Salve a tutti! Eccoci tornati all’appuntamento settimanale con la serie thriller True Detective. Dopo il cliffanger della scorsa settimana, siamo finalmente entrati nel cuore della storia. Nel 1980, l’indiano Woodhard compie una strage, uccidendo sia i suoi assalitori sia alcuni poliziotti. Roland ( Stephen Dorff ) viene ferito ad una gamba, mentre Wayne ( Mahershala Ali ) si ritrova faccia a faccia con Woodard. Nonostante la paura e la rabbia provate, il detective non può che provare una certa compassione per l’indiano, come lui reduce da una guerra traumatica e vittima di continue discriminazioni. Ma, a malincuore, è costretto ad ucciderlo per salvare la propria vita, in una scena molto intensa e piena di suspence. Qualche giorno dopo i poliziotti trovano nel giardino di Woodard lo zainetto di Will e la felpa di Julie: deducono così ( erroneamente, come scopriamo, già dal pilot, nella fascia temporale del 1990 ) che l’indiano sia l’assassino, chiudendo velocemente il caso.
Intanto, negli anni 90, Wayne continua a lavorare con Roland al caso Purcell. Convinto di aver riconosciuto Julie nel video di sorveglianza della farmacia, interroga dei ragazzi di strada: uno di loro racconta di aver conosciuto una ragazza bionda che affermava di essere “una principessa nelle stanze rosa”, alla ricerca del fratello perduto. Questo riferimento fiabesco non può che farci venire in mente le inquietanti citazioni soprannaturali e fantastiche sul Re Giallo. Un collegamento tra le due stagioni è continuamente accennato, come un leitmotiv ancora da scoprire e comprendere.
Intanto, Hays ha un rapporto sempre più difficile e conflittuale con la moglie Amelia (Carmen Ejogo): la accusa di essere una donna egoista e in cerca di fama, che pensa solo a raccogliere informazioni per il proprio libro, incurante dei dolori che il caso Purcell ha causato e continua a causare alle persone. Nonostante Amelia sia un personaggio intrigante e ben interpretato, noi spettatori non possiamo che essere d’accordo. La donna non si rende conto delle ripercussioni emotive che il delicato caso ha sul marito: sembra che il suo unico obiettivo sia trovare scoop. A proposito della donna, sul web gira una teoria inquietante e interessante al tempo stesso: molti pensano che sia Amelia l’assassina dei fratelli Purcell. Gli indizi? Il fatto che fosse una figura amica per i due bambini e quindi potesse facilmente comprarne la fiducia; la sua costante ricerca di informazioni, in modo quasi ossessivo; l’inquietante presenza del suo “fantasma” nella mente dell’anziano Wayne. Ora come ora non concordo con questa teoria, anche se sarebbe un colpo di scena notevole. Intanto, nelle indagini di Hays e West, un’ imprevedibile svolta: una ragazza chiama la stazione di polizia, accusando “l’uomo che finge di essere mio padre” di averle fatto qualcosa e pregandolo di lasciarla in pace. E’ quindi possibile che Tom Purcell ( un intenso Scoot McNairy ) sia l’assassino? Personalmente sono alquanto scettica: l’uomo sembra davvero un padre disperato e non credo avesse motivo di uccidere il figlio e rapire la figlia. I miei sospetti, invece, cadono sulla madre Lucy ( Mamie Gummer) e su suo cugino. Anzi, sospetto che in realtà sia proprio lui il padre dei due bambini, nati quindi da un incesto.
Nel 2015, l’anziano e malato Hays decide finalmente di leggere il libro della moglie, scoprendo così un collegamento che avevo già anticipato nella prima recensione: “I bambini dovrebbero ridere” aveva detto una disperata Lucy ad Amelia. La stessa frase scritta nel messaggio anonimo mandato ai coniugi Purcell. Convinto a riaprire le indagini per dare una definitiva soluzione al caso, Wayne rintraccia Ronald, di cui non ha notizie da ben ventiquattro anni. L’ex tenente West è ora un uomo solo: vive isolato dal mondo, con la sola compagnia di alcuni cani, e beve molto. La visita di Wayne lo lascia molto perplesso, in quanto, come veniamo a sapere da Roland stesso, la causa della rottura tra i due negli anni 90 fu un evento terribile a cui presero parte entrambi.
Cosa sarà successo? Potrebbero aver ucciso il cugino di Lucy ( trovato morto, come abbiamo scoperto dalla regista nella puntata precedente ) e poi insabbiato tutto? Ciò che è accaduto si collega con la visione dell’uomo in giacca e cravatta che tormentava Hays nello scorso episodio? Noi, come Wayne, non sappiamo nulla di quel che sia accaduto. L’uomo infatti confessa all’ex collega la sua malattia, chiedendogli scusa per qualcosa che non si ricorda nemmeno di aver fatto. West, commosso, accetta infine di indagare per l’ultima volta sul caso Purcell insieme ad Hays. Menzione d’onore per questa scena, la migliore della serie finora. I dialoghi tra i due sono realistici e toccanti, ma soprattutto devo lodare le magnifiche interpretazioni di Mahershala Ali e Stephen Dorff: i due attori sono intensi e bravissimi e spero davvero che non vengano ignorati ai prossimi Emmy Awards! Il talento di Ali era già noto, non solo da questa serie, ma anche da film come Moonlight o Green Book. Ma Dorff è stato per me la vera sorpresa. Rimasto in disparte negli episodi precedenti, qui ha dimostrato di reggere benissimo il confronto con uno degli attori più promettenti degli ultimi anni. Una sequenza quindi forte ed emotiva, che fa comprendere come casi delicati come il caso Purcell segnino inevitabilmente le vite di tutti, non solo delle vittime e dei loro famigliari. Hays e West sono uniti, ma allo stesso tempo separati da questo caso: da esso è nata un’amicizia complicata, che ha portato con sé molte sofferenze.
Insomma, “If You Have Ghosts” è stato un episodio davvero notevole. Ha aperto le danze con un’ansiogena scena d’azione, per poi concludere con un lungo dialogo di dieci minuti sull’amicizia e sulla vecchiaia. Ci ha fornito qualche risposta, ma posto altre domande. I pezzi del puzzle stanno pian piano ricomponendosi, ma forse esso è più grande e difficile di quanto credessimo.
Come al solito, vi allego il promo della prossima puntata.
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Alla prossima settimana !!!