney era ossessionato dal ricordo, ma grazie al cielo, prima di arrivare a compiere un atto spregevole (no, non l’ho ancora perdonato Ross), ha fatto chiarezza nel suo cuore. Improvvisamente è proprio l’ottavo episodio che si fa portavoce di questo messaggio anche con le storie di Mrs Denham ed Esther. La prima, dopo essere risorta dalle proprie ceneri, o forse dopo aver ascoltato le mie preghiere, ha un momento di tenera confidenza con la nipote. Ha amato un uomo che per anni l’ha tenuta in sospeso e poi ha sposato una donna con una rendita di 50000 sterline l’anno. Forse in Esther ha visto la se stessa del passato, quella soggiogata dalle promesse di un uomo, o molto probabilmente la più meritevole della sua eredità è la nipote che ha mostrato più umanità e meno attaccamento ai soldi. Il dramma di Esther è quello meglio esplicitato in questa serie, più del conflitto interiore del protagonista a cui non hanno mai dato modo di esprimersi. Esther è un personaggio che fin dall’inizio si accetta senza particolare antipatia, nonostante mostri sfrontatamente la sua alterigia e la sua venalità, per poi rivelarsi sotto quei rigidi colletti una donna ingabbiata da un amore non solo tossico, ma che non è mai decollato. Una donna che ripudiava la gentilezza solo per partito preso, una donna che si è resa conto di non aver mai conosciuto l’amore. E se le parole di Lady Denham posso sembrare forti, accettare un uomo solo perchè lui ti ama, io ci vedo un significato più ampio, accettare l’amore per come dovrebbe essere. E se c’è una protagonista che nonostante la sua giovane età cresce forte, dall’altra parte c’è una donna che è cresciuta nella menzogna ed è diventata sempre più fragile. I dialoghi o in generale i momenti tra Esther e Lord Babinghton sono delle boccate d’aria fresca. Babinghton mi ricorda il colonnello Brendon di Sense and Sensibility per alcuni aspetti. È un uomo saldo nei propri sentimenti, fedele, premuroso e rassicurante. La sua splendida seconda dichiarazione, al ballo, dove col cuore in mano confessa ad Esther che la vuole solo rendere felice e non sottomettere, mi ha commosso come ha commosso l’algida Denhma dai capelli rossi. Non c’era nient’altro, se non l’amore e il rispetto più sincero verso questa donna. Esther ha affermato che non solo non lo ama, ma forse non lo farà mai. La ferita per Edward resterà per sempre, ma il cuore sincero di Babinghton ha smosso qualcosa, perchè tutti quei sorrisi che gli ha regalato in carrozza, al ballo e anche tra le lenzuola, non sono di certo di una donna indifferente.
Perciò Sanditon potrebbe benissimo dividersi in due storyline parallele, da una parte il triangolo Clara-Edward-Esther, che ha portato alla disfatta dei primi due, cacciati e diseredati dalla loro zia, e la vittoria di Esther che convola a nozze con Lord Babbinghton; dall’altra c’è la coppia Sidney-Charlotte e le questioni della famiglia Parker.
Nel primo caso, come ho sempre ribadito, i panni sporchi di casa Denhma ci hanno tratto in inganno. Clara si è subito mostrata un lupo travestito d’agnello, con un’eccessiva dose di egocentrismo e presunzione tanto da ribadire anche al porto ad un Edward distrutto quanto lui l’avrebbe pensata. Edward invece è il personaggio meno a fuoco di questo dramma, partito come una macchietta o una pedina nelle mani della sorella, si è di colpo rivelato un uomo moto più infido e doppio giochista di quanto ci si aspettasse. Sanditon ha molto giocato sull’apparenza. Ha creato delle situazioni tali da far calare la maschera a molti dei suoi personaggi, tuttavia con Edward si è avuto uno effetto confusionario, che forse si è riuscito a riassumere per pura casualità nelle sue battute finali, quando sparla della sorella con Lord Babinghton alla regata e tenta un gesto in extremis al ballo, facendo capire a tutti gli invitati che tipo di rapporto ci fosse. Edward è un uomo carente di sentimenti, egoista, superficiale e dalla mentalità non certamente macchiavellica come la cara Clara, che ha interpretato una parte per avvicinarsi all’eredità della zia. Non una sola azione è derivata dalla sua volontà, c’è sempre una pulce nell’orecchio che gliel’ha precedentemente suggerita.
Ora, parliamo del fulcro della storia: Charlotte e Sidney. Dal sesto episodio ero in trepidante attesa per una loro qualsiasi scena. Nonostante l’apparizione di Eliza come un brufolo nel giorno di un avvenimento importante, sapevo che Sidney ci avrebbe regalato una gioia. L’episodio 7, sulla regata, è stato perfetto. Finalmente abbiamo avuto un confronto, probabilmente unilaterale col giovane Mr. Stringer, un personaggio che doveva essere maggiormente sfruttato più di Miss Lambe, che nonostante il suo rapimento, o in generale la sua presenza abbiano portato a dei risvolti interessanti come anche degli spunti nuovi, è stata un po’ una piaga per la sua indisponenza e non di certo la vera amica che Charlotte avrebbe meritato. Stringer cotto a puntino, durante una passeggiata in compagnia di Charlotte crede che i mille pensieri della ragazza siano rivolti a lui. Momento di grandissima frindzone in età regency.
Eppure la maturità e proprio bellezza (non solo fisica) di questo personaggio, che se Jane Austen avesse avuto più tempo, lo avrebbe caratterizzato esattamente così, non ci fanno più di tanto rattristare per il rifiuto indiretto ricevuto. È un uomo maturo, che tenta anche di stuzzicare Sidney: “Avrei preferito un altro premio”. Si fa da parte e pensa alla propria carriera, al suo futuro. Un messaggio chiaro che tutti dovremmo cogliere. Peccato che il Fato, cioè Davies è beffardo, e ha chiuso la sua storia in maniera apparentemente meschina: il padre muore in un incendio che distruggerà una buona parte del progetto Sanditon, e Stringer junior rinuncerà al suo apprendistato a Londra. La famiglia Stringer, con la presenza costante di Charlotte si è sempre fatta portavoce di questi sentimenti più moderni che mostrano la rivoluzione della società vittoriana con l’affaciarsi proprio tra le file più alte della società anche di quella borghesia più umile, ma grande lavoratrice, che inizia a pretendere di più. Nondimeno questo sogno si infrange bruscamente e Stringer decide di non lasciare Sanditon per onorare la memoria di un padre forse ancora molto all’antica, che non condivideva i desideri del figlio di essere qualcosa di più di un mastro carpentiere. Questa aria funesta però pervade l’intero finale.
Non ho mai creduto che non ci potesse essere un happy ending (e infatti qualcuno si sposa), avrei pensato ad un finale aperto, ma non di certo ad una porta sbattuta in faccia.
Sulla scia dell’episodio 7, Sidney non è solo più consapevole dei suoi sentimenti, ma con finalmente l’idea di costruirsi un futuro, confessa che con Charlotte lui è la versione migliore di sè stesso. La confidenza tra Charlotte e Georgiana è dolce e finalmente ci immerge in un ambiente più adolescenziale e spensierato, adatto a due giovani donne. Miss Heywood è la protagonista della Austen più equilibrata che abbia mai visto. Curiosa, ma mai infantile, ingenua, ma non maliziosa, perspicace, ma non arrogante. Queste qualità fanno di lei una ragazza genuina e sincera che sboccia in una giovane donna matura. Dettaglio sottolineato anche dall’abbigliamento più curato e dagli atteggiamenti più posati. Davies si è concentrato molto poco sul delinearcela tramite il suo lignaggio o l’educazione appresa, ha lasciato la giovane Rose Williams sulla scena a parlare da sola. La crescita di questa fanciulla è chiara e evidente, se prima si sperticava in giudizi nati da un intuitivo sesto senso, poi consiglia saggiamente chi le sta intorno. A volte sbagliando, a volte mostrando una maturità che a molti manca. Sidney le fa capire i suoi sentimmenti, la bacia, la guarda ammaliato, le promette che al suo ritorno le avrebbe fatto una proposta di matrimonio. Tutto sfuma e Charlotte dice un semplice, lo capisco. Ecco, questa è Charlotte Heywood, non strepita, urla o mette il muso. Quell’affermazione è reale perchè lei davvero capisce le motivazioni che hanno portato Sidney a non mantenere la promessa. E l’ho apprezzata ancora di più nella scena di chiusura. Sidney tenta un gesto disperato, offrendo tutto quello che ha, una negazione che sottintende un’affermazione: non amo Eliza. Charlotte lo ammonisce e lo esorta a renderla felice. Effettivamente non ha nulla da invidiare alle altre donne, anzi…
‘She loves you and you have agreed to marry her so you must try to make her happy.’
Qui parte il confronto con la dichiarazione di Babinghton, il cui unico obiettivo è rendere felice Esther col matrimonio, e proprio da qui arriva l’illuminazione. Ad ogni anima più debole, insicura, e persa, al suo fianco ce n’è una razionale, passionale e pura. Esther ha il suo Babinghton, Sidney la sua Charlotte. Chapeau a quest’ultimo personaggio, all’apparenza insipido, ma dal cuore assolutamente sincero.
Non nego che il finale non mi abbia destabilizzata. Assuefatta da tutti i dolci momenti condivisi, questa tragedia non l’avevo per niente prevista. Tuttavia non posso condannare completamente Sidney. Theo James ha avuto un compito ingrato, rappresentare un personaggio eccessivamente chiuso, al quale non sono state affidate le giuste battute per raccontarci di lui. Sicuramente lo scontro iniziale con Miss Heywood lo ha fatto ritornare vivo dopo 10 anni di intorpedimento e i suoi sfoghi ne sono un esempio. Nel settimo episodio, nonostante la presenza di Eliza, non lo si odia, cerca costantemente Charlotte con lo sguardo e la scena della barca era così carica di elettricità che temevo che si ribaltassero. Ancora una volta apprezzo la razionalità di Charlotte: è tutta questione di compatibilità, questa è la sua risposta sul perchè alcuni rapporti funzionano o altri non funzionano più. Lui le sfiora il fianco fugacemente per farle capire come remare, e sentiamo anche noi quella scossa che trapassa il corpo di Charlotte. Ma Sidney è ancora sulle sue, perchè deve chiudere prima col suo passato per andare avanti. Lo scontro tra Eliza e Charlotte, ci dà solo modo di vedere un Sidney che le corre dietro… e uno Stringer che capisce ogni cosa. Charlotte è stata la molla di Mr Parker, gli ha sempre fatto le domande giuste, a cui lui non ha mai avuto la risposta pronta: Cosa vuoi da me?
Perciò l’episodio conclusivo si accende di mille speranze che subito culminano in un bacio. Ora, non fraintendetemi, amo i romanzi di zia Jane, ma non capisco la scelta di bandire qualsiasi contatto fisico. Dopo tutta la tensione sessuale qui un bacio era solo il minimo. È imbarazzante la loro passeggiata sulla scogliera, si parla del tempo, ci sono lunghi silenzi e monosillabi sbiascicati. Ma quel bacio parla da solo.
L’ottavo episodio è quello meglio realizzato, nell’arco di 46 minuti si riesce a dare all’intero cast lo spazio dovuto, ciò che è risultato più faticoso nelle puntate precedente perdendosi spesso i fratelli Parker, Stringer e il dottor Fhuss. Sanditon è colpita da un incendio e ancora una volta si vede l’inettitudine di Tom Parker e per la prima volta assistiamo all’unione di tutti i fratelli Parker, uniti sulla stessa scena più volte, ma mai come una famiglia. Tuttavia questo crea delle pressioni, perchè se Tom è un sognatore, incapace di realizzare il suo progetto e Arthur e la sorella sono solo due ipocondriaci simpatici che voglioni vivere per sempre insieme, Sidney col suo silenzio, si sta addossando tutte le responsabilità. Per questo io non riesco ad incolparlo per la scelta presa e essere tornato a Sanditon con in mano la promessa di matrimonio ad Eliza, nonostante quanto detto a Charlotte. Forse potevano esserci altre soluzioni, forse no. Il finale è un po’ avventato e frettoloso, ma io capisco, come ha fatto anche Charlotte. Se non salva lui la famiglia, chi lo fa? Sta sacrificando se stesso per tutti, e chissà se gli altri saranno riconoscenti.
Il ricordo di quel bacio così passionale, degli sguardi innamorati di Sidney al ballo, e del saluto in carrozza prima che lui parta per Londra, svaniscono nel cuore in frantumi di Charlotte. Quella scena finale, con Sidney a cavallo, esattamente che ferma la carrozza che riporta a casa la ragazza, è la stoccata finale. Due persone costratte ad un destino che non vogliono. Sento ancora l’eco del mio cuore che va si spezza.
La scena conclusiva con Charlotte in carrozza in lacrime e con lo sguardo devastato, chiude una serie che si era aparta con lo stesso fotogramma di una ragazza però piena di curiosità.
Sanditon è un period drama che ha funzionato, nonostante alcune scelte discutibili e la scarsa capacità di dosare i vari personaggi nei momenti giusti. Perchè improvvisamente Arthur prova simpatia per Miss Lambe? E come mai ci ricordiamo della famiglia di Charlotte sono nell’ultimo episodio? E la presenza di lady Susan non è servita a nulla? Nonostante ciò Davies ha impostato la sua storia sotto un ottica differente, mostrandoci in maniera cruda e a volte nuda (più scene di Theo James nudo che esce dall’acqua, per piacere) la realtà. Il realismo è la parola chiave di questa trasposizione. È una libera interpretazione, che ha voluto puntare più sull’avventura che sulle tranquille vicende familiari, mostrandoci come un’ipotetica versione di questo genere della Austen sarebbe comunque arrivato al cuore del pubblico. Charlotte Heywood rappresenta l’evoluzione di tutte le eroine austeniane e per questo è un personaggio riuscito in una storia corretta, senza grosse sbavature.
Questo finale non ha il suo perchè, è solo eccessivamente realistico, ma proprio per questo confido in un seguito con un happy ending. Troppe porte aperte e poche spiegazioni date.
I want to try everything there is to try.
SANDITON season 1 episode 1
Note varie e contrarie:
– Lady Susan. La sua entrata in scena (la seconda) è stata proprio una ventata austeniana. Mi ha fatto ripensare a quelle amiche-confidenti sempre presenti che qui sono mancate. Charlotte in Mary ha trovato una semplice conoscente e buona padrona di casa, in Georgiana un’amica di merende; Lady Susan, personaggio ancora totalmente misterioso, è stata una sorta di faro per Charlotte, indicandole la via da intraprendere tra passeggiate, giochi di malizia con Eliza e sorrisi rassicuranti. La sua presenza, anche materna, ha ridato calore e conforto ad una Charlotte sola, lontana dalla sua famiglia e da tutto ciò che conosceva davvero. Tuttavia poteva essere anche una grande risorsa per la risoluzione finale, dato le sue alte conoscenze…
– Nudi. A parte quelli iniziali legati alle pratiche balneari dell’epoca, che non solo non mi hanno sconvolto, ma li ho trovati interessanti e ben contestualizzati; ho apprezzato per vari motivi quelli di Theo james. Oltre che per i soliti ovvi motivi, hanno rappresentato l’unico momento intimo del suo personaggio così chiuso nei suoi stessi pensieri da non riuscire più lui stesso a trovarne una chiave di lettura o fuga. È una trasgressione significativa, che testimoniava il suo voler essere libero. Anzi forse l’unica trasgressione.
– Love. Se a Sanditon sono mancate le chiacchiere in casa, i pettegolezzi e le risate, i balli sono stati fondamentali, facendo da pilastri alla trama e scandendo l’amore di Sidney e Charlotte. Il primo è lo scontro: Sidney conversa con Charlotte per educazione e noia, lei per curiosità. Poi c’è l’incontro: Sidney mostra il fazzoletto della resa e Charlotte lo accetta. L’amore: Sidney si bea solo di guardare la sua dama, completamente innamorata di lui. Guardando a fondo, Sanditon tratta molto delicatamente l’amore, tuttavia questo intento è emerso tardivamente per l’eccessivo zelo con cui ci si è concentrati sulle nuove tematiche che la Austen aveva appena accennato.
– Rose e Theo. Se all’inizio questa coppia mi attraeva solo sulla carta, il loro comunicare principalmente con lo sguardo curioso di lei e freddo, ma profondo di lui, mi ha colpita. La chimica era altissima e non poteva sfociare se non in un contatto diretto di mani e labbra. Ho amato ogni momento e ancor di più i sorrisi felici che Sidney ha rivolto a Charlotte.
– Mancanza. Forse i momenti divertenti sono stati un po’ scarsi come anche la presenza di quei personaggi grotteschi alla Mr Collins. Questo avrebbe alleggerito spesso l’atmosfera e ci avrebbe strappato un qualche sorriso in più. Chi doveva forse prendere in mano questa responsabilità erano i fratelli siamesi Parker, tuttavia con la loro scarsa presenza sulla scena, non hanno sortito l’effetto sperato.
– Scena del cuore. Ho amato tutti i momenti tra Charlotte e Sidney, ma c’è qualcosa nella scena del cricket… qualcosa che nasce e che è difficile da dimenticare.
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Bella recensione.
Ho recuperato la serie per caso, non avevo mai saputo che l’incompiuto della Austen fosse divenuta una sit.
La prima cosa che mi è saltata agli occhi è la manipolazione che il protagonista innesta nella relazione.
E un dualismo davvero fastidioso: voglio, non voglio, vado, torno, oggi sì domani no; la protagonista non ha le armi dell’esperienza e ci cade come na pera.
Una soluzione per il finale avrebbe potuto essere quella di investire i soldi della sua protetta, Miss Lambe; in quanto tutore ne ha facoltà di gestione.
Le avrebbe garantito un ritorno certo, e lui non avrebbe dovuto “sacrificarsi” per la famiglia.
NOn credo ai cambiamenti nell’arco di due o tre conversazioni, peraltro nemmeno profonde. Il suo innamoramento è semplicemente una nuova apertura che cresce in lui ma niente di così dirimente.
Un pomposo, egoista che pensa a sé: “Dimmi che non pensi male di ‘me’!” chiede nello spettacolare finale; non una parola per la sofferenza causata, non una dichiarazione chiara, nulla. Pensa a se stesso, e alla figura che ne deriva.
Comunque, visto che i fruitori (o le fruitrici) di queste sensibility story, mi piacerebbe che i messaggi lanciati comprendessero anche una sorta di educazione sentimentale.
Una manipolazione non può rappresentare il descrittivo di un amore. Non lo è.
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