Parliamone

Parliamone | Rappresentazione maschile e femminile nella cultura di massa (Parte 1)

Si è parlato a lungo di liberazione della donna, di quali caratteristiche dovrebbe possedere un’eroina per essere considerata moderna, di quali caratteristiche dovrebbe possedere per essere considerata un esempio. Col passare del tempo, tuttavia, è sempre più evidente che non basta pensare a un nuovo ideale di donna, ma anche a un nuovo ideale di uomo. Tutto ciò, penserete, cosa diavolo c’entra con esempi femminili di tipo positivo? Abbiamo passato secoli e secoli a cercare di rendere l’esistenza della donna quanto più vivibile possibile e adesso parliamo di “liberazione maschile”? Evidentemente c’entra eccome, perché nonostante siano anni che proponiamo un modello alternativo di donna, il modello maschile è cambiato di poco.  Ho avuto un’ “epifania” sull’argomento guardando questo brevissimo TedTalk di cui vi metto il link qua sotto.

Uomini e donne nell’immaginario collettivo, una breve introduzione

Il concetto di “femminismo” non ha nulla a che fare con la donna di per sé, ma con uguaglianza, rispetto reciproco ed eguali diritti. La parola “femminismo” non dovrebbe nemmeno esistere e spero che in un futuro non troppo lontano ciò che è femminismo si converta in un “semplice” desiderio di affermazione della propria identità, della propria libertà e dei propri diritti. Il problema non sono il maschilismo o il femminismo di per sé, se è vero che sono le bambine a soffrire maggiormente il patriarcato, lo sono in una certa misura anche i bambini e questo non perché i maschi siano privati di qualcosa in particolare, ma al contrario condividono con il genere femminile un’unica, medesima, piaga: l’appiattimento della personalità, le imposizioni dall’alto, le “etichette”. In altre parole un’enorme macchina sociale che ci invita a essere qualcosa che spesso non corrisponde a ciò che siamo realmente. Se pensate che stiamo divagando dall’argomento vi sbagliate, le etichette fondamentali nella nostra società sono proprio “maschio” e “femmina” e la misura in cui colpiscono entrambi i sessi è enorme. Naturalmente è risaputo che le donne non abbiano mai avuto vita facile, nessuno è qui a dire che tutto sommato uomini e donne hanno eguali trattamenti, perché non è così, nemmeno nel mondo occidentale. Quindi qual è lo scopo di questo intervento? Mostrare un altro aspetto del medesimo problema, avere l’arroganza forse di proporre una nuova prospettiva su che tipo di soluzione adottare.

https://i.ytimg.com/vi/fa549RILAWo/maxresdefault.jpg

Sono secoli che la società dice agli uomini e alle donne cosa devono essere e quando c’è stato il movimento per la liberazione delle donne non era stato del tutto ideato un modello alternativo da contrappore al genere maschile. Universalmente ci sono sempre stati dei modi in cui la propria mascolinità può essere mostrata pubblicamente. Attualmente, ad esempio, cosa rende un uomo mascolino o cosa veicola la percezione di un uomo forte? Parlando di puro istinto, ci viene da pensare ad un uomo muscoloso o a un potente manager in giacca e cravatta. C’è sempre stato un codice preciso per veicolare mascolinità e uno preciso per veicolare femminilità. Nel momento in cui però quel modello di femminilità non era più adatto all’evoluzione della nostra società si è cercato un nuovo modo per esprimere, almeno visivamente, questa nuova forza delle donne e in mancanza di un modello sano di femminilità e forza si è incominciato ad attingere all’unico esempio di forza che la società aveva standardizzato: quello maschile. Non è un caso che i primi tagli corti femminili li abbiamo durante il movimento delle suffragette o di come, ad esempio, sia “accettato” che una donna indossi abiti maschili (Wow come sei diversa! Ti dà un’aria autorevole! Figo il look androgino), mentre se un uomo osasse, per dire, mettersi una gonna sarebbe additato come strano o come probabile trasgender. Già basti pensare che quando parliamo di look “androgino” (ossia un look che idealmente dovrebbe essere qualcosa al di là dei generi) vediamo nel 90% dei casi l’uomo tenere uno stile simile a quello che già possedeva e la donna vestirsi da uomo. Partirei proprio da qui per parlare di uno dei grandi filoni tematici riguardanti un modello alternativo di donna rispetto al classico “angelo del focolare”.

Perché il modello “Mulan” va bene, ma non é il massimo.

Se tutti voi avete sentito parlare del celebre classico Disney allora probabilmente sapete di cosa sto parlando. Senza nulla togliere al coraggio della protagonista e al suo spirito di sacrificio, l’imponente “mascolinizzazione” della donna non può essere la soluzione verso una completa eguaglianza con l’altro sesso. È stato il primo tentativo, nel corso del tempo, di restituirle quella dignità mancata e certamente riconosciamo come importante questo primo sforzo, tuttavia in una società come la nostra la “mascolinizzazione” non può essere la strada giusta per ottenere diritti ed eguaglianza. Non stiamo solo trasmettendo “coraggio” e “forza di volontà” alle bambine ma anche “Femmina è debole, per essere forte devi essere come noi, devi vestirti come noi, devi parlare come noi” . Ora qui non si sta sindacando circa la reale profondità dei personaggi nell’immagine qui sopra, ma nella loro caratterizzazione estetica e comportamentale. L’estetica e i modi di fare sono il primo approccio al mondo esterno e in una società come questa non può e non deve esistere che una donna dall’aspetto tipicamente femminile venga presa meno sul serio per via di come appare. Tuttavia è questo che sembra trasparire dalla maggior parte della cultura di massa. Arya Stark, Tomb Raider, Katniss Everdeen non solo hanno un’apparenza decisamente mascolina ma si comportano in modi che, stereotipicamente, sono considerati maschili (come ad esempio l’essere tendenzialmente poco inclini a mostrare i propri sentimenti, una sorta di riservatezza che finisce nello sfociare in freddezza). La lista di personaggi che seguono questo schema è praticamente infinita. Perché abbiamo bisogno che un personaggio positivo debba essere necessariamente mascolinizzato? Perché una donna con lunghi capelli fluenti non può essere presa sul serio? Forse per scappare dal modello “puffetta”.

Perché il Modello “Puffetta” è ancora peggio.

Penso che tutti voi abbiate presente quel genere di film, spesso e volentieri rivolto al pubblico maschile, in cui c’è un solo personaggio femminile e assolve quasi esclusivamente il ruolo di piacere estetico, moglie di qualcuno o premio da vincere. Capisco che questi siano stati i primi tentativi di portare un’immagine diversa della donna sul grande schermo ma, come per il “Modello Mulan”, anche il “Modello Puffetta” ha portato più male che bene. La principessa Leila è l’emblema di come non basti una pistola in mano per renderti forte o per renderti un’icona femminile di tutto rispetto. Rimanendo sull’eroina di Star Wars, da molti considerata come un vero e proprio esempio di liberazione femminile, possiamo notare che non è proprio così. Non solo la spogliano senza motivo apparente nel terzo film della saga ma, di fatto, pur essendo un Jedi, non viene coinvolta da nessuno dei mentori della saga originale (Obi-Wan e Yoda) come se istintivamente sembrasse la scelta migliore puntare su un jedi maschio, piuttosto che uno femmina. Nel secondo film cede senza un minimo di amor proprio all’approccio predatorio di Han Solo. Anche nel primo film, dove in teoria è dove dovrebbe incarnare meglio l’esempio di “donna forte”, alla fine si riduce alla figura di “Principessa che Premia gli eroi.” È decisamente un tentativo goffo quello di legittimare maggiormente le donne mettendole  in un cast prettamente maschile, come è un tentativo goffo quello di mascolinizzarle. È ancora peggio quando crei un vero personaggio femminile, interessante e multisfaccettato per poi relegarlo al ruolo di abbellimento estetico.

Il “Caso” Transformers: i problemi della saga con i suoi personaggi femminili.

Qui siamo di fronte ad un esempio lampante di come l’industria dell’intrattenimento sia davvero indecisa, per essere gentili, su che ruolo dare alle donne. La maggior parte delle persone si ricordano di Megan Fox come puro abbelimento estetico, mentre invece era un personaggio di un certo spessore all’interno del film, l’unico ad avere una backstory e di fatto competente in un ambito completamente maschile come quello dei motori. Dice più e più volte nel film che la maggior parte degli uomini non la tratta con rispetto poiché Donna e ha una fiducia in se stessa che esula il suo aspetto fisico. Sebbene dia prova di essere competente, è continuamente trattata non alla pari da parte degli uomini che incontra. Dulcis in fundo il regista volontariamente la inquadra come fosse la protagonista di una pubblicità, enfatizzandone più l’aspetto esteriore che le sue doti reali. Che messaggio dobbiamo prendere da una scelta artistica del genere? Che sì, puoi essere profonda e competente quanto vuoi, ma alla fine ci interessa solo il tuo bel sedere? Parliamo invece del personaggio di Rachel Taylor: nel corso del primo film è probabilmente l’unico personaggio femminile trattato alla pari dai suoi colleghi, pur essendo davvero splendida esteriormente. Quando si tratta però di portare avanti una tesi frutto del suo ragionamento il capo la “mette al suo posto” facendole il discorso “ascolta noi uomini più grandi, sei solo una giovane donna”. Quindi perfino l’unico personaggio ad essere trattato con rispetto viene praticamente messo al tappeto quando si tratta di qualcosa che va al di là di ciò che una donna sarebbe in grado di fare.

Questo “caso” ci mette di fronte forse alla radice del problema: qui i personaggi femminili sono ben caratterizzati e per assurdo il personaggio di Megan Fox è quello più complesso e meglio tratteggiato. Quindi dove sta il problema? Nella maniera in cui gli uomini trattano le donne, o meglio, nella maniera in cui sono dipinti gli uomini. Per questo, come si è detto all’inizio, è importante non solo combattere e impegnarsi per una più giusta caratterizzazione del genere femminile, ma anche di quello maschile: il mondo per fortuna non si divide in maschi e secchioni, ma ci sono diverse sfumature di personalità. Esistono uomini dolci e sensibili, uomini divertenti senza essere ridicoli, uomini che proteggono, uomini che hanno la forza di dimostrare le proprie debolezze e Hollywood sembra decisamente essersi dimenticata di tutto ciò. Nel prossimo articolo di questa serie verranno trattati alcuni temi ricorrenti circa l’immaginario maschile, ma anche di alcuni modelli positivi che hanno fatto breccia sul grande schermo negli ultimi anni.

Per continuare a leggere la seconda parte clicca quì: https://parolepelate.com/2018/03/09/parliamone-rappresentazione-maschile-e-femminile-nella-cultura-di-massa-parte-2/

Prima di lasciarvi vi invito a mettere mi piace a Parole Pelate, se non lo avete fatto.

3 thoughts on “Parliamone | Rappresentazione maschile e femminile nella cultura di massa (Parte 1)

  1. Davvero interessante questo articolo, come ben sai, da molto tempo penso che sul piccolo schermo soprattutto, ma anche sul grande, i personaggi principalmente femminili hanno una marcia indietro rispetto a quelli maschili. Probabilmente perchè si teme di osare o perchè nell’immaginario comune alcune cose sembrerebbero non poter funzionare. Ho visto che hai inserito anche Tris tra le Mulan. Devo un attimo dissentire, il suo taglio di capelli deriva nel libro dalla sua decisione di dare appunto un taglio col passato, non con la sua femminilità, e non vuole sembrare neppure più forte, anche perchè Tris a differenza di tante “eroine” di questo genere, farebbe volentieri a meno di immischiarsi nella battaglia. Logicamente questo messaggio personale nei film è svanito totalmente.Per quanto riguarda il resto effettivamente qualcosa non funziona. Sembra ci siano degli schemi precisi per far apparire una donna forte, quando anche in tacchi a spillo può dare due calci nel sedere. Ad esempio ho sempre amato Buffy, perchè oltre il suo ruolo non ha mai perso il suo “essere donna”. Impalettava i vampiri in tacchi ed orecchini (abbastanza avventata oserei dire). Stranamente il genere puffetta, è quello che meno mi ha infastidito negli anni, ma logicamente la presenza femminile come trofeo o come elemento di equilibrio in un gruppo tutto al maschile ha qualcosa che mi fa staorcere il naso. Ma nel complesso, le ritengo più utili delle donne Mulan. Forse perchè io, anche se non il resto del cast o il film stesso, riesco a vedere il loro potenziale.

    Piace a 2 people

  2. Grazie per il tuo intervento, io premevo più che altro su come decidano di farle apparire. Mulan si traveste da uomo per una precisa ragione, Come Tris con i suoi capelli ecc. Il mio problema é che questa necessità di trasformare le protagoniste in qualcosa di più e veicolare la loro trasformazione attraverso qualcosa che le faccia sembrare più mascoline non credo aiuti, poteva aver senso (secondo me) in un epoca molto remota tipo se una donna medievale con lo scopo di protestare, si fosse tagliata i capelli. Oggi come oggi credo sia qualcosa di datato se vogliamo etichettarlo come un atto di ribellione. Il genere puffetta per me dovrebbe sparire, quello mulan tutto sommato ha ancora ragione d’essere, ma spero vada presto in estinzione.

    Piace a 1 persona

  3. Pingback: Parliamone | Rappresentazione maschile e femminile nella cultura di massa (Parte 2) | parolepelate

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...