Se nei riadattamenti Disneyani, ci sono ancora tantissime voci contrarie verso l’ambizioso progetto di riportare quei classici tanto amati in forma di live – action, la miniserie con It interpretato da Tim Curry non si può dire che non avesse bisogno di una nuova versione audiovisiva, portata a compimento con questo secondo capitolo diretto nuovamente da Andy Muschietti. Quello che appare più interessante a fine visione, è come il cineasta abbia risolto alcune problematiche del primo, dimenticandosi tuttavia dei lati positivi che aveva saggiamente trattato nella prima parte.

Sono passati ventisette anni dal fatidico scontro con It, tutti i perdenti hanno vite lontano dal resto del gruppo e sembrano essersi dimenticati di quegli orrori affrontati da bambini. Solo Mike è rimasto a Derry, vigile su un possibile ritorno del Clown che si ripresenterà, costringendo i perdenti a riunirsi per sconfiggere definitivamente il mostro e forse risolvere gli strascichi traumatici della loro infanzia. Una volta saputo il casting degli adulti, la soddisfazione era molta, poiché si era fatta un’ottima scelta di attori e vederli insieme ha confermato le ottime aspettative. I volti innocenti degli attori “bambini” ritornano ed è molto interessante vedere come quelle speranze non abbiano trovato concretezza, Mike che sognava la florida è rimasto in quel luogo maledetto e Beverly che voleva scappare da suo padre si è sposata con uomo simile a lui. Anche se i ricordi erano svaniti, le ripercussioni ci sono state e il film ci aiuta a comparare meglio le due età grazie alle varie scene con gli attori del primo capitolo.

Una delle problematiche di quest’ultimo risiedeva nello schema interno della storia, la quale faticava moltissimo a non ripetersi per via degli incontri – scontri con It, il sentore era infatti quello di star vedendo vicende scollegate tra loro che finivano per assomigliarsi troppo. Muschietti attento a non ripetere lo stesso errore, gestisce meglio quest’aspetto, nonostante ci sia nuovamente questa dinamica con il clown malvagio. Con il risolvimento di tale questione, il cineasta de La Madre sembra abbia dimenticato tutto il lavoro svolto sulla malvagità di Derry e i suoi personaggi che abitano quelle strade, difatti se nel primo capitolo l’odore di malvagità era molto captabile, in questo secondo capitolo sembra una città come tante altre e di sicuro il prologo non basta a dipingere Derry come un paesino invaso dal male.

Essendo anche un racconto di formazione che parla spesso e volentieri di bullismo, c’è il tema del ridimensionamento del bullo e anche delle nostre paure, la soluzione pur essendo trattata in moltissimi altri prodotti non perde la sua efficacia e ricorda a noi spettatori, come affrontare le nostre difficoltà. Quest’ultime nel lungometraggio in analisi, trovano attraverso un mutaforma come It, tantissime personificazioni ed è strano che la più potente abbia le fattezze umane, perché le scene più terrificanti non hanno come protagonista il pagliaccio ma i traumi reali dei protagonisti.
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