Quando è stato annunciato Legacies, lo spin-off di The Vampire Diaries e The Originale, devo dire che il mio livello di scetticismo era alle stelle perché credevo che due serie per un totale di 13 stagioni e 263 episodi avessero raccontato più che a sufficienza le il TVDverse in tutte le sue sfaccettature, comprese le varie epoche storiche, le diverse ambientazioni e tutte le creature sovrannaturali che abbiamo incontrato a partire dal 2009. Ho deciso, però, di dare comunque una possibilità a questo nuova fatica di Julie Plec, un po’ perché se c’è un teen drama io lo guardo, un po’ perché il mio lato quindicenne aveva voglia di fare un salto a Mystic Falls ma soprattutto perché ero prontissima a demolirlo e a parlarne male. E invece, con mia sincera sorpresa, sono rimasta piacevolmente colpita dal pilot per poi trovarmi completamente catturata da questa serie già verso metà stagione. Legacies è un gioiellino: un perfetto connubio tra gli struggimenti amorosi e le dinamiche di The Vampire Diaries e le tinte più dark e mature di The Originals. Non ho idea di come la Plec sia riuscita a tirare fuori tutto ciò da un concept banalissimo., come quello della Scuola Salvatore per esseri sovrannaturali, eppure ci è riuscita, rendendo interessante qualcosa che, in realtà, somiglia molto ad una versione più aggiornata delle prime stagioni di The Vampire Diaries.
Partiamo proprio dal legame con i due “genitori” di Legacies e chiariamo subito che non è necessario aver visto né TVD né The Originals per seguire bene lo show e questo è un grande punto a suo vantaggio. Legacies, infatti, ha moltissimi legami con entrambe le serie madre ma cammina da solo e questo permette di non scoraggiare chi si sta avvicinando per la prima volta a questo universo, spingendolo magari a voler recuperare anche le altre due serie, ma non rendendolo un passaggio obbligato per poterne seguire la trama. D’altro canto, però, gli elementi n comune con The Vampire Dairies e The Originals fanno sì che, per chi ha amato ed è vissuto per anni in questo universo, scatti immediatamente l’effetto nostalgia che lo farà sentire a casa nei corridoi della Salvatore Boarding School, pur non essendoci mai davvero stato, se non per qualche sporadica scena. In questo senso, Legacies ha la straordinaria capacità di conciliare la familiarità di un mondo che abbiamo già imparato a conoscere in passato con la sensazione che in realtà
ci sia ancora molto da scoprire a riguardo. Proprio in quest’ottica è stata fatta la scelta di accantonare i vampiri, i licantropi e le altre creature che già conoscevamo, per concentrarsi su mostri più classici come la fenice, Medusa, i draghi e altri elementi che discendono direttamente dal folklore tradizionale. Questo non significa che vampiri, streghe e licantropi non siano presenti, anzi, i protagonisti appartengono quasi tutti a queste tre specie, ma i loro problemi non sono il focus dello show. Non ci sono sacche di sangue ogni due minuti, vampiri che non riescono a controllarsi e che catalizzano l’attenzione su questa loro difficoltà per interi episodi o lupi mannari che devono imparare a gestire la rabbia per non ferire i loro amici. Queste tematiche sono presenti, in parte, ma sono affrontate da un punto di vista del tutto nuovo rispetto a TVD; quindi ci ritroviamo con MG che fondamentalmente è uno squartatore, come lo era Stefan, ma viene indagato di più il suo legame con la famiglia, così come Rafael è sì un neo-licantropo,
ma gli effetti di questa sua nuova natura vengono indagati soprattutto a livello psicologico. Va da sé che questa scelta sia stata fatta per non ripetere cose giù viste e riviste in passato, ma resta comunque un’ottima decisione in virtù del fatto che, come ben sappiamo grazie alle sagge parole di Damon, i vampiri non vanno più di moda. Legacies riesce ad affondare le sue radici nel terreno già preparato con TVD e The Originals ma le usa solo come basi per costruire qualcosa di nuovo, espandendo ulteriormente un universo che già è piuttosto vasto.
Il world building, però, è solo uno degli elementi per costruire una buona narrazione fantastica. L’altro è rappresentato dai personaggi, dalla loro caratterizzazione e dalle relazioni che li coinvolgono. Anche in questo senso Legacies ha fatto un ottimo lavoro, presentandoci qualcosa di noto ma in chiave moderna e rivisitata. Mi piacerebbe soffermarmi su ognuno di loro per analizzarli e per parlare delle varie storyline che li riguardano.
- Hope
Non si può che cominciare da lei, non fosse altro perché è il perno della serie, nonostante con l’andare degli episodi lo show diventi sempre più corale e costruisca gradualmente il gruppo che andrà ad affrontare le forze del male. Hope Miakelson, figlia di Hayley e Klaus, è unica nel suo genere, essendo un tribrido (strega, vampiro e licantropi) ma è anche una protagonista che per il suo background somiglia molto ad Elena Gilbert. I suoi genitori, infatti, sono morti e lei cerca di vivere la sua vita con normalità, combattendo ogni giorno con questo immenso dolore e riparandosi dietro uno scudo di finta superiorità che ben presto si rivelerà essere solo una facciata. Ed è proprio il modo in cui reagisce e si comporta che la rende diversa da Elena, nonostante e due abbiano vissuto molto simile. Hope è forte, tosta, indipendente, non si lamenta e non si piange addosso. Non scrive sul suo diario che oggi sarà
diversa, lei lo mette in pratica. Non si perde in chiacchiere e non si crogiola nel suo dolore, lo combatte e lo affronta, cercando anche di dimenticarlo e superarlo. Ma è pur sempre un’adolescente che ha perso tutto e alla fine anche lei crolla. tra l’altro fra le braccia di Lizzie, la persona che meno ci saremmo aspetti di vederle vicino in quel momento. La stagione è strutturata in modo da far diventare Hope l’eroina che è destinata ad essere, regalandole però un lato fragile e vulnerabile che la rende molto più vicina agli spettatori, perché a nessuno piacciono i personaggi perfetti in cui è sostanzialmente impossibile ritrovarsi. Hope si innamora, si apre con Landon, appiana le sue divergenze con Lizzie, ricalibra il suo rapporto con Josie, non lascia spazio a fraintendimenti con Rafael e alla fine si sacrifica per salvare tutti, proprio come suo padre ha fatto prima di lei. Va da sé che tornerà nella seconda stagione perché senza di lei non può
esistere Legacies, ma intanto abbiamo assistito ad una crescita sostanziale del personaggio che all’apparenza sembrava già più che formato fin dal primo episodio. Come per l’universo in cui è ambientata la serie, sembrava che anche su Hope ci fosse ben poco da dire e, invece, abbiamo scoperto che il suo margine di crescita è ancora molto ampio.
- Landon
Landon è il classico personaggio che all’inizio della stagione sembra essere messo lì giusto per fare l’interesse amoroso della protagonista bella e cazzuta ma che non deve metterla in ombra e, invece, anche lui è cresciuto molto nel corso degli episodi, guadagnandosi il suo spazio e slegandosi dal personaggio di Hope. Buona parte del suo cambiamento è dovuto alla scoperta di essere sovrannaturale, nello specifico una fenice, che gli permette finalmente di sentirsi parte di qualcosa nella sua vita. Il suo primo impatto con la scuola, infatti, è molto negativo perché anche lì si è sentito fuori posto. Proprio come era sempre stato il ragazzo orfano costretto a sopravvivere ai margini della società, anche alla Salvatore School si è
sentito uno sciocco umano che non doveva intralciare chi ha i poteri e quindi un destino più importante del suo. La scoperta di far parte di quella cerchia di ragazzi speciali e di non essere poi tanto diverso da loro, ha fatto sì che Landon acquistasse fiducia in se stesso e che, di riflesso, potesse diventare un sostegno per chi gli sta intorno, a cominciare da Hope che si è sentita tanto sicura da rivelargli i suoi sentimenti e da farsi vedere vulnerabile. Il loro rapporto è uno dei più sani e autentici che si sia visto nelle serie tv teen negli ultimi anni. Hope e Landon sono due ragazzi che imparano a conoscersi, a fidarsi, a proteggersi l’un l’altro e che diventano una coppia perfettamente equilibrata perché tutto viene fatto con i tempi giusti. Non ci sono grandi momenti, ma ci sono tanti piccoli istanti che contribuiscono a costruire il loro legame e a renderlo solido. Il bacio prima che lui vada via, lei che gli chiede di essere il suo ragazzo, il discorso davanti al camino, la canzone che lui compone,
canta e suona per lei, il litigio, la reunion e le dichiarazioni, tutto queste cose contribuiscono a rendere il loro rapporto una bolla sicura e, allo stesso tempo, uno spazio di crescita protetto per entrambi. Nonostante il loro essere straordinari che li porta a dover affrontare ogni volta una nuova e pericolosa creatura, Hope e Landon sono due adolescenti che si guardano imbarazzati e non sanno come dirsi quanto si amino. E va bene così, va più che bene perché loro due sono anche questo e sarebbe stato un peccato rinunciare a questo aspetto solo per esaltare il loro lato sovrannaturale
- Lizzie
Ancora più di Hope e Landon, Lizzie rappresenta la parte più oscura dello show, quella che in TVD è del tutto mancata. Lizzie è infatti una strega, una delle due gemelle della Congrega Gemini ma è soprattutto una ragazza con degli evidenti problemi di salute mentale legati alla gestione della rabbia, problemi che Legacies non si fa scrupolo a mostrare e a trattare per tutta la stagione, rendendoli una delle tante sfaccettature del personaggio, come possono esserlo l’egocentrismo e l’acidità, perché ricordiamoci che una persona non è la sua malattia. Le crisi di Lizzie non ci vengono mostrate una volta e poi dimenticate per sempre, l’accompagnano in tutta la stagione e si adattano alla sua crescita, diventando anche uno strumento fondamentale. Lizzie, infatti, è l’unica in grado di aiutare e capire Hope nel momento in cui ha un crollo durante Miss Mystic Falls e per quanto paradossale possa essere che ci sia proprio lei lì a consolarla e a sostenerla, è una delle scelte più intelligenti che si potesse fare, soprattutto perchè è il culmine di un percorso che ha portato le due a ricongiungersi dopo anni in cui Lizzie l’ha sempre mal tollerata per via delle attenzioni che Alaric le ha sempre dedicato, sottraendole, a suo dire, a lei e a sua sorella Josie. L’egocentrismo è sicuramente il tratto distintivo di Lizzie ma lo è anche l’ingenuità con cui non si rende conto di quanto tenda ad accentrare tutta l’attenzione su di sé e buona parte della sua crescita durante la stagione riguarda proprio la presa di coscienza del fatto che
non possa essere sempre lei il centro di tutto e che lasciare spazio agli altri non è per forza un male. Questo si vede sia con Hope che nel rapporto con la sua gemella che cambia del tutto nella parte finale della stagione. Lizzie è uno dei personaggi che ha la crescita più evidente e mi auguro che la sfruttino ancora in futuro per parlare in modo più approfondito di certe tematiche.
- MG
Non è un caso che io ve ne parli subito dopo Lizzie. Al di là del conclamato interesse che lui prova nei suoi confronti e che lei per ora non ricambia, ma che sappiamo tutti le scatterò quando lui si farà passare questa cotta e cercherà di andare avanti con qualcun altro (il tempismo nei teen drama, che cosa meravigliosa), trovo che i due abbiano avuto un percorso simile per certi versi. Sono partiti molto in sordina e poi sono sbocciati. MG è partito come la spalla comica della serie e come il migliore amico di Josie, ma con il passare degli episodi al suo personaggio è stata data una profondità quasi inaspettata. Tutta la questione con la sua famiglia è una più che riuscita metafora di cosa voglia dire non essere accettati per quello che si è dalle persone che dovrebbero amarti di più al mondo e il suo riscatto nel finale è un chiaro messaggio di come non valga la pena reprimersi per far contenti gli altri. In questo senso MG è un eroe quanto lo è Hope perché abbraccia del tutto la sua natura, raccoglie il coraggio a due mani e libera le ragazze intrappolate, schierandosi contro
la sua stessa madre. O forse tutto questo l’ho immaginato io perché non ho più l’età per Legacies e vedo interpretazioni complesse laddove non esistono; magari Julie Plec voleva solo inserire un momento in stile “I was feeling epic”.
- Rafael
Dopo tante belle parole doveva arrivare una nota dolente che per me è appunto rappresentata dal lupo mannaro amico fraterno di Landon. Sarà che io non sopporto i licantropi dai tempi di Twilight e che la cosa non è mai cambiata, ma Rafael è l’unico personaggio che non sono riuscita ad apprezzare. È noioso, ripetitivo, si trascina da un luogo all’altro senza un senso, millanta questo grande amore per Hope che in realtà non si basa su nulla, se non su un ballo di pochi minuti, e non si preoccupa nemmeno troppo di nasconderlo, tanto che sia la diretta interessata che Landon lo hanno capito. Suppongo che con loro tre si volesse ricreare la stessa dinamica del triangolo tra Damon, Elena e Stefan ma per ora mi sembra che non ci siano speranze in tal senso. E no, non come non c’erano quando Elena diceva “it’s always gonna be Stefan” ma poi la vedevamo avvicinarsi a Damon giorno dopo giorno. Qui questa possibilità, per quanto visto fino ad ora, non è proprio contemplata. Hope ha occhi solo per Landon e vede Rafael solo come un amico in difficoltà da aiutare e, a dirla tutta, ci sono quasi già probabilità che inizi a provare interesse per Lizzie piuttosto che per lui.
- Josie
Josie per me è stata croce e delizia di questa stagione. L’ho amata nella sua fragilità, nel suo mettersi in secondo piano, nei suoi lunghi silenzi e nel suo stare sempre in disparte, ma ho anche aspettato con trepidazione il momento in cui si sarebbe risvegliata da questo torpore e sarebbe finalmente diventata protagonista della sua stessa vita. Il suo rapporto di co-dipendenza con Lizzie e soprattutto il fatto che lei viva per aiutare e sostenere sua sorella senza ricevere in cambio neanche un decimo delle stesse attenzioni, sono stati una delle parti più irritanti della stagione, soprattutto perché ci sono diversi momenti in cui si è portati a pensare che Josie abbia davvero capito
che deve combattere per se stessa e per il suo posto del mondo, ma l’episodio dopo la ritroviamo di nuovo a disposizione della sorella, come se non fosse successo nulla. La situazione viene stressata all’inverosimile, forse anche troppo. Niente sembra distogliere Josie da questa sorta di ruolo da dama di compagnia che quasi si autoimpone e che porta avanti con una dedizione che sarebbe quasi invidiabile se tutto questo non la stesse distruggendo e annullando. Josie non fa nulla, subisce passivamente ogni capriccio di Lizzie e supporta ogni sua crisi, mettendosi sempre al secondo posto. Niente sembra servire a farle aprire gli occhi. Lizzie si prende Rafael incurante del palese interesse di Josie nei suoi confronti, la eclissa durante la loro festa di compleanno, è gelosa del rapporto con Hope e cerca di ostacolarlo, non capisce quanto per Josie
sarebbe importante avere un rapporto con la loro vera madre e non si rende nemmeno conto che Josie potrebbe voler partecipare a Miss Mystic Falls come vera concorrente e non solo come una pedina per la vittoria di Hope; eppure Josie la lascia fare, almeno fino a quando tutto questo non le costa la perdita di qualcuno di veramente importante per lei: Penelope. A pensarci è quasi assurdo, dopo tutto quello che le è successo, che l’unica cosa che riesca a scuoterla e a farle capire che deve smetterla di sminuirsi è il perdere la sua ex-fidanzata, con cui ha un rapporto di amore e odio ma che poi si rivela essere l’unica ad aver sempre lottato per lei, in modi che nemmeno Josie aveva capito. Il momento in cui Penelope la guarda dalle scale di Miss Mystic Falls e le chiede cosa avrebbe fatto quando non ci sarebbe più stata lei lì a combattere al
suo posto è emblematico di quanto il cambiamento di Josie, a cui si assiste nel finale di stagione, non sarebbe mai avvenuto se Penelope non avesse fatto tutto ciò che ha fatto, inimicandosi chiunque, prima fra tutti Josie che l’ha odiata quasi fino all’ultimo istante della sua permanenza nella scuola, non capendo che tutte le azioni di Penelope avevano come unico obiettivo quello di aiutarla.
- Penelope
L’ho lasciata per ultima non perché non sia stata importante ma perché è in assoluto il mio personaggio preferito della stagione. In questo caso è inevitabile tirare in ballo un paragone con TVD perché Miss Penelope Park è la copia al femminile di Damon Salvatore, con giusto qualche aggiunta femminista qua e là che rende il personaggio ancor più perfetto. “Selfish” vi dice nulla? Ecco, appunto. Penelope è strafottente,. sarcastica, bella e consapevole di esserlo, egoista (all’apparenza), ha una classe innata in tutto quello che fa e un savoir fair che la rendono carismatica e magnetica. È uno di quei personaggi capaci di attirare l’attenzione solo entrando in una stanza. Questa, però, è solo la facciata perché, proprio come era per Damon, in realtà la ragazza nasconde un cuore d’oro e tutte le sue azioni sono motivate da un un unico fine: salvare Josie da se
stessa. Penelope non è un’eroina nel senso classico del termine, non è Hope e non è Stefan, non si sacrifica per il bene del mondo perché non è quel tipo di persona. Penelope è l’eroina personale di Josie. Quando si tratta di lei, indossa il suo mantello (in senso più o meno figurato) e corre a salvarla. Lei è l’unica a notarne l’assenza durante la festa per i sedici anni delle gemelle, lei le fa vincere la carica di rappresentante delle streghe, lei la spinge a prendersi cura di se stessa, lei le dice di quanto meriterebbe di vincere Miss Mystic Falls proprio come fece Caroline e sempre lei porta Josie a fare ricerca sulle fusione che lei e sua sorella dovranno affrontare. Tutto quello che Penelope fa è per Josie, non per tornare insieme a lei, ma per lei. L’unica missione di Penelope è far capire a Josie che deve smetterla di mettersi al secondo posto perché, presto o tardi, questo potrebbe costarle ls sua stessa vita. Ad essere onesti e obiettivi, cosa che io in questo
caso fatico ad essere, quello di Penelope non è l’obiettivo più nobile del mondo, perché ha come fine ultimo quello di permettere a Josie di prevalere su Lizzie, ma forse è questa la cosa che mi piace di più. Penelope non ci viene mai spacciata per quello che non è, non è la salvatrice della patria e non le interessa nulla di nessuno che non sia Josie (e anche qui si spreca l’ennesimo parallelismo con Damon a cui importava solo che Elena prendesse la cura e fosse felice, a prescindere da quali danni questo avrebbe potuto arrecare agli altri). Quella fra Josie e Penelope è la storia d’amore più bella raccontata in questa stagione e anche una delle più belle che io abbia visto negli ultimi anni in una serie tv. Non è un amore platonico, puro e perfetto; è un amore vero, forte, intenso, fatto di scontri, di muri che devono essere abbattuti e di sacrifici, anche estremi. È un amore passionale, che consuma, avventuroso e anche pericoloso per la sua forza dirompente. La finisco qui perché potrei andare avanti per ore a parlare e non mi sembra il caso, però se volete suggerirmi a
quale divinità io debba rivolgere tutte le mie preghiere affinché lei torni nella seconda stagione, sappiate che ve ne sarei molto grata. Mi rifiuto di pensare che il saluto straziante con Josie sia stata la sua ultima apparizione in Legacies così come non voglio nemmeno immaginare che Jojo posso stare con qualcuno che non sia Penelope.
Penelope Park vince a mani bassi anche il premio per la miglior battuta non che frase più iconica dell’intera stagione:
In realtà ci sarebbe anche il povero Alaric di cui parlare ma c’è ben poco da dire. Il suo ruolo è rimasto praticamente lo stesso di The Vampire Diaries. Il povero Ric, infatti, continua ad essere l’unico adulto umano in mezzo ad un branco di ragazzi sovrannaturali con gli ormoni in subbuglio, è sempre sepolto tra i suoi libri alla ricerca di un metodo per uccidere un mostro di cui fino a pochi minuti prima non si conosceva neanche l’esistenza, il whiskey è ancora la sua bevanda preferita, nonostante non abbia più il suo storico compagni di bevute, e soprattutto la sua proverbiale sfiga in amore lo accompagna imperterrita, tra Jo tornata in vita giusto per ricordargli quanto sia infelice e Emma che ha lasciato la città. Insomma, se c’è una certezza e che il titolo di Mister “mai ‘na gioia” sarà sempre il suo.
Tirando la fila di questa lunga disamina, posso dire che la prima stagione di Legacies è stata una vera scoperta e che ora non vedo l’ora che inizia la seconda. Non avrei scommesso un centesimo sulla riuscita di questo show e ora mi ritrovo afflitta e affranta perché non so come affrontare i mesi che ci separano dai prossimi episodi. È stata una prima stagione molto introduttiva che ha costruito con i tempi e i modi giusti le basi per tutto ciò che avverrà in futuro ma è stata anche in grado di regaleci momenti emozionanti e carichi di tensione. Se proprio dovessi trovare una pecca, oltre alla presenza di Rafael, sarebbe quella della dinamica del “mostro della settimana” riproposta un po’ troppe volte, che però è perdonabile essendo classica della fase iniziale di ogni show sci-fi. Inoltre anche questa struttura è stata funzionale a costruire il finale di stagione che, in realtà, si configura come il vero inizio di questa storia. Ormai il gruppo è formato, i personaggi hanno iniziato i loro differenti percorsi di crescita, le dinamiche per le sotto-trame amorose sono state esplorate tutte lasciando molte porte aperte e il nemico principale (Malivore) è stato ben delineato; ora non ci resta che tuffarci a capofitto nella nuova stagione e vedere cosa la penna di Julie Plec e del suo team ha in serbo per noi. Spoiler: tanti disagi, molti struggimenti e poche gioie.
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