Dorama&Drama/Rubriche/Say Yes To The Drama

Say Yes To The Drama | Volume III – da Pinocchio a Healer

Ecco un altro appuntamento di Say Yes to the Drama, rubrica dove, anche noi pelati, commentiamo la visione di drama o dorama. Perchè siamo telefilm addicted di livello master, e guardiamo serie da oriente a occidente. Anche questa volta recensirò una carosello di drama/dorama recenti e non, visti negli ultimi mesi. Per la gioia di molti sono riuscita a buttare un occhio anche al di fuori della Corea del Sud alla quale mi sono particolarmente votata perchè regala il più alto livello di angst mai visto sul piccolo schermo. Certo, i coreani sono i più accurati (e alla moda) tecnicamente e i più drammatici, ma i giapponesi sono più romantici e lasciano anche grande spazio a storie per e sugli adolescenti, e ricordiamoci anche che il resto dell’Asia (Taiwan, Thailandia, Cina, ecc.) invece è molto più aperto a manifestazioni d’affetto che vanno oltre il bacio a stampa da anime.

(io e i drama)

Doctor stranger – Dakteo Yibangin. Kdrama. 2014. 20 episodi. Medical-Romantico.

I hated you during the moment you let go of my hands on that bridge in Budapest… It was torture trying to live without you and it was too long. I hated myself for not jumping off that bridge with you. Don’t ever do anything like that again, Jae Hee-ah…

Ho una strana adorazione per Lee Jong suk. Nonostante lui definisca il suo volto ordinario, ritengo che invece sia estremamente attraente proprio per quei tratti fanciulleschi, ma con un modo di fare da adulto, che lo contraddistinguono. Dopo la sua scoperta in una web serie (Seven First Kisses) e la visione di W, di cui ho già parlato nella puntata precedente, ho recuperato un paio di suoi drama che hanno attirato la mia attenzione. Premetto che trovo Jong Suk uno di quei quasi trentenni tra i più promettenti e carismatici (Lee Min Ho perdonami, ma tu resterai sempre il mio primo amore), tutte le sue interpretazioni non mi hanno mai deluso. Però devo ammettere che la scelta di questo drama sia dettata dalla presenza non solo di Jong Suk, ma anche di Park Hae jin, il second lead. La collaborazione di queste due star coreane, tra le mie preferite, è stata incisiva nella scelta, dato che la trama ad una prima lettura di sinossi, mi aveva spaventata. La storia si concentra sulla missione di un giovane dottore nord coreano (Lee Jong suk), che cercherà di vincere una importante competizione di cardio-chirurgia in uno ospedale della Corea del sud, in palio la libertà. Questa naturalmente è la facciata ad una storia basata su un confronto politico tra Nord e Sud Corea, ma il drama prende una stranissima piega a metà tra medical drama e storia di spionaggio.

Il Dottor Park Hoon di Jung suk è il suo miglior personaggio a mio parere; giocoso, determinato, divertente nonostante la sua storia personale da brividi e le vicende che si susseguiranno dentro l’ospedale e fuori. In contrasto a questa apparente leggerezza del dottor Hoon abbiamo la serietà/rigidità del primario di cardio-chirurgia Han Jae-joon (Park Hae jin), il quale ha alle spalle un’altrettante storia da tagliarsi le vene, e un obbiettivo nel presente meno nobile di quello del suo rivale nord coreano. Il primo è motivato dal ritrovare la donna amata, il secondo da una sete mai placata di vendetta. La presenza femminile che dovrebbe avere un ruolo da main piuttosto che di supporting, è un po’ meno incisiva delle proprie male-star, ma Jin Se-yeon riesce a convoncerci fino alla fine che potrebbe non essere chi vogliamo che sia, e Kang So ra porta  una ventata alla Grey’s anatomy che alleggerisce le tematiche più delicata, immergendoci in normali problemi d’amore, tra coleghi, ecc. La mano del direttore Jyn Hyuk, che diresse anche City Hunter, si vede. Storia toccante, con risvolti politici, in cui la Corea del Sud e del Nord vengono poste sullo stesso piano col personaggio del politico corrotto Jang Seok-Joo. L’amore e il desiderio di vendetta sono le motivazioni che ci portano fino alla fine della visione. Unico neo in tutto ciò è la chimica tiepida tra Jong suk e Jin Se-yeon (Song Jae-hee/Han Seung-hee), che dovrebbe essere il motore dell’esistenza di Park Hoon, ma sul finale la riconciliazione tra i due appare più che voluta, ormai dovuta; si è tutto un po’ raffreddato come nel finale di City Hunter. Lo consiglio perchè è una trama nuova, forse non perfetta, ma questa commistione di generi (un medical dai risvolti thriller) è appassionante, con un cast calato nel proprio ruolo. E la musica da melodramma anni 70 dà quel tocco kitsch che mancava.

Pinocchio – Pinoki-o. Kdrama. 2014-2015. 20 episodi. Sentimentale-commedia (esattamente dove).

The truth is ten times more comforting then a lie.

Naturalmente ho dovuto poi vedere il famoso Pinocchio sempre con Jong suk. Forse questo è il suo ruolo meno di impatto, proprio per il suo personaggio: determinato, posato esteriormente, tormentato interiormente; ma fino ad ora è uno tra i miei drama con la votazione più alta: 8 1/2 al pari di The legend of the blue sea e poco sotto il 9 di Goblin. Dalla stessa ideatrice di I can hear your voice ed il recentissimo (ancora on air) While you were sleeping, anche questa storia realistica presenta un elemento fondamentale del tutto inventato: la sindrome di Pinocchio, che riguarda persone non in grado di dire bugie. La trama si concentra sul ruolo dei mass media e soprattutto dei giornalisti, capaci di fare un uso improprio del potere che hanno e trasmettere notizie alterate. Alla base del drama c’è un motto: bisogna dare alle persone non le informazioni che vogliono, ma che devono avere. Jong suk anche qui ha una storia strappalacrime, naturalmente ha perso nuovamente la famiglia in circostanze atroci e il suo presente è tormentato dai fantasmi del passato e il voler lasciarsi tutto alle spalle per amore di una donna che non dovrebbe amare: Choi In ha (Park Shin-hye). Shin hye è migliorata dai tempi di The Heirs e i baci dall’espressione schifata. Qua ha un ruolo che ha mantenuto egregiamente fino alla fine, mostrandosi una ragazza dal gran cuore che si sente in difetto per colpe non commesse neppure da lei, ma che per riflesso la riguardano da vicino. La trama parte dai desideri di Choi Dal Po (Jong suk), che dalla vendetta, passa saggiamente al voler compiere il proprio dovere di reporter come esempio per tutti gli altri, giovani e grandi. Non mi spiego come questo brillante drama sia stato spodestato da Healer grande successo di quell’anno, di cui poi parlerò, nonostante sia una spanna sopra proprio per la sceneggiatura. I 20 episodi hanno ben distribuito una trama ricca di colpi di scena variegati e che ha dato modo a tutti i personaggi di avere la propria evoluzione. I cattivi non diventano buoni, questa è la realtà, c’è chi mostra forse dei sensi di colpa e si “ritira” a pensare, chi invece non comprende i propri errori e allora intervengono nuovamente i figli a salvarli, ecc. Pinocchio, partendo dal presupposto che anche una persona affetta da questa sindrome può mentire perchè ritiene quella bugia vera, è una riflessione non solo sull’influenza dei mass media sulla gente, ma su come facilmente siamo suggestionabili da idee e pensieri anche non nostri, guardando spesso solo le azioni anzichè le motivazioni. Esempio l’ampante il contrasto posto all’inizio della storia tra due madri, apparentemente una fredda e senza scrupoli e l’altra amorevole e attenta, per poi ribaltare completamente a metà serie questa teoria. Storia intelligente intervallata da colpi di scena diversi (niente viene portato fino allo sfinimento) che fungeranno da insegnamento per tutti; e riflessiva con anche un supporting cast di alto livello: anche io voglio essere adottata dal nonno di Choi In ha!

P.S. Piccola chicca comune tra i due drama di Jong suk, lollipop man in Doctor Strange è anche il papà pompiere di Choi Dal po, quando i conti tornano…

My secret romance – Aetaneun romaenseu. Kdrama. 2017. 13 episodi. Commedia-romantica.

mueosi mueosi ttok gateulkka
kong kong kong sarangi ttok gati kong

What do you think is the same?
Love is the same

 “Same” – Song Ji Eun & Sung Hoon

I coreani non hanno capito niente. Sung Hoon è un uomo che merita e non solo per i pettorali e la chioma folta (oltre il broncetto), ma perchè salta all’occhio anche in drama dove è uno dei tanti come in Oh my venus! Qui finalmente è il protagonista di una serie (non web come My noble love) tutta sua.  Prima commedia del canale via cavo OCN, inizialmente di 10-11 episodi, ma dato il successo ne sono stati ordinati altri. Nonostante il suo punto di forza sia la semplicità è stata spesso bocciata per questo. La storia non ha nulla di particolare: due giovani sconosciuti passano una notte d’amore e dopo anni si rincontrano e cercano di riallacciare i rapporti o meglio crearne proprio uno con i rispettivi malintesi tipici della commedia romantica. La storia non è originale e l’iniziale avvicinamento grazie al cibo mi ha ricordato la rom-com cinese Boss & Me (consiglio flash per i romanticoni), ma è estremamente coinvolgente proprio per la passione e determinazione a conquistarla/conoscerla che mostra Cha Jin-wook (Sung Hoon) verso la timidissima Lee Yoo-mi (Song Ji-eun), che da brava attrice (alla sua prima esperienza)-cantante coreana, capirà i sentimenti di Jin wook dopo tipo 10 limonate. Quel che mi ha appassionata è la freschezza della storia, l’apertura anche sui rapporti (qui ci si bacia continuamente oltre a farlo in una macchina nel primo episodio), qualche trovata interessante, come una madre ex attrice di film hard e un bambino di tre anni che non si sa bene di chi sia. È la commedia romantica da vedere quando si ha un calo improvviso di zuccheri, dolce, tranquilla e divertente.

Oh my venus! – O Ma-i Bineoseu. Kdrama. 2015-2016. 16 episodi. Commedia-Romantica.

You were pretty today, pretty enough to be in my dream every night.

Oltre a commedie spensierate gradisco anche quelle perspicaci come questa, che ci fanno fare qualche risata e ci insegnano qualche cosa. Sicuramente i coreani hanno un concetto un po’ ristretto di sovrappeso perchè la storia tratta di una giovane donna con “qualche” kilo di troppo che per una serie di eventi deciderà, in primis per se stessa, di farsi rimettere in forma dal personal trainer delle star di Hollywood: John Kim (So Ji-sub). La trama ha un unico colpo di scena, che poi non è nemmeno tale, in quanto noi spettatori vediamo la storia al di fuori del punto di vista della protagonista Kang Joo-eun (Shin Min-a), ma questo basterà a rendere per poco il tutto più serio. Storia adulta sullo stare bene prima con se stessi che con gli altri. Coppia scoppiettante. E vorrei ricordare anche qui la presenza di Sung Hoon, in un ruolo più riservato, ma sempre presente fisicamente, con anche lui una dolce storyline che terminerà con un bacio non proprio da ragazzo timido.

P.S. Sung Hoon è un ex nuotatore, ecco perchè la presenza costante di scene in piscina…

Moonlight drawn by clouds – Gureumi geurin dalbit. Kdrama. 2016. 18 episodi. Storico-romantico.

Kim Byung Yeon: ‘Moonlight drawn by clouds – do you know it?’
Hong Gyeong Nae: ‘Draw clouds to make the moon shine’

(quando sai come fare pubblicità…)

Fresco di visione Moonlight è stato colui che ha fatto incetta di ascolti scansando Moon Lovers. Credo di capirne il perchè. Basato sull’omonimo romanzo di Yoon Yi-soo, serializzato su Naver nel 2013 e poi pubblicato in cinque volumi nel 2015, questo drama è un concentrato di pucciosità a livelli inimaginabili e credo cha abbia vinto facile scontrandosi con il Mai una gioia (Scarlet Solà) Scarlet heart. Il primo ha puntato su una vagonata di clichè, ma un cast davvero ben calato e tanto tanto love, il secondo solo sull’angst puro, senza parlare del finale già scritto che si preannuncia dopo nemmeno 3 puntate. La sua popolarità durante le nove settimane di messa in onda fu ribattezzata dai media sindrome Dalbit (del chiaro di luna). Nonostante si parli della storia del futuro re Lee Yeong (Park Bo-gum) che morirà a soli 20 anni, qui, e direi meno male, ci concentriamo su quanto successo prima: il suo amore, romanzato, per una ragazza, figlia di ribelli, Ra on, che si fingerà un eunuco a palazzo. Il suo vero quid in più è nella resa della storia, fluida e genuina per i sentimenti provati dai due protagonisti (e dalla loro età nella finzione e nella realtà, lei neppure maggiorenne), al contrario dell’intricato e zoppicante a metà viosione Moon Lovers (che io continuo ad amare). Il cast protagonista è soprattutto la vera scoperta che regala sempre gioie perchè in questo drama puoi preoccuparti per circa 5-10 minuti, ma poi tutto si risolverà con un sorriso sciogli brache di Bo-gum e uno sguardo d’amore di Kim Yoo-jung. Non avrei dato un euro a Moonlight, e invece ho passato serate piacevoli in cui non smettevo di sospirare con gli occhi a cuore per l’affiatamento della coppia, ma soprattutto per il principe (ereditario) azzurro (in vesti regali blu) di Bo gum. Senza parlare dell’happy ending fatto ad hoc con tanto di fiocco rosso per i romanticoni che forse va ben oltre la realtà. La mia reticenza nella visione però derivava dal fatto che questo drama è la versione più lunga e articolata di un altro che vede l’amore sbocciare tra un re e un eunuco, per non parlare del clichè della ragazza che si finge un uomo: Splash splash love.

Splash Splash love – Pongdang pongdang love. Kdrama. 2015. 10 episodi. Fantasy-commedia-romantica.

One day I will find you. No matter how much time may pass. 

È una web serie di 10 episodi di 12 min circa. L’attrice Kim Seul-gie, tornerà anche nell’ultimo episodio di Moonlight a vestire i panni dell’eunuco tanto il successo di entrambe le serie. Qui Jang Dan-bi, studentessa liceale, pur di non fare l’esame SAT, deciderà di saltare letteralmente in una pozzanghera finendo nel passato nel palazzo di Joseon. Scambiata per un eunuco vivrà a stretto contantto col giovane re Yi do finendone per innamorarsi. Data la brevità dell’opera, non c’è tempo per intrighi di corte al massimo per risolvere qualche Teorema di Pitagora. Lei però è divertentissima e quando userà al momento giusto Gangam style rotolerete giù dal divano; Lui come il sopra citato Bo gum è un reale d’amare. La scena finale dove Yoon Doo Joon aka Yi do se la lascia scivolare via, vi resterà nel cuore come anche le urla di lei che ricorda a tutti di essere ancora illibata puntanto un taglierino contro il re. Storia dolce e triste.

Black devil and White prince – Kurosaki kun no Iinari ni Nante Naranai. Jdrama. 2015-2016. 2 episodi + un film. Commedia-Scolastico.

I’m not going to do what you tell me to. But I like you.

Ebbene sì, finalmente ho ripreso i dorama! Ho ricominciato guardando principalmente live action come Wolf gril and Black prince (2016), tratto dall’omonimo manga, con Kento Yamazaki (sì, quel L lì) e Close range love (2014) dal manga Kinkyori Renai. Se i manga li avete trovati insipidi e facilmente dimenticabili, i due film invece prendono una piega più realistica e seria e perciò li consiglio, ma tenete conto che non sono da Oscar, forse nemmeno da quello di plastica. Con la stessa protagonista di Close range love, Nana Komatsu (che si chiama come una delle protagoniste del manga di Ai Yazawa) mi sono buttata nella visione di questo drama/movie con due episodi più un film di 74 minuti. Basato sul manga Kurosaki kun no Iinari ni Nante Naranai di Makino, riprende la storia di una giovane studentessa che si sposterà, in seguito al trasferimento del padre, in un dormitorio dove farà la conoscenza del black devil, classico ragazzo bruno misterioso e ostile, e di un white prince, dolce e solare, amici di infanzia, caratterialmente agli antipodi. Non è niente di nuovo, è la solita storia clichettosa del triangolo, però… ero talmente immersa nella visione che ho desiderato ci fossero altre puntate. Le tempistiche, la recitazione e i luoghi ti trasportano in una storia tipica da manga, al quale resta abbastanza fedele nonostante sia incompleto. Elevata la sintonia del terzetto e convincente il finale con una Nana/Yu (spesso dall’occhio languido) che dopo un percorso di crescita esplicitato nel primo episodio, tira fuori un discreto caratterino tanto da far arrossire il diavolo nero della scuola. È stato bello rimmergersi in un teen drama trashissimo più di The Heirs.

My brother loves me too much – Ani ni Aisaresugite Komattemasu. Jdrama. 5 episodi + un film. 2017. Commedia-Scolastico.

We’re not related by blood to Setoka?

Forse ho guardato le peggiori trashate giapponesi fino ad ora realizzate, ma sono state un vero toccasana per riprendersi dai grandi melodrammi coreani. Anche questa è una teen comedy romantica; tratta dal manga Ani ni Ai Saresugite Komattemasu di Rina Yagami. Un fratello, che non ha davvero legami di sangue, si innamora della sua sorellina, e per anni le fa terreno bruciato affinchè non trovi un fidanzato, fino a quando un bel giorno ritorna in città il primissimo amore di lei. Solo questa premessa mi ha fatto andare in brodo di giuggiole, non nego che se voglio uno shoujo passatempo, mi butto a capofitto in queste letture dai cliché più ambigui e discutibili. Le puntate durano 20 minuti e a conclusione della storia è stato realizzato un film che sto ancora attendendo con ansia. Ottimo svago che ci fa ritornare ai tempi del liceo.

Sul finale, come la volta precedente, inserirò i miei consigli-sconsigli. Ovvero quello che a me non è piaciuto, rimasto impresso, o convinta al 100%, ma che oggettivamente, e gli ascolti spesso parlano da soli, è un bel drama.

Healer è un kdrama andato in onda tra il 2014-2015. Attratta come sempre dall’ennesimo gnoccolone sudcoreano: Ji Chang-wook, mi sono imbattuta in una storia dai sapori alla City hunter, infatti la protagonista è sempre Park Min-young (irriconoscibile dopo una dieta ferrea) e per lo meno qui ha un happy ending; se no io al posto suo mi sarei fatta due domandine su chi effettivamente portasse sfiga nelle vicende. Haeler è la storia di un “fattorino” notturno che insieme ad una reporter e un giornalista famoso riporteranno a galla un caso di 10 anni prima in cui sono strettamente coinvolti. Se non fosse stata per l’appassionante storia d’amore e l’interpretazione del cast (da ricordare Kim Mi kyung nei panni di una in carne d ossa Edna Mode, infatti Healer il mantello non lo porta), avrei interrotto presto la visione. I flashback frequenti chiariscono a fatica la storia, il second lead è più un padre nelle vicende che un “secondo“, il finale un po’ affrettato e parecchie cose lasciate in sospeso.

Un giudizio più positivo lo do a Chicago typewriter (kdrama, 2017) che nonostante promuoverei con un 8 per la sceneggiatura originale (e 10 per la colonna sonora: Satellite e il Bacio), mi ha un po’ lasciata disorientata. Ancora una volta saltiamo allegramente tra passato e presente, ma non è questo a disturbarmi, ma la lunghezza della serie, 16 puntate. Sono effettivamente poche, ma trattandosi della storia di tre scrittori degli anni 30 reincarnati ai nostri giorni e alla scoperta della verità sul loro passato, le puntate si sono avvicendate troppo tranquillamente, offrendo un colpo di scena ogni tre puntate. Ritmo oltremodo lento per una storia forse più adatta alla durata di un film. Una splendida occasione mancata. Per Uncontrollably fond ho un giudizio invece contrastante. Appena terminato ero commossa da questo nuovo messaggio lanciato dall’ennesima storia su un malato terminale, ma a distanza di qualche giorno mi sono resa conto che proprio per la nuova strada intrapresa non mi era rimasto inpresso poi molto. Ebbene sì, dopo 5 minuti di visione scopriamo che Kim Woo bin (anche nella realtà gli è stato diagnosticato un tumore) ha  un  glioma al tronco cerebrale. Contrariamente a quanto ci aspettiamo, la trama non punta a mostrare come il protagonista, nota star coreana, viva a pieno gli ultimi mesi di vita, ma come preferisca creare un mondo migliore dove far vivere la donna che ama interpretata da Suzy (la fidanzata di Lee Min ho, dopo The Heirs tutto torna…). Shin Joon-young e No eul si godranno il loro amore a mala pena nell’ultimo episodio. È una storia sui vecchi rancori e colpe, ma credo che la vera batosta arrivi con la scena finale del video post morte di Joon young quando chiede ai suoi spettatori non solo se sia ancora vivo, ma come stia il suo amore. La mia perplessità deriva dal fatto che la trama centrale è troppo intricata e spesso dà poco spazio a sentimenti più genuini come l’amore, vissuto sempre in sogno che nella realtà, che dovrebbero rendere più lieti gli ultimi istanti di vita del protagonista. Esperimento riuscito in parte, per una storia ben interpretata e con un’ottima fotografia. Ma tutti e tre da vedere.

Ad oggi le mie visioni proseguono e sono sempre in cerca di nuovi titoli e se avrò coraggio prossimamente mi dedicherò ad un altro successo coreano: Discendants of the sun. Nel frattempo però proseguo con il jdrama Last cinderella, perchè a questo mondo c’è tanto bisogno di amore e favole.

Conoscete questi titoli, cosa ne pensate? E cosa ci consigliereste di vedere o recensire?

Ringraziamo: *_TheWorldDrama_* | A.A.A cercasi dramas disperatamente | DRAMA che passione

6 thoughts on “Say Yes To The Drama | Volume III – da Pinocchio a Healer

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