Telefilm/The Walking Dead

Recensione | The Walking Dead 9×04 “The obliged”

Elisabeth Kübler Ross è stata una psichiatra svizzera nota per aver teorizzato “le cinque fasi di elaborazione del lutto”: 1) negazione; 2) rabbia; 3) patteggiamento; 4) depressione; 5) accettazione.

Questo è stato il penultimo episodio in tutta la serie in cui compare Rick Grimes, e la settimana prossima addio per sempre e grazie per tutto il pesce. Alla luce di queste bieche premesse, dovendo fare riferimento agli stadi di cui sopra, credo che, per quanto mi riguarda, io stia contemporaneamente sperimentando negazione, rabbia e depressione – vorrei evitare il patteggiamento perché mi ricorda tutta la procedura penale che devo studiare per l’esame di Stato di dicembre – e dubito che arriverò mai alla fase di accettazione.

In merito sopratutto alla seconda, la rabbia, devo confessare che mi ha pervasa quando Rick e Daryl sono caduti nella buca, perché ho creduto che sarebbe stato a causa di quello (e dei morti che prima o poi, era scontato, vi sarebbero precipitati) che Rick avrebbe iniziato il suo viaggio nell’aldilà. E non l’avrei potuto accettare – come, credo, nessun altro. Voglio dire, ho seriamente temuto che Rick sarebbe morto per causa – indiretta, va bene, ma a causa sua nondimeno – di Daryl e giuro che se fosse stato quello il caso avrei sbroccato di brutto. Pur consapevole dei nuvolozzi neri che si appropinquano rapidi all’orizzonte (per Rick e, ho paura, anche per la serie) ho tirato un sospiro di sollievo quando è stato chiaro che non era quello il caso.

Nella buca, Rick e Daryl hanno avuto modo di esporre l’un l’altro il proprio punto di vista, ma senza aver trovato un punto d’incontro. Dubito, ora come ora, che avranno modo di farlo. Onestamente mi dispiace, avrei voluto rivederli in sintonia per l’ultima volta. Certo, l’affetto e la fratellanza c’è sempre, ma è evidente che la loro visione del mondo sia del tutto inconciliabile.

Mi dispiace altresì il fatto che saluterò Rick ritenendo anche io che la sua visione del mondo sia come la corazzata Potemkin, cioè una cagata pazzesca. Avrei voluto anche io trovarmi in sintonia con lui fino alla fine, ma non ci posso far niente: viste e considerate tutte le premesse e le circostanze e le varie e le eventuali, io qua sono #TeamDaryl. E oh, amen.

In effetti, a ben vedere, è proprio la sua smania di costruire un mondo nuovo che l’ha portato sulla strada di mattoni gialli diretta nell’oltretomba. ‘Sto cacchio de ponte Rick, porcadiquella.

Sebbene, col senno di poi, si sia rivelata una scelta disastrosa, va comunque riconosciuto a Rick il merito di andarsene con la stessa dignità e grandezza d’animo con cui è vissuto: mettendo il bene degli altri davanti al suo. Altre volte è stato fortunato, questa no, ma sono sicura che fosse una cosa che aveva messo in conto: è il prezzo da pagare per essere un leader e un esempio per gli altri. E Rick, decidendo di non sacrificare il ponte, ha fatto la scelta che ha ritenuto – nel lungo termine – fosse quella più opportuna per le persone di cui è stato, volente o nolente, eletto a guida.

(ciò non toglie che era solo un cacchio di ponte, Rick, porcadiquella)

Oltre, giustamente, al futuro fu sceriffo, l’episodio ha dato molto spazio anche a Michonne. Devo confessare che per alcune cose non è che mi stia piacendo moltissimo in questa stagione. Apprezzo il suo tentativo di ripartire dalle basi (oserei dire “costituzionali”) della società, ma non mi ha convinto molto invece questo suo improvviso e avventato desiderio di andare a fare la giustiziera notturna. Cioè, non mi pare molto credibile. Volete davvero convincermi del fatto che c’è qualcuno, in quel mondo, dove al primo passo falso muori tra atroci tormenti, che anziché starsene al sicuro va volontariamente fuori soltanto perché è “adrenalinico”?

(magari c’è pure qualcuno che ragiona così, e se ci fosse stato un giudice l’avrebbe di sicuro posto in amministrazione di sostegno perché infermo di mente, eddaje)

Perché fondamentalmente è questo quello che le ha detto Negan, che stare là fuori è una droga. Seee, vabbè. E Michonne gli dà pure ragione, dicendo che prende energia dai morti. Seee, vabbè. A maggior ragione seee, vabbè alla luce del fatto che ha la responsabilità (condivisa, è vero, ma ancora per poco) della piccola Judith. Resta a casa, ‘ndo vai? Ho capito che non c’è Netflix e trovare di che passare il tempo è dura, ma insomma! Una partita a tressette la potrai pure fa! Michonne madre adottiva dell’anno. Adesso, comunque, le cose sono due: quando Rick morirà, o lei va ulteriormente fuori di capoccia, oppure rinsavisce. Spero vivamente la seconda. Dai Michonne, puoi fare meglio di così, suvvia.

Un altro che non sta proprio benissimo è Negan. Chiuso in cella, rifiuta il cibo ed è sull’orlo della depressione. O anche della pazzia. L’unica cosa che gli preme è rivedere la sua Lucille, la mazza da baseball. Al rifiuto di Michonne inizia a prendere il muro a testate anche se, così facendo, è più probabile che veda l’altra sua Lucille, cioè la sua defunta moglie. In effetti, il dubbio a quale delle due si riferisse un po’ mi è venuto.

Comunque, sai che fregatura se, con una testata di più, Negan risolvesse da solo il problema Negan, così vanificando in un colpo i propositi vendicativi di Maggie e le speranze di Rick di tenerlo in vita come esempio? Fossi in lui io lo farei, così, a spregio. Anche perché basta, il suo filone narrativo si è concluso: è ora di passare oltre.

Che altro? Ah, sì: Gabriel. Gabriel e Anne. E la zombie. Lui, lei, l’altra. E questo fantomatico pilota di elicotteri. Ma di preciso, cosa cacchio sta succedendo su quel fronte?


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2 thoughts on “Recensione | The Walking Dead 9×04 “The obliged”

  1. tanto appena rick sparisce,presunto morto,#scemodaryl rinsavisce….nessuno ha torto e tutti hanno ragione…non si trovano a metà strada. io la prossima puntata bestemmierò le lune di saturno-o di giove,insomma tutta la galassia…piu’che mortacci-rick direi fuck-andrew-fuck! ma la famiglia non se la poteva portà appresso? comunque credo ancora nella trollata marketingosa…

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