Telefilm/The Handmaid's Tale

Recensione | The Handmaid’s Tale 3×10 “Bear Witness”

Forse ci siamo.

Dico forse perché sembrava dovessimo esserci già due mesi fa, con questa benedetta rivolta, e invece abbiamo dovuto aspettare episodi interi di approfondimento sui personaggi, ma adesso finalmente le cose iniziano a muoversi. Parte tutto da dove ci eravamo lasciati la settimana scorsa, con June al capezzale di Natalie/OfMatthew che promette di rubare il futuro a Gilead facendo uscire i bambini illegalmente, e in questo episodio si muove davvero per mettere la macchina di salvataggio in funzione. Grazie alla signora Lawrence trova nel seminterrato di casa i documenti di trasferimento dei bambini strappati alle madri dopo la formazione di Gilead. Trova addirittura alleati per questa potenziale missione suicida tra le Marthe, tra le Ancelle (inclusa una Janine in veste di Ribelle the Brave che riesce ad essere felice anche quando June le mente dicendole che suo figlio vive in California sulla spiaggia e omettendo il fatto che sia morto in un incidente per non recarle ulteriore dolore) ma soprattutto nella sua stessa casa. Il Comandante Lawrence infatti prende posizione e le procura un mezzo per trasportare i bambini e far fuggire così anche sua moglie, sempre più mentalmente instabile. Le motivazioni dietro questo suo gesto non sono del tutto ammirevoli – di certo non si sta mobilitando per amore della rivoluzione – ma ci arriviamo. L’importante è sapere che dalla settimana prossima si muoveranno parecchio le acque (ed era ora…).

At least it wasn’t you

Ma cosa ha spinto Lawrence ad imbarcarsi nella rivolta? Facciamo un passo indietro su questo personaggio: finora non mi era ancora particolarmente chiaro da che parte stesse, visto che aveva aiutato Emily a fuggire ma allo stesso tempo era annoverato tra i fondatori di Gilead, una delle menti più brillanti al suo interno nonché definito dalla moglie criminale di guerra in uno dei suoi deliri. Di questo suo allontanamento dall’ortodossia se ne sono accorti anche Fred, Serena e George (il comandante che li aveva ospitati a Washington ndr), che provano ad estrometterlo del tutto dalla direzione del paese facendo leva sul fatto che in quel nucleo familiare non si sia ancora compiuto “il miracolo della vita”. Così portano si presentano tutti e tre a casa Lawrence, portandosi dietro anche un medico e Zia Lydia. Lo scopo? Forzare la cerimonia con June. Cerimonia che non si era ancora consumata per volere di lui ma soprattutto della moglie, che una volta resasi conto della situazione dà di matto e sostiene che forse sarebbe meglio venire messi tutti insieme appassionatamente al muro pur di evitare quella situazione.

Ovviamente la Cerimonia ha luogo, con il tentativo di renderla più asettica possibile, ma per evitare spiacevoli riproduzioni, Lawrence passa sottobanco a June delle pillole contraccettive. Potrebbe venire sbranata dai cani se la scoprissero, ma è un rischio che sono pronti a correre… Cosa abbiamo capito, quindi? Che per il Comandante Lawrence il sistema di Gilead va bene finché non lo tocca personalmente, finché non viola la sua, di intimità. Solo quando lo stato che ha contribuito a creare penetra nella sua vita privata e la sconvolge capisce che forse c’è qualcosa che non va e decide di ribellarsi per salvare prima di tutti sua moglie e poi se stesso. Una mossa egoista, che non lo innalza certo a paladino della Resistenza, ma a questo punto meglio di niente.

Ovviamente, Fred e Serena non potevano limitarsi a questo show dell’orrore e ci ricordano con una scena alla fine che stanno continuando a lavorare per riprendersi Nichole. Lei, che non è stupida ma solo tanto tanto stronza egoista, propone una via alternativa a quella ufficiale e cioè farsi aiutare da quell’uomo che l’aveva accompagnata in Canada cinque episodi fa e che aveva provato a sedurla senza successo. Ho paura di come potrà svilupparsi la faccenda…

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