In attesa di visionare il reboot (uno dei tanti di quest’anno) di Roswell, spulciando qualche notizia spoilersosa qua e là, sono incappata nel titolo di un articolo che preannunciava più maturità e passione nel nuovo Roswell, New Mexico.
Ma facciamo una premessa. Alla notizia dell’ennesimo reboot/remake di una delle serie cardine degli anni 90-2000, ho sbattuto i piedi a terra, imprecato come una “tenera” scaricatrice di porto ed ero pronta a protestare con in mano il mio forcone (custodito nell’armadio accanto ai cappotti) contro qualsiasi rifacimento di un vecchio film, spettacolo teatrale, libro di successo a prescindere. Quello di Streghe/Charmed non l’ho ancora digerito. Tanto abbiamo detto su cosa ne pensiamo a riguardo e sulla reale funzione che vediamo dietro queste resurrezioni di serie (qui e qui i nostri due opposti punti di vista), ma per quanto riguarda Roswell, New Mexico mi sono sinceramente ricreduta. Non so come sarà la nuova serie, già andata in onda questo 15 Gennaio. Magari tutte le mie aspettative non saranno soddisfatte, ma nell’esatto momento in cui ho capito che dalle ceneri di Roswell ne sarebbe nato uno davvero nuovo e con un’idea ben precisa, seguire più fedelmente i libri, ho capito che volevo dargli una chance. D’altronde alla base del robbot ci sarebbe questo: presentare un nuovo inizio riprendendo (non ricalcando) figure e vicende già conosciute.
Tornando all’incipit, mi stupisce che Roswell, l’originale, venga fatto passare, per chi principalmente non lo conosce, come un semplice teen drama per giunta datato, tanto da dover sottolineare il maggior grado di maturità del reboot. Paragonato alle serie di fine anni 90, lo avrei definito a volte anche fin troppo “esplicito” nei rapporti amorosi tra i protagonisti. Nonostante non fosse nata come serie riflesso dei problemi adolescenziali dell’epoca, come Beverly Hills 90210, magari anche sensibilizzando il pubblico a nuovi tempi. Roswell fa parte di quella categoria di serie tv, in cui la normalità ben si prestava all’anormale come ad esempio Buffy, l’ammazzavampiri. Tutti potevamo essere protagonisti di travolgenti avventure riuscendo ben a conciliare il compito in classe di storia con l’ennesima apertura della bocca dell’Inferno. Questa è l’idea che ha reso quello che è anche Streghe, diverso può essere speciale se non addirittura magico. Un velato ma non troppo insegnamento, o incoraggiamento ad accettare lo strano.
Ma torniamo a Roswell…
Chiariamo: i baci ce li ricordiamo tutti, la stanza dei cancellini anche, quell’estate bollente dove Maria era costretta a mettersi una sciarpa per coprire i succhiotti pure, per non parlare dei baci talmente travolgenti da farti vedere le stelle, senza contare il fisico pronompente e i completini molto poco adolescenziali di Katherine Heigl. A passione, all’epoca nessuno batteva Roswell. La tensione sessuale tra Max e Liz era talmente palpabile dallo schermo da farmi cambiare canale al passaggio di un genitore, per paura di essere beccata in flagrante. E scoprire poi che Shiri e Jason a telecamera spenta non avevano avuto neppure una piccola liason, fu ancora più scioccante perchè mi fece riflettere sul loro grado di impegno in quelle scene. E inoltre, niente era volgare. Niente esagerato. Solo una sana attrazione, gli ormoni adolescienziali in sobbuglio e voglia di amarsi. Sicuramente l’amore faceva la differenza ed è per questo che Roswell (o in generale i teen drama di un tempo) risultano ora più genuini. Forse a volte al di fuori dei meccanismi della nostra società. Ma vedere oggi continuamente adolescenti alle prese con il sesso, senza l’amore per affermare la loro emancipazione, creandosi un mondo pieno di regole da cui a volte sembra non esserci scampo, e se non le rispetti finisci nella gogna sociale, è triste. Roswell ai suoi tempi, ha avuto la capacità di esaltare l’intimità con i profondi sguardi tra Liz e Max e i loro travolgente baci, i continui alti e bassi di Maria e Michael e la ricerca di una propria strada di Isabel. Sicuramente, come gli adolescenti d’oggi, il sesso era anche un “chiodo fisso“. Ma i ragazzi di Roswell avevano altre gatte da pelare oltre che star dietro ai loro alieni ormoni ballerini. Più che una giustificazione, per me questo dimostra come si sia riusciti a ben bilanciare la trama orizzontale: alieni, Nasedo, Tess, FBI, ecc. con quella verticale che seguiva beno o male la quotidianeità di un adolescente medio americano.
Per me Roswell è stato il giusto compremesso tra Dawson’s creek e Buffy. Il quadro adolescienziale del primo che incorniciava un contesto sovrannaturale e più maturo. A passione il vecchio Roswell non si può battere, sulla maturità naturalmente c’è da fare un discorso a parte, perchè appunto l’età dei protagonisti e l’ambientazione cambiano le regole in tavola. Anche se non nego che la serie del 99, sia riuscita perfettamente ad inserire in sole tre stagioni temi come l’emancipazione di Michael, il rapporto padre-figli con i genitori di Isabel e Max, il sacrificarsi per chi si ama, l’omicidio, ecc., senza mai perdere di credibilità o uscire fuori dai binari che stava seguendo.
Inoltre resterò sempre dell’idea che il persoaggio di Liz Parker sia uno dei più realistici e perciò più belli mai portati in tv. Una ragazza comune, vera, dentro le questioni adolescenziali con naturalezza, priva di ossessioni e problemi che non andavano oltre le incompresioni con i genitori e i progetti futuri. Non ha mai fatto di un cruccio la sua verginità, ma non si è nemmeno arrogantemente vantata. Ha seguito il suo cuore e spesso anche la testa. È stata il motore del bizzarro gruppo umano-alieni. Ha amato Max e lo amerà per sempre. È una ragazza passionale che ci mette un certo fuoco in ogni cosa che fa, questo ha fatto la differenza nella trama.
La normalità mista a questo ardore hanno portato Roswell ad essere oggi ricordato, in quanto ha permesso a tutti noi ex adolescenti di sognare con poco, essendo noi stessi.
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