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Parliamone | Glee: il re-watch Necessario (?)

Questa estate passata è stata ricca di nuove uscite telefilmche che spero, per voi, le vacanze, le ferie e/o i viaggi non abbiano rovinato.
Nonostante alcune cancellazioni discutibili, Netflix ci riprova ancora con le vecchie serietv, e dopo il ritrovato successo di Gossip Girl a gennaio, in piena stagione estiva aggiunge Glee. Coraggiosamente ho deciso di fare un re-watch nonostante la serie non sia poi così datata e nelle mie playlist musicali ascolti ancora i Journey.
Rivedere Glee, conoscendo a memoria tutte le loro performance, è stata un’esperienza “strana“, sicuramente nostalgica, ma non così tanto “confortevole” da sentirmi come se fossi tornata a casa dopo una lunga assenza.

Trama:
Il professore di spagnolo della William McKinley High School, Will Schuester, decide di riportare in auge il glee club, raggruppando, nonostante il disinteresse degli studenti, un gruppo di ragazzi e dando vita così alle Nuove Direzioni. Tra questi talenti ci sono: Rachel Berry, Mercedes Jones, Tina Cohen-Chang, Kurt Hummel, Artie Abrams e Finn Hudson, unico ragazzo popolare del gruppo. Dopo di lui si aggiungeranno le cheerleader Santana Lopez, Brittany Pierce e Quinn Fabray, sua fidanzata e gli atleti Noah Puckerman, Mike Chang e Matthew Rutherford. Oltre le difficoltà per raggiungere il successo ed evitare di ricevere granite colorate in faccia, si dovranno scontrare con la temibile allenatrice delle cheerleader, Sue Sylvester, interessata a far fallire il glee club affinchè non vengano tagliati i fondi per la sua attività. Anche se in più di un’occasione, sarà proprio lei a salvare il club di canto e ballo.
Dopo il diploma di alcuni membri originari, si uniscono al club anche Jake Puckerman, fratellastro sconosciuto di Puck, Marley Rose, Wade “Unique” Adams, ex-membro dei Vocal Adrenaline, Ryder Lynn e Kitty Wilde, nuovo capitano dei Cheerios. Successivamente l’ambientazione si sposta completamente a New York ruotando principalmente intorno a Rachel e qualche altro membro.

L’idea iniziale del creatore Ryan Murphy era perspicace, un gruppo di loser/geek che trova il suo posto (principalmente a scuola) nel glee club, attività extrascolastica di canto e ballo. Il problema che lo ha portato anche precocemente alla deriva è stata la scelta di trasformare il glee nel Rachel Berry’s show. Lea Michele alias Rachel, punta di diamante del glee e poi dell’intero show, ha dominato con prepotenza su tutta la serie, mandata in onda dal 2009 al 2015. E se all’inizio ha eclissato gli altri membri con le sue doti vocali, dopo, solo con le sue manie da prima donna. Ritornando, in seguito, per propria volontà o eventi non programmati, sulla retta via. Tuttavia, oramai, era troppo tardi per salvare il suo personaggio, o l’intero show. Se all’inizio il suo egocentrismo faceva tenerezza, perchè per qualche inspiegabile motivo nessuno riconosceva il suo enorme talento, dopo ha stancato rendendo al resto del cast impossibile emergere.


L’errore però resta sempre di Murphy che ha permesso ciò.
Il gruppo principale del glee era ben assortito e composto da Rachel, Mercedes, Tina, Kurt, Artie e Finn. Ognuno con la sua storia, ed una chiara caratterizzazzione fin dalle prime note. Far emergere i loser, facendoli mischiare con i popular in realtà è storia vecchia e Murphy ci aveva già provato proprio nel lontano 1999-2001 con Popular, cancellato prematuramente.

Tuttavia Glee ha più fortuna e almeno nelle prime stagioni permette a quasi tutto il suo cast di evolversi, varcando l’immaginario confine sociale più volte, alla ricerca di una propria identità anche fuori dalla scuola. Per il gruppo iniziale però, dopo le prime tre stagioni e un ottimo percorso, c’è stata una forte regressione per molti, perchè ci si è concentrati ossessivamente sulla ricerca di una nuova Rachel. Si punta sulla dolcissima Marley (Melissa Benoist, Supergirl) che non colpisce, o perchè troppo abituati agli accessi di Rachel o forse perchè la nuova capo cheerleader, Kitty, le ruba la scena, tanto da dimostrarsi il personaggio con la miglior evoluzione di tutta la storia di Glee. Tina, ancora non diplomata, più volte prova a farsi notare, ma non c’è verso di farsi ascoltare; è tutto molto ironico e poco credibile dato che fuori dagli schermi la sua famosa interpretazione di True color richiamò l’interesse della critica, e le vengono affidati sia alle Regionali che alle Nazionali molti assoli o duetti. Anche la sua amicizia/cotta con/per Blaine, oramai reclutato nel glee club, che per qualche inspiegabile motivo, dopo aver lasciato gli Usignoli, perde tutto il suo fascino (ma noi non dimenticheremo mai la sua Teenage dream), non porta risultati.

Quindi le prime tre stagioni di Glee scorrono tranquillamente, forse grazie anche ad una trama orizzontale forte: la conquista delle Nazionali. Tutto il cast ha un buono spazio d’azione, ma si sente/vede come al di fuori delle gare canore, agiscano individualmente. È una continua guerra e spesso non canora, alimentata anche dall’eccessiva professoressa Sue Silvester, Grinch 365 giorni l’anno, che a lungo andare diventerà macchietta di se stessa. Nonostante ciò Glee solleva molto bene alcuni temi a noi vicini, l’omosessualità di Kurt, esuberante ragazzo gay, la sua lotta contro il bullismo e il suo/nostro grande amore per Blaine. Con Artie, la stessa Sue e Becky affrontiamo i problemi di disabilità e con Tina le vere e più pure insicurezze di una liceale, oltre che la questione delle minoranze razziali insieme a Mike. Naturalmente, essendo un teen drama, assisteremo a gravidanze indesiderate, triangoli, tradimenti, battibecchi, problemi di sessualità e familiari, ecc. Glee è completo, effettivamente offre quasi tutti gli spunti possibili, tranne che pari opportunità a tutto il cast, anche se alle volte non li ha dignitosamente approfonditi.


Tra i membri originali, Mercedes è quella col destino più confuso. Il professor Will Schuester l’aveva perfettamente inquadrata, piena di talento, ma pigra nell’impegnarsi. I suoi continui scontri/sfide con Rachel finiscono sempre nello stesso modo, la star degli acuti abbandona il palco perchè si sente incompresa. Non avrà una crescita, non avrà mai una sua storyline. Dopo il diploma diventa semplicemente una pop star. Mercedes incarna una tipologia molto comune di teenager, doti canore a parte, eppure non ha ricevuto nessun insegnamento, nessuna lezione. A volte erano proprio questi spunti non colti ad essere davvero diseducativi. Riguardo Tina ho già espresso sopra il mio rammarico. Un personaggio genuino che è stato reso nelle ultime stagioni a tratti isterico, a cui non si è voluto più dare fiducia. Persino Puck e Quinn hanno avuto dopo anni il loro happy ending.

Glee tuttavia non viene ricondato solo per le performance e lo sfacelo delle ultime stagioni, ma anche e soprattutto per due mancanze: le premature morti di Cory e Mark. Cory stava ancora girando la serie quando è deceduto, e forse gli stavano assegnando il testimone più bello, quello del professor Schuester, ovvero di portare avanti le nuove generazioni del Glee. Poteva essere una chiusura perfetta. Da quel momento la serie è cambiata e finalmente al cast è stata data l’opportunità di ritornare com’era un tempo. L’episodio a lui decicato è uno dei più belli e strazianti, perchè si ritorna al primo Glee, quando si cantava per esprimere i propri sentimenti, quando la vita non era un musical. Quando la musica pop/r&b/jazz/country/blues/ era un mezzo universale per comunicare e dire quello che a parole a volte non si riusciva.
Naturalmente Will Schuester merita un commento a parte. Forse un professore che più volte ha mostrato di amare più i Journey che i suoi ragazzi e che anche lui ha preso molto abbagli, ma la sua passione è stata la colonna portante di questo gruppo e forse della serie stessa (insieme a quei ricci perfetti). La sua assenza si è fatta sentire e ammentiamolo, la sua storia d’amore con Emma, almeno all’inizio, ci ha tenuti col fiato sospeso. È stato protagonista quanto i suoi ragazzi, forse a volte troppo, ma la sua guida è stada fondamentale.

Fare questo rewatch mi ha portato a galla tutte le falle di questa serie.
Non è la prima con questo infausto destino eppure fa male, è una ferita ancora aperta. Perchè il successo di Glee era proprio in quel Don’t stop believin’. Era nel messaggio che ci trasmetteva: non mollare, credere in noi stessi, nelle nostre capacità e andare sempre avanti perchè essere diversi ci rende più forti (Gaga docet).
Quelle canzoni esprimevano perfettamente cosa noi pubblico provavamo. Le varie esibizioni si basavano sulla realtà e quindi riuscivano a rendere la nostra, meno musicale e danzerina, più divertente. Pian piano tutto si è perso, i vari segmenti musicali non erano più esibizioni ben contestualizzate, ma performance da musical con ballerini professionisti in ogni dove.
Si è persa la magia, e nonostante questo rewatch non fosse poi così necessario, lo è stato per non dimenticare di “Crederci“, anche con qualche anno in più e nonostante il Glee Club, ad un certo punto, abbia smesso di farlo.

Note varie:

– Tra i vari ritorni ho sempre molto apprezzato quello di Jesse St. James. La sua performance di Boehiem Rapsody è leggenda. Ha cercato di redimersi in più occasioni con Rachel, come con la direttrice della NYADA, per questo ho capito il suo happy ending con Rachel. Era destinata solo a Finn o a qualcuno di atrettanto egocentrico come lei.


– Brittany è Brittany, e oltre a ricordarla per le sue doti di ballerina e le puntate a tema Britney Spears è stata portavoce principale di temi come l’omosessualità, ma proprio la bisessualità. In maniera tenera e a volte goffa ha espresso con estrema chiarezza il suo amare ragazzi e ragazze indistintamente. Forse meglio di tanti altri membri del cast grazie alla sua leggerezza.
– Il ritorno di Tina con Artie è la scelta più sbagliata in assoluto di tutte e sei le stagioni. Forse tutti avremmo preferito un ritono con Mark, ma Tina e Artie si erano allontanati da tempo, soprattutto dopo la sua bellissima relazione con Kitty. Un solo fotogramma per rovinarmi maggiormente un personaggio che è rientrata nuovamente nel suo guscio.
– Quinn, invece, è un personaggio controverso. A tratti buono, altri malefico. La sua perfidia a volte ha eclissato addirittura le malefatte di Santana o Karofsky. Sicuramente una ragazza ambiziosa, a cui tuttavia hanno cercato di affidare una dose di cattiveria che stonava coi suoi delicati modi di fare. Spesso messa sullo stesso piano della Silvester, ma non aveva né la sua carica di malizia e neppure il suo grande cuore. Un personaggio riuscito in parte, che tuttavia ha dei tratti meglio definititi di altri.
– Contrariamente a quanto si evince dalla mia analisi, non odio il personaggio di Rachel Berry. Anzi, nelle prime stagioni, nonostante patteggiassi per i Finchel, ero convinta che l’incapacità di Finn di prendere una reale decisione, o di avere un’idea chiara, fosse il principale motivo delle sue sofferenze (pura solidarietà femminile). Tuttavia col tempo è diventata una vera drama queen certificata, tanto che avrei preferito come compagna di messa Cassandra July (Kate Hudson), insegnate di ballo alla NYADA, piuttosto che lei. La sua storyline newyorkese è stata una bella svolta ad una serie che poteva ripiombare nella solita routine di Regionali-Nazionali, ma qualcosa è andato storto. Solo Kurt era davvero presente, gli altri invece sembravano avessero fatto un passo indietro. Ma per colpa di chi?
– Una menzione d’onore va a tutte le guest star: da Gwyneth Paltrow a Whoopi Goldberg. C’è chi si è voluto mischiare al glee club e chi ha solo fatto un veloce saluto, ma tutta questa partecipazione è stata elettrizzante, in un tempo forse in cui gli attori del grande schermo raramente passavano sul piccolo. Effettivamente Glee ha segnato un’era e quei Golden Globe nel 2010 e nel 2011 ne sono la prova.

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