Dorama&Drama/Rubriche/Say Yes To The Drama

Say Yes To The Drama | Volume VII – da My Beautiful Bride a Kill Me, Heal Me

Dato che un drama a settimana toglie il medico di torno – cosa? Non era così? Vi sbagliate! -, è arrivato il momento di proporvi una nuova sfilza di drama che ho visto negli ultimi tempi, qualcuno migliore, qualcuno… no.

My Beautiful Bride – Areumdaun Naeui Sinbu. K-drama. 2015. 16 episodi. Azione, Crime.

“I’m going to propose today. There is somebody I love and I’m going to propose to her today. We’ll get our parents’ approval soon and we’ll get married right away.”

Kim Do-hyung chiede alla sua convivente, Yoon Joo-young, di sposarlo. Dopo qualche tentennamento, lei accetta, ma poco dopo scompare e Do-hyung, disperato, convinto che sia stata rapita, comincia la sua ricerca per ritrovarla con l’aiuto della poliziotta incaricata del caso.

Ho fatto il filo a questo drama per un po’: leggevo la trama, guardavo di sottecchi l’immagine, poi lasciavo perdere e chiudevo la pagina. La verità è che la trama mi interessava, ma ero un po’ timorosa, convinta che fosse tutto un pretesto per far conoscere il disperato fidanzato e la poliziotta per poi risolvere tutto in un nulla di fatto, facendo poi tornare lui dalla fidanzata se non si fosse scoperto che quest’ultima era cattiva o qualcosa del genere.
Mi ero fatta un bel po’ di film mentali…
Comunque sia, alla fine l’ho guardato e ho scoperto di essermi sbagliata di grosso!
Il rapporto d’amore tra Do-hyung e Joo-young, i due fidanzatini, era una cosa bellissima, da spezzare il cuore, per tutto il drama hanno sofferto come cani – soprattutto lui per me (forse perché compariva di più), sia emotivamente sia fisicamente.

Gif a caso

Kim Mu-yeol, che interpretava il male lead, ha dato prova di essere un ottimo attore, ho adorato la sua interpretazione, era una spanna sopra tutti (cosa che ho poi potuto vedere anche in Forgotten, dove è uno dei personaggi principali. A proposito, è un bellissimo film, guardatelo! Lo trovate su Netflix, merita tantissimo).
Di solito non apprezzo granché le coppie che ci presentano già consolidate, preferisco vederle crescere davanti ai miei occhi, vedere l’amore che nasce e aumenta, ma gli autori sono stati bravi a ovviare il problema con opportuni flashback del loro passato, che era molto più complesso di quanto mi sarei mai aspettata.
E se pensate che la fidanzatina sia solo una damigella in pericolo, beh… vi sbagliate di grosso!
Bello anche il personaggio della poliziotta, mi era piaciuto soprattutto che il rapporto tra lei e il protagonista sia sempre rimasto sul professionale, niente second lead amorosi sfigati o cose del genere. Lei aveva una sua propria storia, per quanto triste fosse, e ha fatto il possibile per risolvere il caso. Forse l’unico problema che ha avuto è che è stata molto oscurata da Do-hyung, visto che girava tutto intorno a lui, e lei è risultata più spalla che altro.
È anche la prima volta che becco un drama o in generale un serial televisivo che abbia come tema lo strozzinaggio, che, per la precisione, non venga solo accennato, ma che sia uno dei temi principali. Tra vendette, incendi, morti e torture psicologiche e non, gli autori non ci sono di certo andati leggeri, ma il risultato è stato senz’altro ottimo.
Se cercate una trama complessa, con una bella storia d’amore (che non è il fulcro, però, eh) molto drammatica, questo è il drama che fa per voi.

She Was Pretty – Geunyeoneun Yeppeodda. K-drama. 2015. 16 episodi. Rom-com.

The first love that was thought to never come true, comes true. […]
Miracle-like things can really happen.”

Kim Hye-jin e Ji Sung-joon sono amici fin da bambini. A quei tempi, lei era bella (e ricca), mentre lui no. Dopo che Sung-joon si trasferisce all’estero, la famiglia di Kim Hye-jin perde la sua fortuna, lei affronta molte difficoltà e perde anche la sua bellezza.
Da adulti, Sung-joon, ora bello e di successo, torna in Corea del Sud e i due decidono di rivedersi. Il giorno dell’appuntamento, però, Sung-joon la confonde con una passante molto bella e, perdendo il coraggio, decide di mandare la sua migliore amica, Ha-ri, a fingersi lei. Le cose si complicano quando Hye-jin viene mandata a lavorare per alcuni mesi nella redazione che dirige Sung-joon, mentre Ha-ri, a sua insaputa, continua a frequentarsi con Sung-joon innamorandosi man mano di lui.

Ora passiamo ad un drama un po’… un po’ meh, ecco. C’è un motivo se ve ne parlo subito anziché lasciarlo per le ultime righe, e la ragione è l’attrice principale, Hwang Jung-eum, che io mal sopporto.
Dato che sono temeraria, nonostante l’avessi vista qui, in She Was Pretty, ho comunque tentato la fortuna e mi sono vista il bellissimo Kill Me, Heal Me, sempre con lei, quindi mi sembra il caso di andare in ordine, togliersi subito il dente dolente e parlarvi di questo drama.
Sarà colpa della Bella e la Bestia che mi ha iniziato al genere, ma mi ha attratto quest’idea di lei brutta (ci sarebbe tanto da dire su questo, ma lasciamo perdere) e lui bellissimo che si innamorano. E poi una commedia, subito dopo un drama più drammatico, fa sicuramente bene alla salute. Peccato solo aver sbagliato drama.
Come detto precedentemente, sono arrivata al punto che appena sento il nome Hwang Jung-eum scappo. Non mi piace come recita, è troppo esagerata e in particolare strilla in continuazione come una gallina strozzata, il che suscita parecchio disagio, perché o rovina le scene comiche oppure quelle drammatiche. Non c’è scampo.
Però, in realtà, Hwang Jung-eum non è l’unico motivo per cui non ho apprezzato questo drama (era la protagonista anche in Kill Me, Heal Me, ma l’ho adorato lo stesso), il quale non ha affatto mantenuto le promesse.

Sì, li shippavo molto di più così

Non sono il tipo che si mette a tifare per il second lead piuttosto che il male lead, ma ne ho trovati tanti che mi sono piaciuti e che mi sarei tenuta volentieri per me. Non è questo il caso. Ho trovato il personaggio di Choi Si-won piuttosto irritante.
Sorry not sorry.
Hanno cercato di renderlo il solito second lead perso per la protagonista che si immola per la felicità di lei e, allo stesso tempo, creatore di scene comiche, ma quest’ultima parte non è riuscita agli autori. Non sarebbe riuscito a farmi ridere nemmeno se mi avesse pregato in ginocchio.
E non mi piace di viso. <- Le motivazioni importanti
Per quanto riguarda Park Seo-joon, so che hanno deciso di scritturarlo insieme a Hwang Jung-eum proprio perché nel drama Kill Me, Heal Me, dove avevano recitato come fratelli, ci avevano visto molta chimica. La mia domanda è: quale chimica?
A onor del vero, non sono stati poi così male, però nemmeno nulla per cui strapparsi i capelli (ad esclusione di una scena, quella sotto la pioggia che trovate sopra, dove si è sciolto anche il mio cuore) e continuo a pensare che la versione infantile della coppia fosse molto più dolce e adorabile.
L’amicizia tra la protagonista e la sua amica, invece, è stata una delle cose più belle della serie e visto che hanno, in un certo senso, lottato per lo stesso ragazzo, non era cosa facile.
Protagonisti a parte, la storia non era poi così male, solo che l’hanno allungata troppo. I 16 episodi sono abbastanza comuni per gli show coreani, ma alcune volte sarebbe stato meglio tagliare e tagliare. Per esempio, gli ultimi 2-3 episodi sono sostanzialmente inutili e sforbiciando di qua e di là ci si sarebbe ritrovati con una serie molto più sciolta e scorrevole.

Kill Me, Heal Me – Kilmi, Hilmi. K-drama. 2015. 20 episodi. Rom-com, Suspence, Medical.

“If you want to die, then die. But die tomorrow. If tomorrow you still feel that life is hard as well,
then die the day after that. If you feel the same pain the day after that,
even if you die the next day it wouldn’t be too late.
If you live each day at a time like that, then a good day will definitely come.
There will come a day where you will tell yourself
“I did a good thing of not killing myself back then”.”

Cha Do-Hyun, dopo una serie di traumi infantili, ha sviluppato durante l’adolescenza un disturbo dissociativo delle identità, e ora, a 28 anni, si ritrova a dover dividere il suo tempo e il suo corpo con altre sei personalità diverse.
Una studentessa di psichiatria, Oh Ri-jin, cercherà di aiutarlo, mentre suo fratello gemello, Oh Ri-on, è un famoso scrittore che sembra sappia molte cose sul passato di Do-Hyun.

Superato She Was Pretty, possiamo finalmente parlare del mio piccolino, Ju Sung Kill Me, Heal Me.
Non imparando dai miei errori, nonostante mi fossi ripromessa di non guardare più nulla a cui avesse preso parte Hwang Jung-eum e nonostante l’aver eliminato questo show dalla mia lista di drama papabili, mi ci sono buttata lo stesso, a pesce.
Sarà colpa della trama, visto che ancora non avevo nulla del genere nel mio repertorio, sarà colpa di Ju ho-quarant’anni-ma-ne-dimostro-quindici-di-meno Sung, sta di fatto che mi sono fatta forza e l’ho guardato, scusandomi in anticipo con le mie orecchie per aver permesso che ripetessero l’esperienza con Mrs. Urlatrice Folle.
Al termine della visione, rimango della mia idea: MAI PIÙ guarderò un drama con questa attrice. Sarà anche brava (?), tutto quello che volete, ma mi smorza l’entusiasmo come mai nessuno.
A parte questo, però, cioè a parte lei, il drama è una delle cose più belle che abbia visto finora, e il merito, oltre che alla sceneggiatrice, è sicuramente di un’unica persona: Ji Sung (inserire cuori qui).
È un attore fantastico, incredibilmente talentuoso, che è riuscito a diversificare senza rendere ridicole tutte le personalità del suo personaggio, comprese quelle femminili. Ognuna di esse aveva un diverso modo di parlare, guardare e muoversi, è stato davvero come vedere tanti attori diversi con la stessa faccia. Mi dispiace solo che alcune personalità siano comparse davvero poco, tipo il Volontario Suicida, avrebbe meritato più spazio per quanto ognuna di loro fosse oltremodo interessante.
Anzi, vi dirò di più, anche senza la storia d’amore (che ha comunque avuto i suoi bei momenti), lo show sarebbe stato bello lo stesso, perché la storia di questo sfortunato ragazzo e le sue personalità, e la storia della sua famiglia bastavano a riempire i 60 minuti di ogni episodio e a mantenere vivo il mio interesse (sì, la shipper per eccellenza ha ritenuto una storia d’amore non necessaria, penso che ciò renda l’idea di quanto ritenga questo drama lodevole).
Tocco di classe il titolo e come viene rappresentato nello show.
Una piccola nota, una sorta di scontento. Sebbene ritenga la sceneggiatura di questo drama molto ben fatta, piena di momenti comici e drammatici, di colpi di scena e un’ottima trattazione della malattia di Do-Hyun, non mi è piaciuto quello che hanno fatto con Oh Ri-on, il fratello/non fratello di Oh Ri-jin. Secondo me, se si fosse evitata tutta la storia di “lui che è innamorato di lei, ma lei l’ha sempre visto come un fratello”, lo show ne avrebbe guadagnato.
Kill Me, Heal Me aveva già un second lead, che era anche una cosa originale visto che era una delle personalità alter-ego di Do-Hyun, si poteva benissimo evitare di usare questo vecchio cliché del fratello innamorato della sorella acquisita, in particolare perché i due non gemelli avevano un ottimo rapporto, tra i più belli mai visti (e non sapete quanto mi costi dirlo).
A parte questo scivolone, il suo personaggio mi è piaciuto, e mi ha senz’altro divertito che la personalità femmina e adolescente di Do-Hyun si fosse presa una bella cotta per lui.
Provate un po’ ad indovinare quanto godo del fatto che il premio come miglior coppia, a cui erano candidati sia le coppie principali di “Kill Me, Heal Me”, “She Was Pretty” e “Angry Mom”, e quella non-canon one-side formata da una delle personalità di Do-Hyun (come Yo-na) e il fratello di Ri-jin sia stato vinto da quest’ultimi? 

Happy Marriage?! – Hapimari. J-drama. 2016. 12 episodi. Romance.

“You said that as long as you’re with me…
You said you were willing to live
in any corner in the world.
But, I still think that you are still more suitabble to be at the top of the world.”

Chiwa Takanashi lavora part-time in un club come intrattenitrice perché suo padre è pieno di debiti a causa del gioco. Un giorno, un uomo bello e ricco le propone all’improvviso di sposarlo, e in cambio lui sanerà i suoi debiti. All’inizio lei rifiuta, ma quando degli strozzini cercano di portarla via, non ha altra scelta se non cedere e accettare la proposta di Hokuto Mamiya.

Spostiamoci in Giappone con questa commedia romantica tratta dal manga Hapi Mari (pubblicato anche in Italia dalla Star Comics).
La prima cosa che dovete sapere è che con il manga c’entra ben poco. Hanno ripreso abbastanza pari-pari l’inizio, in modo da ricreare la situazione che li portasse a sposarsi, ma poi per il resto hanno inventato di sana pianta, compresa la risoluzione della storia famigliare di Hokuto.
Non è una critica la mia, solo una constatazione. Se avete amato il manga e sperate di trovare una storia identica all’originale (la quale comunque era abbastanza episodica di per sé), avete sbagliato posto. Vi ritrovereste a vedere una storia quasi completamente diversa, il che, ripeto, non è per forza un male.
Resta il fatto che mi ha sorpresa questa decisione da parte della sceneggiatrice, visto che all’epoca dei fatti il manga era concluso da anni e non si può nemmeno imputare la cosa al doversi inventare una chiusura per mancanza di materiale (vedi Goong, e per fortuna).
Comunque sia, ci ritroviamo di fronte a una drama più semplice, adatto per staccare la spina e per godersi una comune commedia romantica con il caro vecchio cliché del matrimonio forzato.
Nessuno dei due protagonisti voleva ritrovarsi in quella situazione, ma entrambi hanno, più o meno, fatto del loro meglio per tirarne fuori qualcosa di buono. Ovviamente, com’è prevedibile, riuscendoci dopo parecchie peripezie, compresa la psicopatica ex di turno che non aveva niente di meglio da fare se non mettersi in mezzo a caso.
Fun Fact: L’attrice protagonista, Seino Nana, assomiglia un casino, anche nelle movenze, a Miki Honoka (la Kotoko di Itazura Na Kiss Love In Tokyo), al punto che se non fosse più vecchia di quest’ultima e non avessi saputo che Miki all’epoca era ancora all’estero a studiare, avrei pensato che fossero la stessa persona.

Kiss that Kills – Todome No Kiss. J-drama. 2018. 10 episodi (+spin-off Todome No Parallel 10 mini-episodi). Romance, Drama.

“Life without her is so painful it’s unbearable.”

Dopo uno sfortunato incidente sulla nave in cui viaggiava con la famiglia in cui ha perso il fratello minore e l’arresto del padre, Otaro Dojima è diventato un host di professione e non crede più nell’amore. La vigilia di Natale, incontra una donna che comincia a perseguitarlo, la quale ogni volta che lo bacia, lui muore e poi il tempo torna indietro di sette giorni.

Piuttosto fresco di conclusione, ecco a voi Kiss that Kills.
Una volta tanto, un drama giappone che non sia tratto da un manga, difatti la storia è originale e che storia!
Partendo dal presupposto che l’avrei segnato a priori nella mia lista per la presenza di Kento (il mio amore per i drama è nato con lui, pertanto ha un posto speciale nel mio cuore), ciò non dava per scontato che il drama mi sarebbe piaciuto (esempio pratico: No Longer Heroine mi ha fatto abbastanza schifo), ma per fortuna l’ho adorato.
La cosa principale di questo fin troppo breve drama è che è atipico. Tanto per cominciare, il nostro caro protagonista Otaro è un bastardo, e lo è per quasi tutta la serie (finalmente un ruolo diverso dai tanti protagonisti di shoujo interpretati da Kento). Non si arriva mai a odiarlo davvero, si riesce a comprendere perché sia arrivato a questo punto, ma se alla fine le cose non gli vanno troppo bene e finisce per soffrire pure parecchio, se l’è meritato. Era anche probabilmente l’unico modo in cui potesse cambiare davvero. I segnali già c’erano, ma la carta vincente di poter tornare indietro nel tempo e sistemare i problemi era troppo comoda per lui.
Inoltre, ho trovato molto originale anche come sia stato utilizzato l’elemento del viaggio nel tempo, in modo differente dalle solite cose, sia nei risultati sia nella modalità. Con un semplice bacio, la coscienza di Otaro e Saiko tornava indietro di una settimana, però non nello stesso universo, ma in uno parallelo. In questo modo, nel mondo in cui erano morti dopo il bacio, la vita continuava senza di loro con tutte le conseguenze del caso, mentre in quello nuovo riprendevano a vivere. È un modo davvero affascinante di utilizzare l’abusatissimo viaggio temporale. Bello che abbiano anche mostrato, tramite lo spin-off, cosa accadeva nei mondi incasinati da Otaro e le sue scelte.
[Piccola nota: Okay che manderebbe in malora tutta la trama, ma in teoria a Otaro sarebbe bastato segnarsi i numeri di una qualsiasi lotteria, tornare indietro di una settimana e vincere, senza il bisogno di fare il possibile e l’impossibile per conquistarsi la miliardaria. A parte questo, il drama è bello bello.]
Particolarissimi e ben gestiti come personaggi anche la female lead, Saiko, e l’elemento jolly/grillo parlante Harumi.
Non sono rimasta altrettanto soddisfatta, invece, di Mikoto, la miliardaria a cui Otaro puntava tanto per svoltare. Era troppo facilmente manovrabile da tutti, troppo decisa ad abbassarsi a volere lo stesso Otaro sebbene sapesse che lui non l’amava. Mi è piaciuta solo alla fine, quando ha preso in mano l’azienda da sola, peccato che la cosa sia successa solo in uno dei tanti universi parallelo.
Per quanto riguarda Takauji, praticamente l’antagonista della storia, non mi è piaciuto come in un certo senso sia stato perdonato e giustificato alla fine. È vero che le azioni di Otaro lo hanno spinto sull’orlo del baratro, ma ha fatto cose come far uccidere un’infinità di volte un suo amico di infanzia, ha cercato di uccidere lo stesso Otaro, ha rapito Saiko… in molti mondi paralleli ha dimostrato di essere una pessima persona, non è che all’ennesimo colpo di spugna dimentico tutto. Gli è andata troppo bene. Sinceramente mi dispiace per Mikoto, sia mai che un giorno dia di matto pure in questo mondo.
Il finale è bittersweet, agrodolce e anche piuttosto aperto. Quando l’ho visto, ho pensato che finisse in modo simile al manga Goong, sebbene in maniera decisamente più speranzosa (mi raccomando, non scordatevi di vedere l’episodio 10 di Todome No Parallel che contiene l’epilogo del drama e il vero finale). Sono fanatica dei lieto fine (quasi sempre), però ho apprezzato il finale lo stesso, come ho detto anche all’inizio, era quello che Otaro meritava, gli è anche andata abbastanza bene.
[Nota finale: Furbettini! In realtà, se prendiamo per buono il flashback del primo bacio di Saiko, basterebbe un bacio a stampo per innescare la morte/salto temporale, mica avevate bisogno di limonare con sentimento. Just sayin’.]

Witch’s Court – Manyeoeui Beobjeong. K-drama. 2017. 16 episodi. Legal Drama, Romance.

“How are you, Prosecutor Ma?”
“I’m not sure… I’m dizzy and have no strongth. It must be the aftereffect of the surgery.”
“But you didn’t even get stitches. The doctor said the knife just scraped you.”

Quando è solo una ragazzina, la madre di Ma Yi-deum scompare in circostanze misteriose, ma in lei non si è mai arresa la speranza di ritrovarla. Vent’anni dopo, Yi-deum è diventata procuratrice, ma si scontra con il suo capo quando testimonia contro di lui in un caso di molestie, finendo poi per essere assegnata controvoglia alla sezione che si occupa di crimini sessuali. Si troverà a lavorare con Yeo Jin-wook, un ex psichiatra ora procuratore, che al contrario di lei ha richiesto di essere assegnato a quella sezione.

Volevo vedere questo drama già all’inizio di quest’anno, a seguito della visione di While You Were Sleeping che mi aveva spinta a voler scegliere qualcosa di simile, infatti anche qui ci troviamo di fronte a due protagonisti procuratori e ad una serie di casi da risolvere (sebbene siano solo questi i punti in comune).
Nonostante l’interesse nel vederlo, l’ho messo da parte per parecchio, fino a che non ho trovato la settimana giusta e l’ho portato a termine.
I casi erano belli, trattavano di tematiche delicate e reali, qualcosa di diverso dai soliti omicidi (sebbene di mezzo ci fossero pure quelli a volte). In realtà, anche se sono fan delle trame orizzontali piuttosto che quelle verticali, ho trovato molto più interessanti i piccoli casi che si esaurivano in pochi episodi piuttosto che quello principale.
Lo ritengo un drama da vedere, almeno per gli amanti del genere legale, perché tratta di tematiche che non penso di aver mai visto in un drama, non in questa maniera.
La female lead, inoltre, non è il personaggio che ti aspetteresti per una storia di questo tipo. Per il political correct, uno tenderebbe ad aspettarsi una protagonista femminile con un’empatia pazzesca, gentile con le vittime con cui incontra… e invece no, Yi-deum non è nulla di tutto quello. È il male lead quello gentile ed empatico, d’altronde ha esperienza anche come psichiatra pediatrico, lei ha un carattere orribile e creerà un bel po’ di problemi al suo collega e a tutto il dipartimento.

 

Pure qui, ho trovato piuttosto inutile la storia d’amore. O meglio, mi stava benissimo che si creasse un rapporto amoroso tra i due lead, ma non così. Ho trovato la cosa gestita malissimo, infatti ancora sono qui a chiedermi quando tra i due sia nato qualcosa, è come se li avessero fatti innamorare perché dovevano piuttosto perché volevano.

That Winter,  The Wind Blows – Geu Gyeo-ul, Baram-i Bunda. K-drama. 2013. 16 episodi. Melodrama, Romance.

“One day, out of nowhere, something came to my mind. Why am I living?
No matter how much I thought about it there was no reason for me to live.
Why am I trying so hard to stay alive?
Even if it ends, there wouldn’t be one sad person.
Even if my life ends today, there’s nothing to lose.
But after meeting you… after spending time with you…”

Oh Soo è stato abbandonato dalla madre quando era solo un neonato e da adulto è diventato un giocatore d’azzardo incredibilmente bravo. A causa della sua ex, contrae un enorme debito con un boss e ha solo 100 giorni per ripagarlo o verrà ucciso. Un avvocato lo rintraccia credendolo il fratello di un’ereditiera cieca da cui era stato separato da bambino. In realtà, il vero Oh Soo era un suo amico che è morto un anno prima per un incidente d’auto. Vista la scadenza incombente, decide di fingersi il fratello di Oh Young e ottenere da lei il denaro necessario a salvarsi.

Il mio primo melodramma coreano. Quando mi sono battuta in questo succoso titolo, non cercavo nulla del genere. Non mi sono messa alla ricerca volontariamente di qualcosa di T R A G I C O, cercavo solo qualcosa di bello da vedere (ma dai?). Però poi mi è passato questo sotto gli occhi, la cui trama mi ha conquistata.
Dovevo assolutamente vederlo. Adoravo l’idea del conflitto di lei che lo crede il fratello morto e lui che si innamora ma si deve comportare da bravo fratello perché non siamo a Game Of Thrones.
[In teoria avevo appena iniziato That Man Oh Soo, che sarebbe dovuto finire qui nell’articolo, ma sono stata felice di cestinarlo dopo cinque episodi e cominciare questo visto che quello fa abbastanza pena. Beccatevi questo sconsiglio random].
Tornando alla nostra star, è un bel drama. Non succede nulla di eclatante, ma riesce comunque a tenerti incollato allo schermo in ogni episodio, con i suoi personaggi sfaccettati e i loro rapporti difficili.

Un applauso sentito va sicuramente agli attori, in particolari i due protagonisti principali, erano bravissimi ed entrambi perfettamente nella parte. Non è facile interpretare il ruolo di una non vedente, ma Song Hye-kyo ci è riuscita perfettamente, mentre Jo In-sung è stato perfetto nel rappresentare la costante disperazione di quel poveraccio di Oh Soo (e ti credo, dovendo avere a che fare con quella pazza. E non parlo della ex…).
A parte i protagonisti, anche i personaggi secondari erano interessanti, sia quelli buoni, quelli meno e quelli proprio cattivi. In particolare vorrei citare Jo Moo-chul, ho passato il drama a odiarlo, per poi scoprire che non avevo capito niente; oppure la segretaria Wang, per dodici episodi è stata un mistero da svelare, fino a che non ho finalmente compreso che il suo era solo un amore materno malato. A proposito di lei, qui c’è una situazione simile a Kiss That Kills, quando viene perdonata sebbene non lo meritasse. Non mi è andata giù. Sarà che io, al posto di Young, per una cosa del genere l’avrei fatta minimo minimo arrestare. Certe volte nei drama sono troppo propensi al perdono.

 

Comunque sia, nonostante le sfighe di tutti, non ho pianto nemmeno una volta (e io mi sono sciolta in lacrime vedendo Splash Splash Love, che è sostanzialmente una commedia), perché non è quel tipo di drama con l’angst pesante, dove non c’è mai un attimo di pace. O meglio, i protagonisti e comprimari di gioie ne vedono poche (o nessuna), ma l’atmosfera è calma, delicata. Mi sentivo coinvolta, ma la fontana non si è attivata (sarà che più che disperarmi per loro, i personaggi volevo menarli).
Incredibilmente, il finale è stato bello e piuttosto positivo, e visto com’era messa la situazione non era cosa facile, peccato solo aver lasciato un paio di questioni aperte. Per esempio, mi brucia un po’ per l’amicizia tra Oh Soo e il suo miglior amico, praticamente un fratello, Jin-sung (erano così adorabiliiii!), visto che hanno lasciato molto a intuizione e interpretazione personale come sia finita.

Passiamo ai Ni/No. Re:Mind (J-drama. 2017. 12 episodi. Mistero) tratta della tipica trama in cui un branco di sfigati viene rapito e poi ammazzato uno ad uno (e, in linea di massima, il colpevole è sempre in mezzo a loro. Agatha Christie insegna). Nel caso in questione, si tratta di undici ragazze, colpevoli di aver bullizzato una loro ex-amica scomparsa da mesi. È un drama fatto al risparmio, ad eccezioni dei flashback tutta l’azione avviene in un’unica stanza, gli attori sono pochi e incapaci (figuratevi che le protagoniste fanno tutte parte dello stesso gruppo di idol) e gli effetti speciali praticamente inesistenti. Comunque sia, essendo un drama horror/mistero, uno non si aspetta di certo un capolavoro cinematografico, ma onestamente tutti i personaggi sono un branco di idiote, la trama è abbastanza inconsistente e il finale è privo di colpi di scena. Salvo la relazione romantica tra due delle ragazze rapite, perché era una cosa davvero dolce. (In ogni caso, ci credereste che ho visto cose ben peggiori di questa? Almeno questo l’ho visto tutto senza nemmeno troppa fatica).
Il problema di Juyo Sankounin Tantei (J-drama. 2017. 8 episodi. Commedia, Mistero) è totalmente diverso. Premettiamo che l’ho visto per Yuki Furukawa (lo stesso di Itazura Na Kiss Love In Tokyo ed Erased), ma comunque, dalla trama, mi aspettavo una commedia divertente e qualche caso interessante. Invece no.
Dovete sapere che il drama tratta di questo ragazzo che, fin dall’infanzia, diventa il testimone di un omicidio (per la precisione da quando il padre è stato ucciso), ma allo stesso tempo è anche la prima persona a venir sospettata di averlo commesso. Per togliersi dai guai, ogni volta cerca di risolvere il caso con l’aiuto dei suoi amici prima di venire arrestato.
Cosa c’è che non va in questo drama? La NOIA. Nonostante duri pochissimo, solo 8 episodi, la trama e le battute continuano a ripetersi a ciclo continuo, i casi sono noiosi e la stessa situazione ripetuta per otto volte, guarda caso, stanca. Insomma, arrivata alla fine non ne potevo più.
Purtroppo questo drama era anche un’occasione per rivedere sullo stesso set Yuki e Honoka dopo Itazura Na Kiss Love In Tokyo (lei compare in uno degli episodi come sospettata), ma pure su questo mi hanno deluso visto che non hanno interagito tra di loro.

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Ringraziamo: Nσи sσlσ Ðяαмα иеllα Teѕтα | Drama,Drama e ancora Drama | *_TheWorldDrama_* | A.A.A cercasi dramas disperatamente | DRAMA che passione | I love telefilm & film ∞

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