Telefilm/The OA

Recensione | The O.A. 2×05 e 2×06 “La medium e l’ingegnere”, “Specchio specchio”

Da amante delle case infestate e dei viaggi “on the road”, questi due episodi di The OA non potevano offrirmi materiale migliore su cui scervellarmi ed emozionarmi. La quinta puntata è costruita come un vero e proprio puzzle, del quale è possibile capire l’immagine completa solo alla fine.

In apertura siamo catapultati in un sogno del Dr. Roberts, sogno che potrebbe tranquillamente costituire una sbirciata verso un universo parallelo: vediamo infatti Homer stesso che si reca in una baita, proponendo ad una donna sconosciuta di scambiare della legna con della pelle; il ragazzo sembra essere alla ricerca di una pelle che ricordi quella di colei che ha toccato solo una volta. La venditrice misteriosa gli mostra una serie di schiene umane e lo invita a usare tutti i suoi sensi per riconoscere la pelle della sua amata. Sembra strano, ma dopo la piovra non ci si stupisce più di niente. Risvegliato dal sogno Homer decide finalmente di accendere il cervello e fare delle ricerche su Rachel; si introduce quindi di nascosto nello studio del Dr. Percy, dove scopre una serie di nastri e, ascoltando quello segnato sotto il nome “Ruskin”, viene a conoscenza della storia della casa di Nob Hill.

La voce di Pierre Ruskin racconta di come la casa sia stata costruita su un’antica sorgente sacra ai nativi americani, convinti che essa avesse il potere di dare lo sguardo di Dio agli sciamani. La coppia che aveva acquistato il terreno, formata da una medium e un ingegnere, era in disaccordo su come agire dopo la scoperta: la moglie non voleva più costruire in quel luogo sacro, ma il marito la convinse a creare una casa che funzionasse come un puzzle, dove solo i più meritevoli sarebbero riusciti a raggiungere la rivelazione nascosta dietro il rosone nell’attico, mentre coloro che non ne sono degni, sarebbero rimasti intrappolati per sempre. Per ottenere questo risultato l’ingegnere progettò la casa basandosi sui sogni della medium, che aveva iniziato a ritenere se stessa e il marito dei “custodi”. La donna partecipava regolarmente a delle riunioni di un gruppo con altre mogli di importanti ingegneri, con lo scopo di preservare le zone verdi della città; tornando un giorno da uno dei loro incontri la medium trovò il marito nell’attico in stato comatoso e il rosone della casa aperto. La donna si convinse che l’ingegnere avesse visto qualcosa di sconvolgente oltre quel rosone, qualcosa che lei non poteva cogliere perché non aveva raggiunto quel luogo affrontando il puzzle. Proprio in questo momento il Dr. Roberts viene richiamato al telefono dove, da una clinica, gli confermano che Rachel non è mai stata trasferita lì.

Il Dr. Percy si sta intrattenendo intanto con la viaggiatrice inter-dimensionale francese, che sembra già conoscere questa particolare linea temporale infatti, mentre Hap prepara in bagno una siringa per ucciderla, lei chiama il 911 per segnalare la presenza di una donna comatosa nella camera. Dopo di che i due hanno un rapporto, che lei interrompe dicendo al dottore di “aggrapparsi a quel sentimento”, perché esso è il carburante necessario. La donna poi si alza e tira fuori cinque piccoli cubi che si rivelano essere robot capaci di eseguire i movimenti. Così la donna lascia questa dimensione e Hap entra in possesso dei cubi, cosa che non lascia presagire nulla di buono.

Karim e Prairie sono ancora in fuga dal locale dove la ragazza è quasi stata uccisa e, attraverso un tunnel stretto come una bara, scoprono l’entrata segreta di Nob Hill, collegata allo strano night club attraverso un pozzo. Una volta risaliti in superficie i due si ritrovano nell’atrio con la doppia scalinata curva che sembra però non portare da nessuna parte; capiscono dunque che bisogna risolvere un puzzle con le mattonelle del pavimento, affinché si possa aprire un qualsiasi passaggio. Una volta risolto l’enigma però i due si ritrovano separati.

Prairie, dopo aver attraversato un lungo corridoio, si ritrova in una stanza dove avverte dei bisbigli concitati. Strappata la carta da parati scopre l’esistenza di una finestra e, affacciatavisi, si rende conto che le voci provengono dagli alberi e dal vento. Incoraggiata dalle loro parole la ragazza si lascia cadere tra i rami e raggiunge quello che sembra essere un universo sotterraneo, mistico, luminoso, una di quelle ambientazioni da brividi che solo questa serie può offrire. Gli alberi la avvertono di un pericolo all’orizzonte: colui che vuole possederla farà un’importante scoperta e l’unico modo per proteggersi è formare una tribù con qualcuno che sta già viaggiando per raggiungerla. Inoltre gli alberi ci chiariscono anche alcune cose su Nina, come il fatto che fosse una medium (così come la proprietaria originale della casa) ed è questo il motivo per cui riusciva a comunicare anche con Vecchia Notte, perché sapeva ascoltare la natura; l’ultima cosa che gli alberi le dicono è che Nina rappresenta la chiave.

Il percorso di Karim nella casa non è meno strano: l’uomo è rimasto intrappolato in una cameretta dove, addormentatosi, fa nuovamente l’incubo in cui cade da una grande altezza. Una volta superato il panico di rimanere chiuso lì si decide ad indagare scoprendo un passaggio segreto sotto il letto, passaggio che lo conduce in una stanza dove è stato posto un modellino della casa. Quando Karim prova ad aprirne il rosone inizia a sgorgare dell’acqua e una porta si socchiude. Oltre questa porta sembra di entrare in un paesaggio lunare, spoglio e pieno di crateri da cui spuntato inquietanti figure che cercano di tirare via il detective; inseguito da queste strane persone Karim si precipita oltre un’altra porta che stavolta lo conduce in una stanza degli specchi illuminata di quel rosso che sembra caratterizzare la seconda stagione. Nella stanza c’è una figura incappucciata che gli intima di continuare ad attraversare le porte: questa figura si rivela essere Fola, la ragazza che, appena all’inizio delle indagini, lo aveva aiutato ad installare Q Symphony sul cellulare. Deciso a trascinarla fuori di lì Karim rompe gli specchi e corre fuori dalla casa con la ragazza che, all’aperto, sembra aver perso i sensi e, come ci mostra un suo primo piano, un seme, uguale a quello che Percy aveva estratto dall’orecchio di Liam, sta crescendo anche nella ragazza.

Fino al terzo episodio questa stagione ci ha coccolati, facendoci credere di sapere cosa stesse succedendo, o almeno di poter conquistare facilmente le risposte necessarie a comprendere l’andazzo generale della storia. Dopo il polipo cosciente, la casa con una porta che si affaccia sulla Luna (o un qualche altro strano pianeta con dei crateri) e gli alberi parlanti, credo che la confusione sia unanime e le domande si siano accumulate: Homer si risveglierà prima o poi? Cosa significava quel sogno delle pelli? E’ possibile un collegamento tra il gruppo di donne di cui faceva parte la medium e il fatto che gli alberi siano coscienti? In fondo lo scopo di quelle riunioni era proprio di salvaguardare le zone verdi della città. Inoltre non è ancora stato rivelato il volto di Ruskin, chi sarà? Qualcuno che già conosciamo? Che fine ha fatto Nina e quanti altri viaggiatori inter-dimensionali ci sono? E quei germogli che spuntano nell’orecchio di chi è stato a Nob Hill sono, ancora una volta, collegati agli alberi? Insomma, pensavamo di stare ricevendo delle risposte e invece eccoci con mille domande in più.

La sesta puntata ritorna a seguire i cinque ragazzi e BBA, in fuga dalle autorità, convinte che facciano parte di un culto pericoloso guidato dalla mite professoressa. Questo episodio fa una cosa che odio, eppure la fa in maniera così emozionante ed efficace che è stato impossibile non commuoversi. Ciò di cui parlo consiste nel prendere un personaggio, approfondirlo, dargli più screen time del solito, farti realizzare che forse lo hai sottovalutato un po’ troppo, fartici affezionare nel giro di quaranta minuti e poi farlo morire drammaticamente lasciandoti in una valle di lacrime. Nel caso specifico parliamo di Jesse, chiaramente accostato alla figura di Theo, il gemello di BBA, anch’egli morto per un’overdose.

La morte di Jesse ci regala alcuni dei momenti più intensi di tutta la serie: la disperazione dei ragazzi che cercano di riportarlo in vita con i movimenti di OA, la fuga di Steve, intenzionato a danzare anche tutto il giorno pur di poter riavere indietro Jesse. Che dire, ormai Netflix ha capito che creare un personaggio di nome Steve, egoista e spaccone nella prima stagione, e trasformarlo in un giovane padre premuroso nella seconda, è una formula che conquista i cuori di tutti e decide, giustamente, di approfittarne.

Il grande ritorno di questo episodio è quello di Elias, chiamato da French, per aiutare i membri rimanenti dei cinque angeli. Finalmente viene chiarito che Elias è un loro alleato, ma soprattutto un alleato di OA, forse un’altra versione di quella figura fraterna rappresentata anche da Karim. Sicuramente l’agente è a conoscenza dell’esistenza di altri viaggiatori inter-dimensionali e spiega ai ragazzi che le dimensioni sono collegate attraverso gli spazi. Fingiamo di aver compreso cosa intende e andiamo avanti. Il succo di questo botta e risposta è che, come originariamente proposto da Jesse, la prossima tappa del gruppo sarà l’ospedale di Treasure Island. Apprezzo tantissimo che, variando dalla norma, la “prescelta” del gruppo sia BBA, una donna avanti con gli anni e maldestra, piuttosto che il solito ragazzino avventuroso; è chiaro infatti che le doti da medium della donna sono le più sviluppate: fa sogni premonitori, è la prima a rendersi conto che nella stanza del motel non sono soli, ma che ovunque intorno a loro ci sono presenze.

Insomma, ci avviamo ad una chiusura di stagione che sicuramente avrà molte domande a cui rispondere. Per ora l’unica certezza che ho è che non vedrò mai più una puntata di The OA senza un pacchetto di fazzoletti a portata di mano.

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