Film/Movienight

Movienight | #35 Il fascino delle case infestate

La casa infestata è probabilmente tra i “tropes” più amati in ogni forma di media. Dai capolavori di Shirley Jackson ai grandi classici del cinema in bianco e nero fino alle interpretazioni più moderne, l’idea di una casa viva, maledetta ha affascinato le menti creative per ormai oltre un secolo. C’è qualcosa di incredibilmente destabilizzante nell’immaginare un luogo concepito per mantenere al sicuro sé stessi e i propri averi, rivoltarsi improvvisamente contro i suoi proprietari, contro quelle persone a cui dovrebbe invece dare protezione. Da fan del genere horror, ho sempre avuto un debole per le storie che si svolgono in grandi case inquietanti, dove il luogo sembra influenzare negativamente la psiche dei protagonisti, credo che sia in assoluto il mio sottogenere preferito, per questo ho deciso di dedicargli un intero Movienight. Per godervi ancora di più la visione di questi film, vi consiglio di trovare un amico disposto a guardarli con voi, di preparare un bel po’ di snack da sgranocchiare per smaltire la tensione e, soprattutto, di ricordare di spegnere la luce.

The Orphanage

Regia: J.A. Bayona

Anno: 2007

Genere: Horror, Drama, Thriller

Cast: Belén Rueda, Fernando Cayo, Roger Princep, Mabel Rivera

Trama: A trent’anni di distanza, Laura ritorna nell’orfanotrofio dove ha trascorso un’infanzia felice, con l’intenzione di risollevarlo dal suo stato di degrado e farne una casa famiglia. Con lei ci sono il marito e il figlio adottivo Simon. Il sogno di Laura si trasforma però in un incubo quando il suo piccolo inizia a comunicare con degli amici invisibili.

Il perché pelato: della triade di oggi sono abbastanza sicura che questo sia il film più conosciuto. Prodotto da Guillermo del Toro, lo consiglierei proprio ai fan del suo meraviglioso “Crimson Peak”. Le atmosfere gotiche, i lunghi corridoi, tutta la conformazione dell’orfanotrofio contribuisce ad aumentare quella sensazione nefasta che qualcosa di orribile stia per accadere. Scritto magistralmente “The Orphanage” non permette allo spettatore di rilassarsi neppure per un secondo. Dei tre, questo è infatti il film che mi ha tenuta in assoluto più sulle spine e al quale ripensando, ho sobbalzato più volte al buio, magari mentre mi avventuravo in piena notte a prendere un bicchiere d’acqua fresca. Ma non fatevi ingannare dalle apparenze: “The Orphanage” non si limita ad essere un ottimo film horror, ma anche la cronaca di una devastante vicenda familiare.

L'ospite

Regia: Lenny Abrahamason

Anno: 2018

Genere: Horror, Mystery, Drama

Cast: Domhnall Gleeson, Ruth Wilson, Will Poulter, Charlotte Rampling

Trama: Siamo nel Warwickshire del secondo dopoguerra quando il Dr. Faraday viene convocato a Hundreds Hall, residenza storica della famiglia Ayres. Affascinato dalla loro dimora sin dall’infanzia, il giovane dottore si ritroverà coinvolto nelle vicende di questa decadente famiglia aristocratica che sembra essere tormentata dai fantasmi di un glorioso passato.

Il perché pelato: Il meno claustrofobico dei tre film proposti è sicuramente “L’ospite”, adattamento del romanzo best seller di Sarah Waters (consigliatissimo anche il corrispettivo cartaceo). Ancora una volta le atmosfere sono gotiche, ma lo spettatore riesce a tirare un sospiro di sollievo grazie ai numerosi momenti ambientati anche al di fuori di Hundreds Hall. Uno dei temi centrali del film è sicuramente la differenza di classe, in particolare tra il Dr. Faraday e la famiglia Ayres. Infatti quando il dottore era un ragazzino, la madre faceva da cameriera nella gigantesca tenuta e la sua fascinazione, quasi ossessione, col luogo e con ciò che rappresenta, benessere e rispettabilità, hanno tormentato a lungo questo giovane della working class, che non avrebbe mai pensato di diventare un confidente per queste persone. Eppure, rincontrandoli dopo molti anni e rendendosi conto della situazione disperata in cui si trovano non smorza il suo entusiasmo nei confronti della casa o della storia che la circonda, facendo capire fino a che punto le differenziazioni di classe possano influire sul modo di pensare e di vivere delle persone. Altra caratteristica che personalmente adoro e che caratterizza anche prodotti come “The Haunting of Hill House” è la dubbia natura dell’infestazione. Per metterla in termini semplici, adoro quando lo spettatore non sa con precisione se è la casa ad essere infestata o chi ci vive dentro ad essere pazzo e questa è proprio un’altra caratteristica de “L’ospite”. In assoluto il meno spaventoso dei tre, comunque si lascia guardare facilmente; unica pecca la durata un po’ eccessiva.

The Lodgers

Regia: Brian O’ Malley

Anno: 2017

Genere: Horror, Drama, Romance, Thriller

Cast: Bill Milner, Charlotte Vega, Moe Dunford, Eugene Simon, David Bradley

Trama: i gemelli Edward e Rachel vivono rinchiusi nella loro decadente tenuta familiare. Rimasti soli, sono in balia di sinistre presenze che di notte abitano la casa e che impongono loro tre regole per una pacifica convivenza: essere a letto per mezzanotte, impedire agli estranei di mettere piede nella tenuta e, infine, è assolutamente vietato cercare di fuggire. L’irrequieta Rachel, però, inizia a mettere in discussione le regole, soprattutto dopo il ritorno in città del veterano Sean; questo la porterà a confrontarsi non solo col gemello, ma anche con le presenze che infestano la loro casa.

Il perché pelato: per ultimo ho lasciato il film che più esplicitamente è e vuole essere horror. Qui non c’è dubbio sulla presenza di qualcosa di malevolo nella tenuta dei gemelli, qualcosa che costringe loro e ha costretto, in passato, il resto della loro famiglia a barricarsi tra le sue mura. Un grandissimo punto a favore di “The Lodgers” sono le ambientazioni: oltre ai decadenti interni della casa, il film si svolge nella bellissima Irlanda degli anni Venti, quindi ci sono laghi e boschi suggestivi in abbondanza. La sottotrama romantica è stata sicuramente la parte che mi è piaciuta di meno rispetto al resto, pur avendo una sua specifica funzione che riesce ad adempire. Se vi è piaciuto “The Woman in Black” del 2012, questo è un perfetto film d’accompagnamento. Bei luoghi, bella regia, una scrittura mediocre ma non terribile, non sarà un nuovo film preferito di sempre, ma sicuramente vi intratterrà e vi coinvolgerà.

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