Telefilm

Recensione | Baby

Baby è una serie tv italiana ispirata allo scandalo delle baby squillo dei Parioli, uno dei quartieri più ricchi di Roma. La prima stagione composta da sei episodi è stata rilasciata da Netflix lo scorso 30 Novembre.

Per chi non sapesse di cosa si tratti, cercherò di fare un rapido riassunto del fatto di cronaca, invitandovi comunque ad informarvi personalmente.

Il 31 Ottobre 2013 il Nucleo Investigativo dei Carabinieri della Capitale ha arrestato 5 italiani accusati di aver indotto alla prostituzione due ragazze di 14 e 15 anni, creando un vasto giro di clienti facoltosi nella Roma bene. Nel corso dei mesi successivi, tra indagini ed intercettazioni, è emerso che le due ragazzine sono finite in questo giro molto più grande di loro mentre cercavano su internet un lavoretto con cui guadagnare qualcosa e che poi sono state trascinate in un vortice di sfruttamento, sesso e droga, senza più riuscire ad uscirne. Anche la madre di una delle due è stata coinvolta nella vicenda, con l’accusa di sfruttare la figlia e di incoraggiarla a continuare l’attività di prostituzione. I racconti fatti agli inquirenti dalle due giovani sono agghiaccianti e fotografano un quadro sociale molto più che desolante: famiglie disastrate, genitori assenti, uomini adulti disposti a pagare ingenti cifre proprio per la minore età delle ragazze e la spasmodica ricerca di una va d’uscita da un mondo già troppo difficile da affrontare per quelle che, all’epoca dei fatti, erano poco più che bambine.

Detto ciò, chiariamo subito un punto: nella serie tv distribuita da Netflix appare forse un decimo di tutto questo e la storia della prostituzione è pressoché marginale. Se ne fa accenno per un momento ma sembra più che altro uno dei tanti eventi congeniali alla costruzione della vera trama, ovvero l’intreccio delle vite dei protagonisti. Non è il focus dello show, non si affrontano da nessun punto di vista le implicazioni della vicenda né tanto meno lo scandalo che ne è scaturito. La prostituzione è un evento tra i tanti, ma sicuramente quella mostrata nella serie non è la storia delle baby squillo dei Parioli. E quindi, di cosa parla realmente Baby? Della solitudine, dell’infelicità e del vuoto che scavano giorno dopo giorno dentro di noi. La serie racconta di come quotidianamente ragazzi e adulti si impegnino per colmare questo vuoto, evitando di rispondere al bisogno che lo genera, e cercando di riempirlo con ciò che è più semplice da raggiungere. Baby è la fotografia di una realtà portata all’estremo ma anche di qualcosa di molto vicino ad ognuno di noi. Sì, poi è anche un po’ trash, ma i due aspetti coesistono senza stridere.

Il ruolo delle baby squillo nella serie spetta a Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani), due liceali che sembrano avere in comune solo la scuola che frequentano, ma che scopriranno di essere molto più simili di quanto pensassero. Chiara è la classica brava ragazza, cocca di mamma e papà, con una vita apparentemente perfetta ma che, in realtà, non vede l’ora di spezzare le catene che la tengono imprigionata, impedendole di essere se stessa e di liberarsi dalle aspettative dei genitori, della sua migliore amica e di chiunque la circondi. Ed è proprio questa voglia di libertà, che per una sedicenne tende ovviamente a sfociare nella ribellione alle regole del contesto sociale a cui appartiene e nella ricerca spasmodica della trasgressione, a farla avvicinare a Ludovica, diventata la ragazza più chiacchierata della scuola dopo che un video hot girato insieme al suo fidanzato è stato diffuso in rete, regalando a lei la nomea di troia e a lui quella di…ah già, nessuna brutta reputazione per lui, perchè le ragazze devono essere caste e pure mentre i ragazzi sono dei superiori se vanno a letto con una, la stessa che però è una puttana perchè non ha aspettato il matrimonio. Ma che ci volete fare, è la logica per nulla fallace dei nostri tempi.

L’altro protagonista è Damiano (Riccardo Mandolini), l’immancabile bad boy dall’animo tormentato che sta aspettando una crocerossina capace di curargli le ferite lasciategli da un passato difficile, dalle delusioni paterne e dalla morte della madre, di cui ovviamente Chiara si innamora al primo sguardo. Ogni cattivo ragazzo che in realtà è solo un cucciolo maltrattato ha però bisogno di un amico, uno che sia davvero buono e possibilmente anche un po’ un caso umano in modo che la sua leadership da maschio alpha non venga messa in discussione. In questo caso il compito di spalla spetta a Fabio Fedeli (Brando Pacitto), figlio del preside, che affronta il suo dramma personale, l’omosessualità, di cui il padre apparentemente tanto attento sembra non accorgersi. Neanche a dirlo, tutto il suo tormento esistenziale si risolve in due secondi, senza alcun approfondimento, con account su un social fac-simile di Grindr, grazie al quale incontrerà un ragazzo nel finale di stagione.

Questo quadro di incredibile originalità viene completato da: Camilla (Chabeli Sastre Gonzalez), la migliore amica di Chiara totalmente concentrata su se stessa che l’abbandona senza nemmeno tentare di capire cosa le stia succedendo; Niccolò (Lorenzo Zurzolo), fratello di Camilla e ragazzo segreto di Chiara, che nel finale ci regala un bel tocco di cattivo gusto iniziando una relazione con Monica (Claudia Pandolfi), la sua insegnante di educazione fisica, la quale ha deciso di vivere ora tutte le trasgressioni che non ha provato in gioventù, tentando di scappare dalla monotonia e dal senso di oppressione che dominano la sua vita. Onestamente, quest’ultima storyline si poteva evitare, senza rendere normale ciò che non dovrebbe esserlo, e soprattutto senza dipingere Niccolò come il cavaliere dalla scintillante armatura che va a salvare la povera donzella prigioniera nella torre.

Insomma, Baby è il classico teen drama con tutti i cliché del caso e forse è proprio per questo che funziona così bene. Non c’è nulla di originale, nulla che non abbiamo già visto mille volte, ed è proprio questo a renderlo così godibile e scorrevole ma, allo stesso tempo, anche accattivante. Non credo che una qualunque persone cresciuta a pane e The O.C. possa trovarci qualche colpo di scena imprevedibile e va bene così. Ci lamentiamo sempre della distanza che c’è fra i prodotti italiani e quelli americani e Baby contribuisce proprio ad annullare questa distanza, riproducendo in salsa nostrana tutto quello che siamo sempre stati abituare a vedere negli show d’oltreoceano. Alla fine, quello delle baby squillo è solo il punto di partenza per mostrarci il ritratto di due generazioni distrutte, quella dei genitori e quella dei loro figli, che si mantengono in piedi a fatica e che soprattutto non sanno più comunicare, se non attraverso uno smartphone.

Baby fa quello che, a loro tempo, fecero Beverly Hills, Dawson’s Creek e One Tree Hill: ci mostra il mondo in cui viviamo e ce lo racconta, rendendolo un po’ più affascinante e patinato, ma anche più carico di eccessi. La verità è che quello che questa serie mostra, è qualcosa in cui è semplice immedesimarsi. Perché, al di là della prostituzione, della droga e dei party sfrenati, tutti ci siamo sentiti soli, incompresi e infelici almeno una volta nella vita. Tutti abbiamo avuto bisogno di una vita segreta, magari non così estrema e sopra le righe, anche se non viviamo o non abbiamo vissuto i nostri 16 anni nel quartiere più bello di Roma. Baby parla esattamente a quella parte di noi e lo fa in un modo che è impossibile da ignorare. Non è un capolavoro, è vero, ma fa riflettere e, se guardato nel modo giusto, è capace di lasciare dentro qualcosa, fosse anche solo una sensazione di tristezza e di impotenza davanti a quelle vite così diverse e allo stesso tempo così simili alle nostre.

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Ed Infine un grande grazie alla nostra Amigdala per la grafica.

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