Queer Eye, nato quest’anno come reboot di Queer Eye for the Straight Guy e prodotto da Netflix, è uno show dalla formula innovativa ma tutto sommato semplice: cinque favolosi uomini gay (non a caso detti “the fab 5”) si intromettono nella vita di uomini etero (con qualche eccezione) spaesati per aiutarli a prendere in mano la propria vita, migliorandoli in ogni aspetto, dalla cura di se stessi alla cura della casa e delle abitudini alimentari. Perché ciò avvenga vengono travolti da un tornado di consigli di moda, prodotti di bellezza, ricette, conversazioni al limite della psicanalisi, e materiale da costruzione – il tutto condito da costanti riferimenti alla cultura gay e classiche esclamazioni quali “yas, hunny!” o “yas, queen!”, “Look at you, you’re gorg(-eous)!” e chi più ne ha più ne metta. Lo show è ambientato in Georgia, solitamente in paesi piccoli della campagna americana.
I fab 5 sono Jonathan Van Ness – esperto di capelli, barba e igiene personale, Tan France – esperto di moda, Karamo Brown – esperto di cultura, Antoni Porowski – esperto di cibo e vino, e Bobby Berk – esperto di design. Ognuno di loro ha il proprio compito e fornisce il proprio contributo fondamentale nell’aiutare ogni persona che si rivolge a loro – o meglio, che è stato nominato da qualcuno di vicino, parente o amico, un po’ alla Ma come ti vesti? -, nonostante le discussioni e le battute (molto divertenti) che circolano sul web riguardo alla maggiore o minore utilità di ognuno di loro. Alla fine di ogni puntata, nel giro di 3 giorni il soggetto in questione si ritrova con un nuovo look, una casa completamente rimodernizzata, la capacità di cucinare almeno un piatto e una riscoperta sicurezza in se stesso. Niente male, no? E questa è la magia dei fab 5.
Ora, cosa rende Queer Eye uno show diverso dai soliti makeover show e perché ha avuto un tale successo – ne parlano tutti, da uno youtuber come Dan Howell a una ex star di Glee come Lea Michele, e i fab 5 stanno tutti raggiungendo il milione di follower su instagram?
Penso che la sua forza stia nella sua semplicità e genuinità, e in alcune caratteristiche di base.
Innanzitutto, nessuno dei soggetti mostrati, a cui viene fatto il makeover, deve mai sacrificare del tutto i propri gusti o la propria personalità per seguire le direttive che gli vengono date. I fab 5 svolazzano nella loro vita portando una ventata di positività e sicurezza di se stessi, e gli fanno semplicemente vedere come potrebbero valorizzarsi al meglio senza stravolgere il proprio stile, né andare oltre le proprie possibilità:
- Tan chiede sempre quale siano i loro modelli di stile, o chi ammirano per quanto riguarda il look, e fa attenzione a non uscire dalla fascia di prezzo che si possono permettere. Dopo il makeover lo stile iniziale della persona rimane sempre un minimo visibile – e quando, alla fine, viene lasciata sola e osservata a distanza, spesso torna a compiere errori nell’assemblare gli outfit, e le reazioni di Tan sono divertentissime;
- Antoni gli insegna a preparare dei piatti semplici, che gli piacciono, e non così complessi che non li sapranno mai rifare da soli;
- Jonathan si assicura che abbiano il taglio e la barba giusta per il loro viso, e poi cerca dei prodotti per la cura di se stessi che possono permettersi e hanno il tempo di utilizzare nel modo giusto;
- Bobby domanda sempre come si immaginano la loro casa ideale, e se c’è qualche oggetto o mobile di cui non vogliono che si sbarazzi, e personalizza sempre la casa cercando di attenersi allo stile iniziale e utilizzando i ricordi e cimeli di famiglia;
- Karamo li fa aprire un po’ e trova qualche hobby che potrebbe accendere il loro interesse e svilupparlo, aiutandoli a superare i propri blocchi psicologici.
Inoltre, guardando lo show si ha l’impressione che nessuno si modifichi o scenda a compromessi perché viene filmato dalle telecamere – anche se è ovviamente tutto editato – né il protagonista della puntata, né i fab 5, che pur trovandosi a contatto con ambienti non sempre aperti non cambiano mai il proprio atteggiamento, né limitano i riferimenti alla cultura omosessuale. Una delle cose più belle è vedere le reazioni di uomini che non sono abituati ad essere in contatto con persone non eterosessuali – sono tutti apertissimi ad accettare i loro consigli, e alla fine del loro percorso molto spesso li ringraziano definendoli loro amici e affermando che ne sentiranno la mancanza.
Questo è uno dei momenti in cui in genere si inizia a piangere – insieme a loro e a gran parte dei fab 5, che si commuovono molto spesso. Nello show non mancano momenti molto emozionanti – la pubblicità della seconda stagione gioca proprio su questa caratteristica dello show: riesce a farti piangere per ogni puntata. A volte le lacrime nascono semplicemente dalle reazioni delle persone che vengono aiutate, dal percorso di crescita che fanno, o anche dalla vista della casa rinnovata da cima a fondo. Altre volte vengono affrontati anche argomenti di grande rilevanza e attualità, come in alcuni episodi che vi segnalo:
- Stagione 1, episodio 3 (“Dega Don’t”): i fab 5 vengono chiamati per aiutare il classico poliziotto americano bianco, e Karamo ha una conversazione molto profonda con lui riguardo alla violenza della polizia e al movimento Black Lives Matter;
- Stagione 1, episodio 4 (“To Gay or Not Too Gay”): i fab 5 aiutano un ragazzo gay a raccogliere il coraggio e la sicurezza necessari per fare coming out con la sua matrigna;
- Stagione 1, episodio 5 (“Camp Rules”): i fab 5 offrono i loro consigli per migliorare la vita di un uomo molto religioso che ha una famiglia numerosissima, e alla fine lui afferma quanto fosse importante per lui che i suoi bambini vedessero che essere cristiani vuol dire accettare tutti e quindi non essere omofobi;
- Stagione 1, episodio 8 (“Hose Before Bros”): i fab 5 vengono coinvolti nel rinnovamento di una caserma di pompieri e nella campagna di raccolta fondi per il loro programma di addestramento. Questo episodio mostra le vite di persone che sono degli eroi a tutti gli effetti;
- Stagione 2, episodio 1 (“God Bless Gay”): un altro episodio che mostra un aspetto diverso della religione: la donna che viene aiutata è credente e un membro attivo della sua comunità, e il suo modo di vivere è basato sull’amore incondizionato per tutti;
- Stagione 2, episodio 5 (“Sky’s the Limit”): questa puntata è incentrata sulla rinascita di un uomo transessuale, ed è importantissima perché mostra il suo percorso in modo totalmente onesto, aprendo gli occhi degli spettatori su moltissime cose di cui si parla poco.
In conclusione, Queer Eye è molto più del solito makeover show: sa essere divertentissimo e commovente allo stesso tempo, e anche molto educativo. Ancora una volta Netflix ci ha azzeccato in tutto e per tutto.
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