You say goodbye and I say hello
Hello hello
I don’t know why you say goodbye, I say hello
Hello hello
I don’t know why you say goodbye, I say hello
Ecco la mia risposta al finale di stagione di Prison Break.
Hello prisoners, siamo arrivati alla fatidica nona puntata della quinta stagione di PB. Mi sento strana, sarà che Prison per una vita, essendo figlio della Fox, ha avuto sempre una ventina di puntate al seguito, ma sicuramente questa è davvero la fine. Nonostante i buoni ascolti avuti settimanalmente, non circola alcuna voce di un proseguo (tutto tace), ma siamo onesti con noi stessi: le avventure di Michael Scofield sono finite (non può capitare tutto a lui!) e ora potrà godersi una meritata pace senza lasciare noi fan in lacrime a piangere qualche morte (almeno non quelle dei protagonisti storici).
Michael ritrova Sara, ma Jacob porta via con se Mike. Nel frattempo Lincoln ha subito un agguato da Luca Abruzzi e viene portato urgentemente all’ospedale. Dopo il ricongiungimento tra T-Bag e il figlio, Michael fa la sua ultima mossa e incontra Poseidone dopo che gli ha rubato tutti i server dei suoi computer. Il piano funziona e Michael è finalmente libero di ritornare Scofield.
Conclusioni:
È stata un’Odissea questa stagione. In confronto a Michael almeno Odisseo tra una pausa e l’altra del suo viaggio ad Itaca si è divertito, qui Michael ha sofferto solo le pene dell’inferno oltre che qualche coltellata, esplosione e proiettile qua e là. Parto subito con un analisi positiva dell’episodio per poi concludere con ciò che effettivamente non ha funzionato.
Michael aveva un piano in serbo da anni. La novità non sta certamente nel ritrovare la sua vena da stratega, quanto nel constatare che i suoi tatuaggi questa volta non contenevano solo le coordinate di un piano, ma uno scanner facciale di Jacob-Poseidone sotto i nostri “occhi” e un messaggio criptato per insultare con eleganza il suo nemico; insomma Michael aveva tatuato sul corpo un gigantesco marameo a Poseidone!
Mai interrompere il tuo nemico quando sta commettendo un errore. Napoleone
Che il sangue sparso fosse quello di Van Gogh non me lo sarei mai aspettato. Come dissi già in passato, è stato l’unico tra i due vicari a mostrare un ripensamento o semplicemente umanità al contrario di Emily, marionetta nelle mani di un pazzo fino alla fine. Naturalmente ho esultato alla sua morte avvenuta seppur con brutalità. Non sono pro violenza, ma questa mia felicità non è nata dal fatto che sia la colpevole della morte di Whip, la sua è la giusta fine per una causa vuota, priva di fondamento nella quale non si sa nemmeno se ci abbia creduto. Una morte violenta, ma in fin dei conti priva di sentimenti, se non da parte dell’assassino, come era appunto biondo platino.
A questo punto sento la necessità di parlare della ritrovata famiglia che in meno di mezz’ora si è ri-separata. L’altra volta dissi che per quanto il momento padre figlio fosse pieno di retorica, non mi aveva pienamente convinta. Certamente mi ha stupita (mai quanto: Luke, sono tuo padre!), ma non c’era stato alcun indizio precedente e quindi era facile perdersi in quel discorso fatto da T-Bag. L’accettazione di entrambi della notizia fa notare come siano simili e vedere T-Bag profondamente legato ad un figlio mai conosciuto, ha dato ulteriore spessore non solo al suo personaggio, che per quanto non mi piaccia, considero il più completo della banda di Fox River, ma alla vicenda omerica in generale (oltre che uno sprazzo di ironia in un momento di tensione). La morte di Whip è stata un fulmine a ciel sereno. Ho creduto fino all’ultimo che quella di Asso e T-Bag nel magazzino fosse una messa in scena, che il terrore e lo spazientimento di Michael fossero calcolati. In questo momento però, nonostante abbia capito che fossero reazioni spontanee, mi sono venute in mente le parole di Jacob, quando ancora mi era simpatico. Per Michael alcune persone sono sacrificabili. Ribadisco che sono convinta che nei piani di Scofield non fosse contata la morte di Whip, e che lo stesso fosse consapevole di cosa andava incontro, ma ritengo che questa morte poteva essere evitata. Michael non è il cattivo, ma neppure un eroe (anche se spesso ci prova ad esserlo salvando tutti), è un uomo che lotta per vivere. Certamente ha dato un valore nuovo sia a T-Bag che al suo finale in cella con Poseidone. Sicuramente Theodore non sarebbe mai cambiato, nemmeno per il figlio, ma perdere una famiglia che non ha mai avuto per salvare un uomo che gli ha ridato tanto (anche un braccio), ha reso il suo ritorno in carcere ingiusto per la perdita, ma giusto per quello che è ed è stato. Ha commesso reati che vanno ben oltre l’omicidio, non poteva essere perdonato così facilmente. Ha avuto ciò che gli spettava (un braccio e un figlio) ed ora però è nel posto che si merita con un regalo in più: Poseidone nelle sue mani. Ennesimo regalo da parte di Micheal. Non nego che mi dispiaccia immensamente per T-bag, PB riesce a scuoterti emozioni che non proveresti mai per degli assassini, ma il carcere di Fox River è l’unica casa per Theodore nel bene e nel male.
Abbiamo avuto tutti il nostro lieto fine. Michael è riuscito a dimostrare la sua innocenza ricostruendo la scena del crimine (l’assassinio del vicedirettore della CIA), la famiglia si è riunita, Sheba è tornata e Lincoln ha chiuso i rapporti con Luca Abruzzi, ma qualcosa è mancato.
Ritengo che questa stagione abbia dato il meglio di sé nelle prime e ultime puntate. Gli episodi centrali sono stati un po’ fiacchi e a volte hanno reso le premesse iniziali nulle. Essendo una stagione, e per giunta un revival di sole 9 puntate (ma poi perché 9, non suona meglio 10 o 6?), sarebbe stato meglio rendere ogni singolo episodio non solo funzionale al prossimo, ma chiave per qualcosa di futuro. Lasciare un indizio o due in ogni puntata. Sicuramente c’è stata continuità, ma a volte siamo stati trascinati senza avere alcuna spiegazione o motivo all’episodio successivo.
(quando sono insieme, io mi emoziono sempre, che elettricità)
Questo PB ha puntato più sullo stupirci e sull’epicità (con annessi riferimenti all’Odissea che ho apprezzato) che sulle strategie. Probabilmente lo stesso Michael ha accusato la stanchezza di tutti quegli anni passati in prigione e Paul Scheuring (creatore e co-produttore) gli anni di pausa. Avrei preferito che la serie fosse condensata in meno episodi e avesse approfondito di più i rapporti, invece di puntare a volte eccessivamente, sull’azione, meno Lincoln con un mitra in mano e più Sara e Michael. Non ho gradito che non ci fosse un vero ricongiungimento tra la famiglia Scofield. Assistiamo ad un Mike che chiama telefonicamente Jacob padre e poi sul finale non c’è neppure un abbraccio col ragazzo o un bacio con Sara (anche se non vi nego che quando la chiama amore, vale tutte le mancanze). Certo, vedere Lincoln che si siede vicino (addosso) a Sheba e poco prima un momento brotherhood (I love you) mi ha scaldato il cuore, ma li ritengo contentini.
Forse ciò che ho apprezzato di più è proprio Wentworth. Sempre sul pezzo, sempre bellissimo e tremendamente fragile. L’idea di ricostruire il delitto è tanto banale quanto geniale e la sua esasperazione di fronte al nuovo capo della CIA, e anche nell’esagerare con le prove a carico di Jacob, è l’ulteriore dimostrazione del suo cambiamento. Vuole solo pace.
Un po’ delusa da Jacob. Era solo un uomo che si riteneva intelligente fino a quando non si è scontrato con Michael? Ribadisco che per me i sentimenti per Sara erano sinceri, sicuramente c’era un’ossessione nel prendere il posto di Scofield, ma non possiamo negare che abbiano vissuto una vita serena fino ad allora.
Ritengo questa una stagione da 7+, niente da invidiare alle precedenti, sicuramente un po’ più fiacca delle prime, ma ben curata, attuale e soprattutto corretta. Corretta perché ha dato un vero finale ad una serie, a mio parere, unica nel suo genere. Avrei dato una votazione più alta se la stagione avesse mantenuto fino alla fine lo stesso ritmo misterioso, incalzante, ansiogeno della prima puntata. Non penso che si sia arrivato ad un finale velocemente, ma che sia stato tutto piuttosto semplice. Lincoln che non viene colpito a morte da Abruzzi, Sara che non ha mai sospettato nulla per anni, Jacob che aveva una stanza segreta nell’università, e mai nessuna spiegazione in proposito, troppi dettagli lasciati in sopeso. Non dico che le idee fossero finite, ma Prison proprio per l’unicità non è una serie che può ripetersi o andare avanti per le lunghe, d’altronde la trama ruota intorno ad una fuga di prigione… non si può riproporre per sempre questo tema (il suo unico tema) se no perde di credibilità. E alla luce di ciò vorrei dirvi che per me tutto dovrebbe concludersi qui, con i suoi pregi e i suoi difetti e col ricordo che Michael sia vivo.
Non è un addio, ma un arrivederci. Anche se non ci sarà mai (forse).
(favorite?)
Non ci resta che fare un favoloso rewatch nell’attesa di vedere la quinta stagione doppiata ad ottobre.
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