Stupri. Donne ridotte al silenzio. La maternità come unico scopo della vita di una donna. È una serie tv? No, è la realtà in cui viviamo.
Sono consapevole dell’importanza di Handmaid’s Tale come racconto di denuncia, di sensibilizzazione, come simbolo in cui molte attiviste hanno potuto riconoscersi, e le numerose proteste in cui i costumi della serie sono stati usati per trasmettere un messaggio forte testimoniano l’influenza che questo prodotto sta avendo sulla cultura popolare. Però per me è no.
Non posso passare la giornata a leggere di una diciottenne stuprata due volte (anzi, tre), di come nel 2017 in Italia cinquantanove donne siano state uccise dal partner e 17 da un ex, che il Ministero per le Pari Opportunità non esiste più, eccetera eccetera eccetera, e poi tornare a casa e sorbirmi un’ora di discriminazioni, torture, stupri e chi più ne ha più ne metta. Non ce la faccio.
Ebbene sì, vedere la storia di un gruppo di terroriste che rapisce degli stupratori e poi li lancia giù da un aereo a spiaccicarsi al suolo mi fa stare meglio. Non comincerò ad andare in giro a fare fuori predatori sessuali, ma vederlo succedere per finta mi fa sentire bene. È la catarsi di cui parlava Aristotele. E nel frattempo il black humor mi fa soffocare dal ridere. Quando torno a casa, Dietland è quello che mi serve per ricaricarmi per un’altra giornata.
Dietland racconta la storia di Plum Kettle, una ragazza oversize (davvero oversize, non come le modelle “curvy” di Yamamay che pesano 50 chili) insoddisfatta della propria vita, del proprio lavoro e soprattutto del proprio corpo. Plum vuole diventare carina, perché alla gente piacciono le cose carine.
Ma una donna non è una cosa. O sì?
La storia di Plum si intreccia con quella di Julia, femminista infiltratasi nell’industria del beauty per denunciarne gli orrori, di Verena, femminista dedita a “liberare” le donne dalla gabbia in cui la società le ha rinchiuse, ma forse disposta a troppo per raggiungere il suo obiettivo, e di Leeta, una rivoluzionaria dallo stile goth che forse è e forse non è una terrorista che vuole fare guerra al patriarcato… in senso un po’ troppo letterale.
Dietland è una sorta di Fight Club in versione commedia, che ci fa ridere dei meccanismi che la società ci impone (la dissatisfaction industry che ci convince che siamo sbagliate per venderci riviste pieni di diete inutili, body costosissimi e scomodi, trattamenti estetici dolorosi e assurdi). È anche un viaggio nella vita di una donna che impara ad amare e accettare sé stessa. È, soprattutto, divertente. Sopra le righe, a volte assurdo, pieno di personaggi bizzarri e fuori di testa e di situazioni che vanno ben oltre il limite del paradossale. È colorato, pungente, fresco, ironico, arguto. È la satira dark che non sapevamo di volere, quella di cui abbiamo bisogno.
Mentre al cinema Come ti divento bella cerca di convincerci che una donna che non abbia un fisico da modella adolescente può credersi bella solo se ha preso una botta in testa, e che il suo credersi una strafiga sia ridicolo, Dietland ci fa vedere il ridicolo nelle nostre vite di ogni giorno.
Di recente mi è capitato di sentir parlare di The handmaid’s tale come di uno show che ogni femminista DEVE vedere. Una sorta di medicina, amara ma indispensabile. Una sofferenza da auto infliggersi. Ma, se volete la mia opinione, di sofferenze alle donne ne vengono già inflitte abbastanza. Quindi se siete assolutamente pro-guerra dei sessi e ribellione delle donne, ma non volete sorbirvi sofferenze miste a sofferenze peggiori con contorno di morte e disperazione, forse lo show femminista che state cercando è Dietland.
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Una volta, in uno dei libri di Severgnini (non ricordo quale di preciso, chiedo venia), c’era una descrizione di come la qualità dell’illuminazione di una camera d’albergo avesse la capacità di influenzarti la giornata… ovvero, se ti trovi ad essere disperato in una stanza malamente illuminata e fuori c’è brutto tempo, potresti essere tentato dall’idea di infilarti un colpo di pistola in testa così da farla finita. Penso che la trasposizione in serie televisiva del “Racconto dell’Ancella” di Margaret Atwood possa adeguarsi a questo concetto, se si vuole vederlo bisogna farlo solo quando si è nella disposizione d’animo e nel giorno giusto, altrimenti è bene ripiegare su alternative capaci di denunciare/far riflettere sulle questioni di genere e l’andamento del processo di parità dei sessi.
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Sì, infatti ricordo che nonostante il libro fosse molto forte leggerlo non mi ha dato lo stesso problema. Viceversa, quando ho letto I Malavoglia, una storia comunque meno opprimente, ricordo di averlo percepito in modo molto negativo,probabilmente perché più stressata di mio. Quello che facciamo/vediamo/leggiamo può influenzare molto il nostro umore.
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Trovo il paragone con Handmaid Tale (ed il messaggio) assolutamente folle. Ma si sa, basta far parlare no? 😦
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Quando si tratta di commenti così profondi e ben argomentati, far parlare è quasi una maledizione, invece!
Il paragone tra le due serie è stato fatto da molti, anche sulle pagine di cultura dei quotidiani, per motivi direi abbastanza ovvi: due serie dal messaggio femminista, ambientate in una sorta di realtà alternativa, ma con un approccio molto diverso.
Ovviamente il messaggio della serie non è ‘a morte tutti gli stupratori!’ (mi piacerebbe che lo fosse, ma immagino sarebbe difficile vendere gli spazi pubblicitari). La serie parla delle difficoltà della protagonista e di molte altre donne nel vivere in un mondo intrinsecamente maschilista, con un surreale squarcio su cosa potrebbe succedere se alcune donne decidessero di armarsi e passare al contrattacco (sarebbero forse gli uomini, ora, ad aver paura di fare jogging dopo il tramonto?). Ha anche un’interessante prospettiva sulla vita e i problemi delle donne che si sono ‘vendute’ al patriarcato per ottenere una posizione migliore per sé stesse (proprio come in The handmaid’s tale, con Serena Joy e Zia Lydia).
La serie e i suoi personaggi principali hanno sempre un punto di vista critico sul ricorso alla violenza, non a caso il gruppo che ne è responsabile viene definito ‘terrorista’ all’interno dello show.
Il messaggio dell’articolo è ‘guardate dietland se volete divertirvi con una serie femminista’. Non so se sia folle o meno 😘
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