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Throwback | Cuore Selvaggio – Le Nostre Estati Bollenti Prima di Netflix

Non nascondiamoci più: sicuramente tutti noi abbiamo accompagnato le nostre nonne e persino le mamme nella visione di qualche appassionante telenovela durante la nostra infanzia-adolescenza.


Alla fine degli anni ’80, primi ’90, in Italia sono diventate molto popolari produzioni argentine con Andrea del Boca, Gabriel Corrado, Jorge Martínez (Celeste, Perla nera, Manuela), colombiane come Betty la fea e venezuelane con Grecia Colmenares (Topazio). Recentemente ci si è rivolti anche ad un target più giovane tanto da diventare Violetta e Il mondo di Patty tra le serie più viste di Disney Channel. Naturalmente questo genere televisivo nato in America latina ha conquistato molti altri paesi, evolvendo le proprie trame e non rimanendo più relegato a ruolo di tappa buchi televisivo tra un varietà e un programma comico.
La telenovela è un genere seriale che già negli anni 50 riscosse un buon successo passando dalle radio brasiliane alla tv e riuscendo a competere anche con la soap opera, di durata maggiore e dalla struttura più complessa dato anche il folto cast che ne fa parte.
In genere la telenovela supera i 100 episodi, è prevalentemente melodrammatica e tocca vari argomenti come l’amore, la famiglia, l’uguaglianza sociale e altri magari più attuali o delicati come la criminalità, il contrabbando ecc. La struttura è molto semplice perchè di solito ruota intorno ad una coppia o una famiglia e l’happy ending è quasi sempre assicurato, in quanto c’è una basilare contrapposizione tra il Bene e il Male, di conseguenza, gli umili, le vittime devono ottenere un premio e i cattivi, i potenti, essere puniti.

Effettivamente rispetto alle telenovela più recenti, quelle delle nostre nonne, ci proponevano sempre lo stesso incipit: la povera ragazza che fa la conoscenza di un uomo benestante che la sottrae al suo stato di miseria. Senza contare la scarsa qualità dei dialoghi e dei costumi, contrariamente a serie più recenti dove le scene in esterna sono notevolmente aumentate dando più spazio a temi anche più vicini a noi come il narcotraffico (El cartel – amore e narcotraffico). Tuttavia c’è un’eccezione in quegli anni che si è distinta: Corazon selvaje (Cuore selvaggio), classe 1993 e trasmesso anche su Rete 4.
Oltre all’ottimo lavoro di doppiaggio che può contare sulle voci di Luca Ward, Giuppy Izzo e Chiara Colizzi, e la vittoria di numerosi premi persino di un Telegatto, quello che colpisce è una trama chiara e avvincente in “sole” 160 puntate. È diffcile dire che ci non siano davvero dei momenti morti, ripetizioni o flashback, ma la storia è ben organizzata e non si ritorna mai sullo stesso punto per due volte consecutive. Raro persino nelle serie tv odierne. Per ironia della sorte entrambi gli attori protagonisti, Eduardo Palomo (impeccabile anche nei panni del suo stesso padre) e Edith Gonzaléz, sono venuti a mancare e quindi è sfumata l’idea di un seguito (accantonata da anni) che avrebbe visto la storia di Juan proseguire con i suoi figli (un Elisa di Rivombrosa 3).
La storia parte nel passato con Francesco Aleardi della Valle (nell’originale Francisco Alcazar y Valle), un ricco latifondista, proprietario della tenuta di Campo Real, che un giorno scopre di aver avuto un figlio illegittimo da una donna ormai morta. Il ragazzo vive quasi per la strada ed è considerato un selvaggio e chiamato Juan del Diablo. Alla fine Francesco decide di portare Juan a Campo Real e di riconoscerlo contro il volere della moglie Sofia (Sofiae), esprimendo il suo desiderio di dargli il suo cognome in una lettera indirizzata all’amico avvocato, Manera (che in una precedente versione aveva interpretato Juan), ma poco dopo muore cadendo da cavallo. Sofia scaccia il ragazzo per separarlo dal figlio Andrea (Andrès) e nel frattempo decide di pianificare il matrimonio del figlio con la figlia maggiore di una sua cugina, donna Caterina d’Altomonte (dona Catalina de Altamira). Passati 15 anni, Andrea conosce Anna (Aimeé), sorella di Beatrice (Monica), la sua promessa, decidendo di sposarla. Tornata a San Paolo (nell’originale, San Pedro), Anna conosce Juan del Diablo, che, oramai, si è fatto strada grazie al commercio, al contrabbando e ai consigli dell’avvocato Manera. Beatrice, saputo il rifiuto di Andrea, chiede di entrare nel convento in cui è stata educata. Nel frattempo Juan, parte per far fortuna e sposare Anna scoprendo solo dopo che la ragazza ha deciso di sposarsi con Andrea. Juan riavvicinatosi al fratello, però, inizierà ad apprezzare Beatrice e capire quale sia la vera natura di Anna…

Cuore selvaggio è l’esempio di un ottima telenovela messicana in costume. C’è uno studio attentissimo alla caratterizzazione dei personaggi, che nonostante siano numerosi sulla scena, sono ben dosati, non ci sono quasi mai storie di troppo. Piacevoli persino le storylines della “gente” di Juan. Soprattutto non c’è nessuno che scompare nell’oblio senza ricevere il giusto premio o punizione, come la cameriera fidata di Anna, pettegola e ingenua cospiratrice che perderà la vista. Nonostante l’inizio quasi austeniano con la contrapposizione di due sorelle agli antipodi, Beatrice e Anna, confronto che si può trasportare anche sui due fratellastri, Andrea e Juan, delle due d’Altomonte solo Beatrice avrà una vera evoluzione ben giustificata dagli eventi circostanti.

Da ragazza di paese, educata in un convento, a sorella che vuole difendere il buon nome della famiglia, macchiato dal comportamento frivolo di Anna, a giovane moglie attiva nella vita del marito che, incoraggiata da lui stesso, cercherà una sua dimensione anche al di fuori di questi intrighi. Con Beatrice si assiste anche ad uno sprazzo di femminismo di fine 800 con la sua volontà di vivere non solo da sola, ma di cominciare anche a lavorare. Se il confronto tra le sorelle non sussiste perchè Anna resta vittima dei suoi stessi tranelli, mettendo in luce, più che la bontà di Beatrice la sua intelligenza, per gli uomini bisogna fare un discorso a parte. Juan ed Andrea sono diversi, ma in fin dei conti due bravi ragazzi che cercavano una riconciliazione e che non hanno mai avuto davvero un motivo per odiarsi. Ognuno di loro, in un momento durante le vicende, ha provato odio, rancore ed ha cercato di attuare una vendetta ai danni dell’altro. Eppure l’abbraccio finale ci fa dimenticare la perdita di senno di Andrea, che forse era oltremodo giustificato nella sua pazzia, in quanto si è scoperta pedina nelle mani di più persone anche a lui care.

Ogni scelta fatta in questa telenovela è in linea con il personaggio che è stato creato: Anna non si pentirà mai, nemmeno in punto di morte e agonizzante attuerà la sua ultima vendetta. Sciocca, meschina ed egoista fino alla fine. Ha preferito morire piuttosto che darla “vinta” agli altri. Un gioco di potere che le è costato la vita, forse premeditatamente. Sofia, dopo aver controllato per tutta la vita il figlio, subirà la legge del contrappasso: verrà abbandonata proprio da lui e invece Juan, nonostante le vicissitudini alla Edmond Dantés, non perderà mai la sua passionalità e il suo amore per Beatrice, anzi incalanerà le sue energie verso nuovi lidi, eliminando la violenza dalla sua vita, dimostrando sempre più di essere una persona migliore rispetto a tutti gli altri, come afferma lo stesso Andrea.
Effettivamente la famosa lettera di Francesco che attestava le sue ultime volontà verso il figlio illegittimo, resterà solo il pretesto per far muovere la storia in quanto i suoi personaggi hanno una forte volontà propria e non è di certo una lettera che afferma che Juan è un Aleardi che porterà tutti gli altri a considerarlo tale.

Una storia così, sui nostri schermi non era facile da trovare. Cuore Selvaggio è quanto di più lontano ci possa essere da una telenovela. Molto vicina a produzioni in costume recenti per intrighi e recitazione. La lotta tra i due fratelli, a metà strada tra Heathcliff e Poldark, è molto più profonda di quanti ci si aspetti da questo genere.
Corazon selvaje è attuale, appassionate e a modo suo un ever green. Da recuperare.

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