American Gods/Telefilm

Recensione | American Gods 2×03 “Muninn”

Il quarto episodio di American Gods riprende la storia esattamente da dove ci eravamo interrotti: il sacrificio della Bersekir Betty, la macchina di Wednesday. Uno dei tanti pregi di questa serie è riuscire a dare un’aura di credibilità e misticismo persino alla scena di una macchina che viene sfasciata e, efficientemente, si reincarna subito dopo. Dai detriti del treno Wednesday recupera Mad Sweeney e Laura, praticamente mutilata, e insieme i tre si recano da Ibis per ricucire la ragazza. Nel laboratorio del dio egizio Wednesday propone a Laura di accompagnarlo da Argo, il dio dai mille occhi, che potrà farla tornare umana; contrariamente Mad Sweeney vorrebbe che la donna andasse con lui a New Orleans dal Barone (probabilmente riferendosi alla divinità vudù Baron Samedi).

Intanto il povero Shadow, abbandonato da Wednesday che ha fiducia nelle sue capacità di sopravvivenza, si trascina per i boschi vicino all’autostrada e qui incontra Muninn, il corvo di Odino. L’animale gli dice di recarsi a Cairo per cercare gli egiziani. Con queste poche informazioni e venti dollari in tasca Shadow riesce a racimolare un passaggio da Sam, giovane ragazza di origini cherokee. Nel raccontargli la sua storia Sam dà a Shadow un consiglio importante: se vuoi trovare pace con te stesso devi cercare nella storia dei tuoi antenati o lasciar stare. Sebbene in una situazione opposta a quella del romanzo è emozionante vedere Sam così ben rappresentata e personalmente non vedo l’ora che la sua storyline venga approfondita e magari anche arricchita, come già è stato per altri personaggi secondari.

Come sempre è la voce di Ibis che ci informa sulle vicende della figura centrale dell’episodio: Argo. Quando Zeus vide la dea dei fiumi, se ne innamorò e decise di possederla; sua moglie e sorella, Era, trasformò la donna in giovenca, come punizione divina, Per impedire poi al marito di raggiungerla mise Argo a custodia dell’animale, ma ciò non fermò Zeus che mandò Ermes ad uccidere il dio. Tuttavia la volontà di Era era più forte e Argo rinacque in America, diventando dio della sorveglianza, facilmente incline ad un’alleanza con le nuove divinità, capaci di fornirgli più fedeli e di migliorare così il potere della sua vista.

Lo stesso Mr. World decide di inviare Technical Boy da Argo per riparare una falla nel sistema che non ha permesso di sorvegliare Shadow durante l’intero viaggio in macchina. Ad accompagnare il ragazzino tecnologico ci sarà New Media, l’upgrade della vecchia Media. I miei sentimenti nei confronti di questo nuovo personaggio rispecchiano quelli di Technical Boy: fastidio e costernazione, ma immagino sia ancora presto per dare un giudizio completo e, in fondo, prendere il posto di Gillian Anderson è un lavoro che darebbe filo da torcere a chiunque. I due arrivano nel magazzino dove Argo vive e New Media lo convince a fornirle la banda larga, così da potersi espandere, in cambio della possibilità di sorvegliare tutti i suoi followers e subscribers. Non so cosa stia succedendo nel mondo degli sceneggiatori televisivi, perché improvvisamente sembrano essersi tutti appassionati ai tentacoli come mezzo di comunicazione; spero che questo idillio duri poco perché i risultati sono abbastanza grotteschi. Per fortuna la connessione viene interrotta dall’intervento di Laura che, seguendo gli ordini di Wednesday, uccide Argo il doppiogiochista.

Per arrivare alla divinità dai mille occhi il percorso di Laura e Odino è stato più complicato: hanno dovuto attraversare infatti diversi ricordi della divinità, compiendo ogni volta un sacrificio per poter continuare ad avanzare. Una volta arrivati alla forma più recente di Argo e compiuto il suo sacrificio, Laura torna finalmente ad essere viva. Pur decisa a continuare a proteggere Shadow viene abbandonata da Odino che le spiattella in faccia la scomoda verità: a lei non interessa davvero del marito, è mossa esclusivamente dall’egoismo, dal volersi sentire viva a tutti i costi.

Durante questa scalata ci sono due possibili indizi sulle vicende future della serie: innanzitutto quando Laura parla del fascio di luce dorata che circonda Shadow, Wednesday sembra particolarmente interessato, anche se non ne spiega la ragione. Sempre Wednesday pronuncia poi una frase molto importante, significativa per chi conosce il romanzo e da tenere a mente per chi sta seguendo la serie: il cambiamento richiede sacrificio.

Scene più leggere e d’intrattenimento sono quelle che coinvolgono Salim e Ifrit (meravigliosi nel loro sidecar, di una dolcezza inesprimibile), in viaggio per recuperare Gungnir, tenuta sotto la custodia del dio mutaforma Iktomi. Insieme alla lancia Iktomi invia a Odino anche un germoglio, di cui non è ancora chiara l’utilità (germogli e tentacoli, forse gli sceneggiatori di American Gods hanno passato troppo tempo in compagnia dei creatori di  The OA?). I veri e propri momenti di comicità sono invece riservati a Mad Sweeney, che cerca disperatamente di trovare un mezzo di trasporto per andare a New Orleans e, dopo una serie di sfortunati tentativi, si ritrova sull’autobus di una band di musicisti cattolici.

Come previsto da Odino, Shadow riesce ad arrivare sano e salvo da Ibis e Jacquel, per iniziare così una nuova fase del viaggio. Il rallentamento nel ritmo della narrazione sembra sottolineare la funzione di questo episodio come passaggio e preparazione del terreno per le vicende future, in vista anche della metà di stagione. La stessa aggiunta del personaggio di Argo (assente nel romanzo) sembrerebbe essere funzionale solo nel far avanzare la storyline di Laura che costituisce il punto di svolta più importante dell’episodio o almeno quello che potrebbe avere le maggiori conseguenze. Per dirlo possiamo solo aspettare la prossima puntata che, già dal trailer, sembra molto più intensa e drammatica.

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