La sesta stagione di The 100 si è aperta su un mondo che avrebbe potuto essere fatale in termine di ascolti, soprattutto perché si rischiava di incorrere in una ripetizione; sono infatti innegabili i parallelismi con la prima puntata della serie. A parere mio, nel corso degli anni The 100 è migliorata sempre di più, giungendo al culmine proprio con l’arrivo su Sanctum. Sembra che anche gli autori abbiano preso in parola l’ammonimento di Jasper: do better.


Fino ad ora siamo stati abituati a un mondo spoglio, desolato, sempre sull’orlo della distruzione. Adesso invece ci troviamo davanti a una terra florida e colorata che rimane, però, una realtà ancora inesplorata. Come i fiori più belli, anche Sanctum nasconde delle insidie: è velenoso e pieno di inganni, un nuovo mondo costruito sul sangue e sul sacrificio. I cento vengono messi alla prova sin dal primo istante, da un’eclissi che pone i personaggi di fronte a se stessi, che li obbliga ad affrontare i propri demoni e tutto ciò che hanno fatto per sopravvivere, portandoli, infine, alla morte o all’omicidio. È in questo contesto che conosciamo i Prime, coloro che guidano Sanctum abitando corpi altrui per poter vivere in eterno, sacrificando e annullando la mente di persone cresciute per quest’unico scopo e onorate, addirittura felici di asservirgli.
Dopo aver dormito per più di cent’anni e aver scoperto il destino di Monty e Harper, i cento hanno ben più di un demone da affrontare. Per loro è passata solo qualche ora, non si rendono conto del tempo trascorso, e le ferite sono ancora fresche e sanguinanti. Clarke deve fare i conti con se stessa e con gli altri per tutto quello che fatto, Octavia deve togliersi il peso di Blodreina dalle spalle, Raven deve metabolizzare quel breve momento di felicità che le viene concesso prima di perdere Shaw, Abby deve giocare a scacchi con la morte per salvare Kane.
Una volta accolti su Sanctum, dopo aver affrontato i loro peggiori ricordi durante l’eclissi, vengono messi subito sotto accusa. Il leader di Sanctum, l’affascinante Russel interpretato dalla new entry JR Bourne, viene a conoscenza di tutto quello che è successo in precedenza. Questo porta all’allontanamento di Diyoza, che si unirà poi a Octavia, cacciata da Bellamy e sola nel bosco, e alla sfiducia nei confronti di Clarke, colpevole di aver distrutto la Terra. Complici le precedenti esperienze in merito ai Nightblood, capiamo subito che qualcosa non va dal momento in cui i nuovi ospiti si accorgono del sangue nero di Clarke. The 100 mantiene quindi dei punti fermi: l’importanza del sangue, il sottile confine tra giusto e sbagliato, la complessità dei personaggi, il collegamento tra Becca e tutto ciò che accade ai cento. C’è infatti una sola caratteristica che accomuna i ragazzi sacrificati per permettere ai Prime di abitare i loro corpi: il sangue nero. Le menti dei Prime vengono caricate su delle schede di memoria identiche alla fiamma e inserite negli ospiti, la cui volontà viene cancellata e sostituita da quella dei Prime. Un omicidio in piena regola, sebbene le vittime siano consenzienti.

Clarke viene quindi uccisa da Russell, deciso a riportare indietro la figlia che lui stesso aveva trucidato, secoli prima, a causa dell’eclissi. Una volta abitato da Josephine, il corpo di Clarke comincia a muoversi e agire in modo diverso. Josephine è il villain perfetto: è furba, intelligente, manipolatrice ed egocentrica, a tal punto da riuscire a portare dalla sua parte anche Murphy. Il ragazzo non ci mette molto a farsi convincere e capisco, anche se non approvo, le scelte che ha preso in questi primi episodi. Clarke è morta ed è un fatto dal quale non si può tornare indietro, che senso avrebbe muovere guerra per perseguire una vendetta che non porterebbe a nulla se non a un massacro? La controfferta è l’immortalità e Murphy si accorge subito di quanto Josephine sia pericolosa. Così, per l’ennesima volta, tradisce il gruppo. Del resto si è meritato il suo soprannome per una ragione: come gli scarafaggi, se può salvarsi lui lo fa. Sembra cambiare direzione, tuttavia, quando si rende conto che invece, nelle profondità della mente di Josephine, Clarke esiste ancora.


Essendo una Nightblood artificiale, è riuscita a resistere e a non essere cancellata. La ragazza si è persa nei suoi ricordi e nelle sue paure, lasciandosi cullare, per un momento, dall’illusione che la sua famiglia sia al sicuro, dal sollievo di non dover più prendere decisioni per nessuno se non per se stessa e dalla possibilità di regalare a Josephine quel corpo ferito e martoriato. Vorrebbe lasciarsi tutto alle spalle, dimenticare le scelte atroci che ha dovuto compiere per fare in modo che gli altri sopravvivessero, lasciarsi avvolgere dall’oblio della morte. Ma Clarke è una combattente, non può permettere che altri prendano decisioni per lei, e trova quindi il modo di far sapere a Bellamy che è lì, che è viva e che è pronta a sfrattare Josephine dalla sua pelle.
Tuttavia non è l’unica a subire le decisioni altrui, poiché mentre Clarke si ritrova confinata nel suo stesso corpo, Kane si risveglia in quello di qualcun altro. Dall’inizio della stagione, l’unica preoccupazione di Abby è Marcus, a tal punto da non rendersi conto della morte della figlia. Capisco quanto possa essere intenso il desiderio di volerlo riportare indietro e del resto, se sia giusto permettere a qualcuno di vivere a discapito di altri o no, è l’interrogativo umanitario della stagione. Abby crede che Marcus meriti una possibilità, e sposta la sua mente su una scheda che verrà poi inserita in un giovane volontario, ma non si chiede se sia anche il volere dell’uomo, rischiando di perderlo per sempre.

Passando sul fronte Octavia, ritroviamo la giovane Blake in missione con Diyoza, un duo che funziona in maniera sorprendente e ci accompagna nella scoperta degli altri abitanti di Sanctum: i figli di Gabriel, colui che ha riportato indietro Josephine per la prima volta creando il sistema della reincarnazione e che ci viene presentato dai Prime come il vero villain. Pervaso dall’orrore di ciò che il suo gesto ha scatenato, Gabriel è, invece, proprio la persona di cui i cento hanno bisogno per restituire agli abitanti di Sanctum il controllo sul proprio corpo e sulla propria vita che, per i Prime, non ha alcun valore poiché rimpiazzabile e riciclabile. È sempre grazie a questo duo che veniamo introdotti a quella che molti ritengono la storyline della prossima stagione: un’anomalia in grado di accelerare il corso degli eventi ma anche di curare le ferite del corpo, che ha richiamato a sé Diyoza tramite il viso della figlia non ancora nata.
Ed eccoci arrivati, quindi, alle domande con cui ci ha lasciati l’ultima puntata. -Jordan sopravvivrà? Il gesto che ha compiuto salvando il corpo di Delilah è stato senz’altro nobile, ma la sua morte mi farebbe molto arrabbiare in quanto non ci è stato dato modo di conoscerlo davvero, considerato che da quando è apparso ha passato il tempo a correre dietro alla prima ragazza che ha visto (che non avesse più di cent’anni). D’altra parte, sempre per lo stesso motivo, non cambierebbe poi molto se ci lasciasse adesso.
-Diyoza riuscirà a sfuggire all’anomalia? Adoro il suo personaggio, e sono convinta che sarebbe una grandissima perdita se venisse eliminata dallo show. Sono anche convinta che Diyoza, così spietata e materna al tempo stesso, sia l’unica a poter raggiungere il fondo del baratro per riportare Octavia in superficie. Considerando la direzione presa dai due personaggi negli ultimi episodi, però, potrebbe accadere il contrario, trasformando Octavia nell’eroina della situazione pronta a salvare Diyoza e parte di se stessa con lei.
-Come svilupperanno le dinamiche tra Bellamy e Josephine, e Bellamy e il corpo di Clarke, adesso che sono rimasti soli e il tempo concesso al cervello della ragazza sta giungendo al termine?
-In che direzione volgerà la serie? La settima stagione si baserà sull’anomalia o su Madi, che dopo aver scoperto della morte di Clarke è stata assorbita e assoggettata dagli ideali sbagliati del Comandante Oscuro, arrivando a cercare vendetta tramite l’omicidio dei Prime?
E mentre aspettiamo le risposte di cui abbiamo bisogno, io sono felice di potervi accompagnare lungo questo percorso verso il finale di stagione che, ne sono certa, ci riserverà molte sorprese.

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Valeria