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Sapevatelo | Top of The Lake, season 2. Da una ‘land down under’ hanno ancora qualcosa da dire.

A metà strada tra i season finale che ci hanno lasciato in sospeso e i season premiere che vanno ad iniziare, perché non riempire il vuoto con qualche prodotto probabilmente passato in sordina? Di certo alcuni ricorderanno di Top Of The Lake, una serie con volti più e meno noti che arriva da sotto l’equatore. Se dovessimo trovargli un legame di parentela con le serie europee sarebbe un Broadchurch in salsa StephenKing-iana, almeno per quanto riguarda la prima stagione (e ne parliamo qui).

Ciò che muove la trama è sempre di fondo un crimine, un omicidio. Una ragazza di origini asiatiche viene trovata a largo in un trolley, dal quale fuoriesce una ciocca di capelli scuri. Come sia finita li e chi l’abbia buttata e perché è solo la punta di un iceberg molto più profondo e grottesco, ed il fatto che fosse incinta scoperchia un pentolone di contraddizioni e di ipocrisie. Perché poi, quella ragazza indifesa, era solo l’ennesimo anello di una cotta di maglia intricata, dove anche i due cerchietti più distanti sono legati in un giro universale che li porta tutti sotto lo stesso cielo, e davanti alla stessa realtà – una realtà con un finale aperto, dal retrogusto amaro dietro una facciata di perbenismo e bontà.

Se non avete visto la prima stagione, poco male, potreste sempre recuperare, tuttavia i fatti di questo nuovo capitolo, sono un nuovo inizio, sia per la protagonista, sia per quell’universo che le vortica attorno.

E dunque, di questa seconda stagione, composta da 6 puntate, cosa aspettarsi e soprattutto perché vederla?

Ecco a voi 5 buoni motivi.

  • Things always get complicated

Se pensavate che solo agli inglesi piacessero trame estremamente intricate, e a volte disturbanti, beh, anche in Australia non scherzano. Se gli inglesi riescono a rendere inquietante la vita quotidiana della provincia, o insinuare il sospetto nella metropoli sfondo di misteri, anche nella terra di Koala e Canguri hanno il loro da fare. Anzi, se pensavate fosse solo universo di surfisti, eucalipti e vita rilassata, cambiate idea. Potreste non vedere più Bondi Beach o le scatole di cartone con gli stessi occhi di prima. E la serenità che alberga davanti allo schermo di un computer, potrebbe celare maggiori insidie di quante non ne riusciate a percepire.

Ad esempio, vi fidereste del vostro vicino patito di giochi sparatutto? Beh, io no.

  • Mis(s)-fortune

Che è anche un po’ un gioco di parole per dire che le sfighe non vengono mai sole, specie per Robin. Quello che stupisce è la tenacia del personaggio e le doti attoriali di Elisabeth Moss, già vista anche in The Handmaid’s Tale. Quel senso di angoscia che riesce a comunicare solo lei, penso non si provasse dai tempi dell’Ape Magà. Facili ironie a parte, è ciò che convince e porta avanti un ritmo dilatato, e forse un po’ lento, che comunque non diventa mai pesante, ma anzi, ci spinge a voler sapere le vicende di questa anti-eroina, molto umana e messa poi non proprio benissimo. Sbronze e maternità ritrovate incluse.

  • Nessuno tocchi Briennona

Eh si. Svestiti le armature (galattiche e non), vediamo Gwendoline Christie diventare poliziotta. E non una poliziotta qualunque, ma una di quelle che ha la sua dose di problemi e di beghe di cuore. Del resto, se tanto c’è in comune con Brienne, è anche bello vederla in dimensioni più contemporanee e volendo anche più ‘femminili’ che non stridono di certo col suo essere così prorompente e così….donnona! Ho trovato le sue vicende, sia di trama spiccia sia intime, estremamente veritiere e al di la delle contese per troni, vorrei vederla recitare più spesso. E poi, mi capirete, se le piace l’uomo ‘orsacchiotto’…dai che il passo è breve. Dai. Dai.

  • Do you come from a Land Down Under?

Orgoglio Australiano i Men At Work cantavano ‘I come from a Land Down Under, where beer flows and men chunder’ o ‘where women glow and men plunder’, già per farci capire che effettivamente è un altro mondo, e molto è passato da quella colonia di galeotti. Se le donne splendono e bevono anche come spugne al pari degli uomini, la Regina sarebbe ancora fiera di questa legacy che si portano dietro. E comunque quella terra stessa è protagonista, con le dinamiche che troviamo forse anche da noi, ma che giù hanno un ché di a metà fra un civile commonwealth e multiculturalità mista a un qualcosa di selvaggio. C’è inclusione multietnica eppure c’è al contempo esclusione, c’è sessismo e tutto quello che in un cosmo complesso di società si mescola per proporsi sotto ai riflettori come un enorme caleidoscopio. Manchester senza i Gallagher ma con gente pseudo abbronzata e che fa jogging su spiagge oceaniche del sud, per dire.

  • Is that Nicole Kidman?

Premetto, attorialmente parlando non mi ha mai convinto fino in fondo. La dimensione domestica della sua terra, però, le si addice, e appare più naturale, così nel ruolo e altrettanto nel non percepirla come una faiga Hollywoodiana, bensì come un essere umano quasi terra terra. La sua bravura penso fuoriesca a pieno senza orpelli, e anzi, come per molte altre super dive, forse anche imbruttendosi che riescono a dare prove drammatiche attoriali davvero efficaci.

Se quindi, vi ha stuzzicato la curiosità, o avete già visto e apprezzato il prodotto, fateci sapere nei commenti o sulla nostra pagina social, stando sempre attenti al salto dello spoiler selvaggio.

-Notforyouears

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