Telefilm/The Top

The Top | Le serie TV più contorte di sempre

Lo spettatore moderno è sempre più attratto da storie enigmatiche e complesse. Serie TV dalla trama originale e suggestiva, che stimolano, episodio dopo episodio, le nostre cellule grigie. Restiamo affascinati dal mistero, dall’intrigo. Enigmi apparentemente irrisolvibili, su cui si accumulano teorie su teorie, fino al tanto agognato colpo di scena. Negli anni, serie TV di questo genere sono sempre più presenti sul piccolo schermo. Vi propongo una mia personalissima classifica degli show televisivi più meravigliosamente contorte di sempre. Sono presenti alcuni spoiler.

5. Mr Robot

Iniziamo con una serie televisiva a mio parere molto sottovalutata. Mr Robot ci catapulta fin dai primi minuti nel mondo e nella mente di Eliot Alderson (un eccezionale Rami Malek). Eliot è un giovane ingegnere informatico, dalla personalità complessa e delirante. Affetto da ansia sociale, depressione e schizofrenia, il nostro protagonista trascorre le sue giornate ad hackerare le persone in modo da conoscerle e carpire i loro segreti. Un giorno, viene contattato da Mr Robot (Christian Slater), un misterioso anarchico-insurrezionalista, che lo invita ad un unirsi alla FSociety, un gruppo di hacker con l’obiettivo di liberare i cittadini dal giogo delle banche e del capitalismo americano.  La serie, molto apprezzata e premiata alla sua prima stagione, è stata poi molto trascurata dalla critica. Paradossalmente, la prima stagione era sì molto buona, ma risentiva parecchio di palesi influenze e citazioni cinematografiche. A parer mio, è da metà della seconda stagione che lo show inizia ad acquisire una propria identità, delineando maggiormente le personalità dei personaggi e risultando più profonda e riflessiva. Mr Robot trova nel protagonista il suo maggior pregio. Non solo Eliot incarna alla perfezione la definizione di antieroe, ma, soprattutto crea fin da subito una connessione con lo spettatore. Rompendo la quarta parete, Eliot, attraverso i suoi pensieri, ci parla, chiedendoci  continuamente rassicurazioni su quel che sta succedendo. Sì,perché si tratta di una personalità molto instabile e lo spettatore intuirà presto che forse Eliot non è del tutto affidabile. In Mr Robot, il vero enigma risiede nel protagonista e nei suoi demoni. 

4. Lost

Al quarto posto, uno show televisivo imprescindibile e indimenticabile. Un aereo diretto a Los Angeles si schianta su una misteriosa isola. I sopravvissuti, nel tentativo di andarsene, conosceranno pian piano i suoi segreti ed enigmi. Sei stagioni di misteri ed emozioni. Certo, ridurre Lost a queste poche righe risulta quasi offensivo, ma, se si volesse parlare di una serie di tale portata in maniera esaustiva, occorrerebbe dedicarci un lungo e dettagliato articolo a parte. Già nel doppio pilot vengono introdotti alcuni misteri chiave dello show: immediatamente, dunque, lo spettatore si rende conto di essere davanti a qualcosa di più affascinante e complesso di una semplice storia di sopravvivenza. Con il proseguire delle stagioni, se da una parte qualche mistero verrà svelato (soprattutto riguardo ai personaggi e alla loro storia personale), dall’altra ne verranno introdotti altri. La componente del mistero in Lost è come una Matrioska: un piccolo enigma racchiude dentro di sé mille altri misteri. Si pensi, ad esempio, alla storyline degli Altri. Un filo narrativo in cui nulla è come sembra e in cui tutto, ambiguo e indecifrabile, si ribalta di continuo. Purtroppo, questo cumulo di misteri e domande senza risposta ha finito per costituire una sorta di arma a doppio taglio per la serie. Complice il cambio di sceneggiatori, la storia ha finito per giungere ad una conclusione non del tutto soddisfacente: alcuni misteri hanno avuto una risoluzione approssimativa, mentre altri sono proprio rimasti irrisolti. Nonostante questo piccolo grande difetto, Lost è rimasta nella storia del piccolo schermo, per aver saputo coinvolgere completamente lo spettatore nella narrazione. Anche grazie a personaggi meravigliosamente scritti (si pensi a John Locke o Jack Shepard), con cui è facile empatizzare, il pubblico si è trovato emotivamente travolto dalle enigmatiche vicende.

3. Westworld

La medaglia di bronzo ad uno dei migliori prodotti televisivi degli ultimi anni. Sebbene non scevra da qualche difetto di sceneggiatura, Westworld possiede tutti gli elementi per rasentare la perfezione. In un futuro imprecisato, gli esseri umani hanno costruito Westworld, ossia un parco a tema vecchio West americano, in cui le persone possono sfogare le più perverse e brutali fantasie, senza temere alcuna conseguenza. Il parco è popolato dai residenti (in originale “hosts”), ossia androidi dalle sembianze umane, i quali sono programmati per non nuocere agli esseri umani. Ogni residente è inserito in una determinata narrazione e possiede una propria “storia pregressa” che lo rende più realistico e umano. Questo “background” dei residenti è gestito da un team di specialisti, guidato dal dottor Ford (un monumentale Anthony Hopkins), direttore artistico del parco. Ben presto, i residenti cominceranno a manifestare delle anomalie, iniziando a deviare dalle narrazioni e prendendo sempre più coscienza della loro condizione di schiavi degli uomini. La ribellione della macchina contro il suo creatore costituisce un tema molto abusato, ma la serie riesce comunque ad essere originale e innovativa. Si tratta di uno show complesso: molti sono i misteri presentati e molti saranno i conseguenti colpi di scena. Spesso, specialmente nella più intricata seconda stagione, lo spettatore si sentirà confuso e spaesato, eppure non riuscirà a non rimanere terribilmente affascinato da ciò che vede. Westworld riesce a portare sullo schermo temi inquietantemente attuali, come il delirio d’onnipotenza e la perdita di identità dell’Uomo, attraverso una messa in scena eccezionale. Il comparto tecnico rasenta la perfezione (sembra più cinema che televisione), i dialoghi sono suggestivi, ma, ciò che colpisce maggiormente è la caratterizzazione dei personaggi. A tutto tondo, complessi e affascinanti. Interpretati da un cast stellare: da Sir Anthony Hopkins a Ed Harris, da Evan Rachel Wood a Jeffrey Wright. Nel 2020 uscirà la terza stagione: non ci resta che sperare che, alla fine, tutti i misteri avranno una degna ed esaustiva conclusione.

2. Dark

Al secondo episodio uno degli show più chiacchierati e apprezzati degli ultimi tempi: Dark è oggi l‘emblema del “mindblowing”. Ci troviamo a Winden, ai giorni nostri. La piccola (immaginaria) città tedesca è scossa dalla strana sparizione di Erik, ragazzino del luogo. Una notte, alcuni adolescenti si recano presso una grotta nel mezzo del bosco, per recuperare una scorta di droga appartenente ad Erik. Tra di essi, vi è Jonas Kahnwald (il giovane talento Louis Hofmann), protagonista della nostra storia, uscito da poco da un ospedale psichiatrico in seguito al suicidio di suo padre Michael. Durante la notte, i ragazzi vengono sorpresi da una serie strana di luci e lampi. Nello scappare, essi si dividono e perdono di vista il piccolo Mikkel, fratello minore di uno dei ragazzi. Questo evento darà inizio ad una lunga serie di enigmi e misteri, che hanno come protagonista il Tempo. Il tema del viaggio nel tempo è stato più volte affrontato, ma raramente se ne è avuta un’analisi filosofica profonda. In Dark, il Tempo è signore assoluto. Una divinità invisibile, ma implacabile e senza pietà, che si scaglia contro le vite dei personaggi. Ogni individuo non è altro che un’inconsapevole pedina di un gioco molto più grande, di un disegno già stabilito. Lo show presenta una struttura molto complessa, eppure non si perde mai in se stesso. Ogni particolare è studiato nei minimi dettagli, in maniera quasi maniacale. Nonostante spesso e volentieri lo spettatore si sentirà profondamente confuso, pian piano comprenderà che ogni cosa è connessa, che nulla è lasciato al caso. Per ora sono uscite solo due stagioni e, a detta degli autori della serie, ne è prevista solo un’ultima. I primi due capitoli hanno completamente colto nel segno, in particolare la seconda, la quale ci fornisce un giusto approfondimento sui personaggi, non senza lasciare aperte parecchie questioni. Considerata l’ingente portata misterica della serie, Dark forse arriverà a riuscire dove Lost aveva parzialmente fallito. Se tali promesse verranno mantenute, gli enigmi della serie avranno tutti esaustiva conclusione, come un perfetto meccanismo ad orologeria. Questo, ovviamente, senza che manchi una forte componente emotiva. In beffa a tutti coloro che tanto criticano la freddezza dei prodotti tedeschi, Dark ci regala anche molti momenti forti e incredibilmente toccanti.

1.Twin Peaks

Eccoci arrivati al podio di questa classifica. Il primo posto non poteva che essere assegnato alla regina delle serie TV, colei che ha letteralmente aperto le porte alla serialità moderna. Certo, ci sono stati X Files, I Soprano, Lost e Breaking Bad, tutti prodotti indubbiamente innovativi. Ma in principio, all’alba degli anni 90, David Lynch e Mark Frost crearono Twin Peaks. Uno show ben lungi dall’essere perfetto (si pensi ad alcune storylines della seconda metà della seconda stagione), ma talmente originale dal divenire un vero e proprio cult. Sul piccolo schermo, non si era mai visto nulla del genere. Twin Peaks è una piccola e immaginaria cittadina, al confine tra Canada e Stati Uniti. Una mattina, viene trovato il cadavere della giovane studentessa Laura Palmer (Sheryl Lee). A indagare sul caso, un eccentrico agente dell’FBI di nome Dale Cooper (un eccezionale Kyle Maclachlan). L’omicidio di Laura porterà alla luce moltissimi segreti degli abitanti di Twin Peaks. La prima stagione, perfettamente sceneggiata e diretta, ha una struttura semplice e abbastanza lineare. La componente soprannaturale viene solo accennata (principalmente tramite l’espediente del sogno) e l’attenzione del pubblico è totalmente concentrata sull’individuare l’assassino di Laura Palmer. Questo mistero divenne in quegli anni un vero e proprio fenomeno di massa. “Chi ha ucciso Laura Palmer?” è un tormentone che suona familiare ancora oggi. Nonostante questa parziale linearità, ci vengono presentati personaggi pittoreschi e bellissimi. Uno su tutti, l’enigmatica e iconica Signora Ceppo (Catherine E. Coulson). Con la seconda stagione, David Lynch si spinse più oltre, andando a creare una vero e proprio mondo. Si pensi a BOB, al nano o alle due Logge: elementi originali e affascinanti, a cui, in seguito, molti altri registi si ispirarono. Più si andava avanti con le puntate, più la storia diveniva strana e contorta. Il culmine venne raggiunto con il revival, andato in onda nel 2017, ossia ventisei anni dopo il finale della seconda stagione. Il revival ha ricevuto pareri contrastanti, in quanto la trama è talmente complessa, onirica e destabilizzante da non incontrare il gusto di tutti.  Chi, come la sottoscritta, l’ha apprezzata, vi ha trovato al suo interno la poetica lynchiana nella sua forma più pura. Scene deliranti, personaggi grotteschi, frasi sconnesse potrebbero risultare scadenti in mano ad un regista qualsiasi, ma, se tutto ciò è scritto e diretto da Lynch, risulta eccezionale. Forse Twin Peaks non è lo show migliore della classifica, ma è senz’altro colui che ha per primo presentato e fatto apprezzare la complessità in televisione. 

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