Il male non è spettacolare ma umano, e dorme nel nostro letto e mangia al nostro tavolo.
(WH Auden)
Siamo soliti ad immaginare il Male come qualcosa di estraneo e lontano da noi. E’ nella natura umana: non riuscendo a concepirlo e temendolo al tempo stesso, tendiamo a costruirne un’immagine personale e distorta. Il Male rappresenta per noi una sorta di mostro che è semplice riconoscere. Ma se esso, nella sua forma più vile, risiedesse nel magnetico sorriso di un affascinante giovane?
Ted Bundy- Fascino Criminale (in originale Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile, parole del giudice che condannò definitivamente Ted Bundy) possiede il pregio di esprimere con efficacia questo concetto. Il male risiede tra noi, nelle persone più insospettabili e rassicuranti.
Il film inizia con un espediente banale, ma sempre buono: un flashforward. E’ il 24 gennaio 1989 e il serial killer Ted Bundy (Zac Efron) sta per essere giustiziato sulla sedia elettrica per i brutali omicidi di molte giovane donne. Dopo anni di separazione, decide di andarlo a trovare la sua ex fidanzata Elizabeth Kendall (Lily Collins), che aveva creduto fino all’ultimo alla sua innocenza. La donna gli chiede di confessarle la verità. Si era davvero innamorata di un mostro?
Segue un lungo flashback sulla storia di Ted Bundy, dal punto di vista di Elizabeth. Il loro primo incontro, avvenuto nel 1969, ci mostra un Ted dolce, rassicurante e protettivo. I due si innamorano e iniziano una relazione. Cinque anni dopo, le notizie annunciano la scomparsa di molte giovani donne e alcuni testimoni forniscono l’identikit di Bundy alle autorità. Ted viene arrestato e in seguito identificato da Carol DaRonch, giovane che era riuscita a fuggire da un suo tentativo di rapimento. Ted Bundy viene quindi arrestato e dichiarato colpevole nello Utah. Poche settimane dopo, viene incriminato per l’omicidio di un’altra donna e per questo trasferito in Colorado. L’uomo, grazie alla sua intelligenza e furbizia, riesce a fuggire per ben due volte, per poi venir definitivamente catturato in Louisiana. Lì, accusato di molti raccapriccianti omicidi, verrà definitivamente condannato. Il processo fu morbosamente seguito dai media e scioccò l’opinione pubblica.
La pellicola si concentra principalmente sul rapporto tra Ted e Elizabeth. Il regista Joe Berlinguer, anche grazie all’uso di molti primi piani, descrive alla perfezione il sentimento di attrazione-repulsione, amore-odio che prova la giovane donna, sprofondata nell’alcolismo per il dolore patito. Ho apprezzato molto questa scelta, perché siamo soliti ignorare il trauma che le persone vicine a questi individui subiscono. Anche Elizabeth è una vittima di Ted Bundy. Un plauso alla bravissima Lily Collins, attrice sottovalutata, ma molto espressiva. La Collins dà anima e corpo ad un ruolo delicato e complesso, regalandoci la performance migliore del film.
Un altro aspetto peculiare di Ted Bundy- Fascino Criminale è la totale assenza di scene violente. Il regista ha infatti scelto di sacrificare volutamente questo aspetto, per concentrarsi completamente sulla percezione che aveva il pubblico di Ted Bundy. Un uomo brillante, di bell’aspetto e molto affascinante. Chi avrebbe creduto che egli fosse in grado di compiere quegli atroci delitti? Persino durante il processo finale, l’aula è colma di donne, sue ammiratrici, convinte della sua innocenza perché totalmente ammaliate dal suo carisma. Lo stesso spettatore fatica ad immaginarselo (almeno fino all’ultima scena) in questa veste. Una scelta a mio parere azzeccata, perché ci porta a riflettere a fondo sulla falsità delle apparenze. Ci sono innumerevoli prove. Ted Bundy è uno spietato serial killer. Dobbiamo accettarlo, nonostante il suo carisma e il suo fascino.
Veniamo ora al cast, ma soprattutto alla fatidica domanda: Zac Efron è stato all’altezza del ruolo? Certamente non si tratta di uno degli interpreti più capaci della sua generazione, complici probabilmente i suoi ruoli passati di “idolo delle ragazzine”. Efron però, impegnatosi al massimo per questo ruolo, si è dimostrato molto convincente. Non solo la sua performance è buona, ma soprattutto adatta per il punto di vista adottato nel film. Sembra che Zac Efron si sia davvero deciso a dare una svolta alla sua carriera e questa performance, nonostante non mi senta di definirla l’interpretazione della vita, riesce in questo intento.
Come comprimari, da segnalare principalmente Jim Parsons e John Malkovich. Il primo, celebre per impersonare Sheldon Cooper in The Big Bang Theory, si mostra semplicemente perfetto. Il ruolo del rigido e deciso procuratore Larry Simpson gli calza a pennello. Malkovich riesce ad essere magistrale in pochi minuti di apparizione, nel ruolo del giudice che condannò Ted Bundy.
Nonostante tutti questi pregi, non mi sento di elogiare completamente questa pellicola. Joe Berlinger aveva tra le mani una storia raccapricciante quanto affascinante e ciò che manca al film è un serio approfondimento su questo aspetto. Ted Bundy deve apparire normale al pubblico e allo spettatore, ma in realtà non lo era. Avrei preferito che si insistesse maggiormente su questo dualismo psicologico, magari inserendo più informazioni biografiche su Bundy. Oppure, che si approfondisse la morbosità dei media, qui solo vagamente accennata, per il celebre processo finale. Insomma, manca quel quid in più e per questo motivo non mi sento di definire questa pellicola davvero memorabile.
In conclusione, Ted Bundy- Fascino Criminale è un film ben girato e interpretato, dal messaggio sociale molto importante, a cui manca però il coraggio di andare oltre la superficie.
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