Faccio subito un mea culpa: sono una di quelli che sostiene che dopo la morte di Ciro Di Marzio, Gomorra non sarà più lo stesso. Era una delle colonne portanti della serie e infatti la sua assenza si è sentita fin dal primo minuto, ma non voglio trarre conclusioni affrettate basandomi solo sui due nuovi episodi.
Vedremo tra un paio di settimane se ho ragione oppure no.
Ci eravamo lasciati più di un anno fa con la morte dell’Immortale, sacrificatosi ai Confederati per l’eterno nemico-amico Genny, e ci ritroviamo poco dopo l’omicidio, con un Savastano ancora sconvolto. Lo vediamo piangere giusto per quei trenta secondi e poi rialzarsi, perché se abbiamo capito qualcosa di questa serie, è che la vendetta fa girare il mondo.
È una vendetta rapida e non troppo pulita, con una bomba in pieno centro abitato per ammazzare chi lo aveva costretto a sparare a Ciro, ma che si trascina dietro una serie morti indesiderate tra i civili.
È però una vendetta che porta ad una spartizione equa dei territori di Napoli e della gestione del traffico di droga tra i vari clan, quindi alla tanto agognata pace, la cui garante sarà Donna Patrizia, l’esempio vivente che facendo il doppio gioco si sbanca sempre nella vita.
Il motivo di questo passaggio di testimone si fa chiaro nel secondo episodio, ambientato ad un anno di distanza: Genny ha deciso di abbandonare la malavita per realizzare il suo sogno da Famiglia del Mulino BiancoTM ed entrare nel mondo dell’imprenditoria. Così, prende Azzurra e Pietro Jr (che per comodità da qui in avanti chiameremo Sassolino Savastano) e si trasferisce in una villetta che si trova in quella che è l’equivalente televisivo della terra dei fuochi, con lo scopo costruire in zona l’aeroporto più grande della Campania.
Tra i vari fili conduttori di questa stagione c’è dunque l’importanza della famiglia. Gomorra ci ha sempre abituato a dei rapporti parecchio disfunzionali, tra padri che esiliano figli e mariti che ammazzano mogli, mentre stavolta abbiamo un ritratto vagamente più sano.
Genny decide di abbandonare la camorra per amore di Azzurra e di Sassolino, anche se la famigliola non troppo felice fa fatica a liberarsi della nomea di malavitosi. Si vede soprattutto quando cercano di organizzare la festa di compleanno per il bambino, che ovviamente sarebbe stata sobria ed elegante come la parata funebre di Don Pietro, ma nessuno dei suoi compagni di scuola accetta l’invito.
Nessuno vuole avere a che fare con loro, ma Genny non ci sta e, spinto dall’amore paterno, si presenta in classe con clown e regali da distribuire a tutti per festeggiare, sempre sotto il segno dell’umiltà. Okay, qualcuno potrebbe dire “magari anche meno”, ma cosa deve fare un padre quando vede il proprio figlio emarginato per colpe che non ha?
Tuttavia, nonostante lui tenti di crearsi una certa normalità, i suoi collaboratori per il progetto dell’aeroporto sembrano parecchio intenzionati a sfruttare la fama del loro nuovo datore di lavoro per ottenere ciò che vogliono il prima possibile. Alla fine non succede nulla di diverso da un po’ di estorsione condita da aggressione, perché i soldi puliti evidentemente non hanno lo stesso sapore di quelli macchiati col sangue di gente che ha la sola sfortuna di trovarsi in mezzo a gente senza scrupoli. Gomorra, oltre ad alcune delle famiglie più disfunzionali della TV, ci ha abituato anche ad una certa dose di violenza…
Comunque, in questi due episodi iniziali non succede nulla di eclatante e gli autori non fanno altro che mettere in chiaro cosa ci dovremmo aspettare da questa stagione: una pace a Napoli che ha le ore contate fin dal momento in cui è stata suggellata e un Genny che cerca la sua strada fuori dalla criminalità. Ma anche questo, chissà quanto effettivamente durerà…
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