Film

Recensione | La Llorona – Le lacrime del male

L’universo sorto con L’evocazione si amplia sempre di più fino ad arrivare al suo sesto film, esordio di Michael Chaves nel quale visioneremo tutto un certo campionario horror che continua a intrattenerci anno dopo anno. Fin dal soggetto possiamo intuire come la pellicola del regista americano, sposi benissimo tutti i cliché cui siamo abituati, tuttavia nel cinema e specialmente in quello horror, è importante come si mettono in scena suddetti cliché. Come il precedente lungometraggio appartenente all’universo cinematografico, anche in questo caso ci sarà uno spirito maligno da scacciare che assume delle fattezze innocenti (in The Nun era una suora, mentre nel film in analisi è una sposa). Entrambi i prodotti audiovisivi appena citati non hanno nulla di particolare, ma conoscono esattamente il loro punto di forza: la creatura demoniaca. In quest’ultima, risiedono il fascino della pellicola e il desiderio di conoscere, cosa potrebbe mai permettere a una madre, a una sposa piangente, di uccidere i bambini altrui?

1973, Los Angeles. L’assistente sociale Anna Tate-Garcia a causa della perdita di suo marito, deve cercare quanto meglio può, di trovare il tempo per famiglia e lavoro. Sarà proprio quest’ultimo attraverso varie circostanze a farle incontrare la Llorona, un essere che brama i suoi bambini più di qualsiasi altra cosa. Da qui potete benissimo immaginare cosa succederà alla famiglia, ci si rifugerà nella chiesa e in Dio, scoprirete il passato del demone e l’arma per debellare la presenza spiritica. Niente di speciale, ma c’è tutta la consapevolezza di voler fare un horror semplice senza pretese. Così come The Nun, l’essere demoniaco è il miglior elemento del film, a causa della sua apparente innocenza legata a qualcosa di terrificante, non è certamente la prima creatura a possedere questa natura (basti pensare a It il pagliaccio), tuttavia è sempre molto forte la sua apparizione all’interno del fotogramma.

La Llorona è una figura di origine messicana legata all’amore materno e a una tragedia familiare esplorata pochissimo nel film, mentre la sua presenza cinematografica, è stata mostrata numerose volte e più recentemente con “Km 31” diretto da Rigoberto Castañeda. Dispiace che non si è riuscito a rappresentare in modo più interessante l’amore verso i propri figli, difatti al contrario de “La Madre” di Muschietti, il lavoro di scrittura sui protagonisti e il loro disagio provocato dalla perdita, risultano davvero deboli e deludenti.  Non c’è assolutamente nulla di male nel fare un horror convenzionale, tuttavia essendo un prodotto legato a The Conjuring, ci si aspetta un impegno maggiore nel trattare alcune dinamiche narrative.

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