Prison Break/Telefilm

Recensione | Prison Break 5×05 “Contingency”

Buona giornata prisoners,

non prendete troppo negativamente le mie parole, ma credo che questo quinto episodio sia stata la fiera della banalità.

Certo essere arrivati ad un punto di svolta, o almeno a delle scoperte, con un show FOX a solo il quinto episodio (e ora mi risponderete: Ma guarda che sono solo 9, eh?), fa un certo effetto se non sconcerto, ma PB ha dato tanto in passato (e noi reduci dalla seconda serata di Italia1, ne sappiamo qualcosa), e quindi non era certamente il caso di portare tutto per le lunghe con questo revival.

Michael, Whip (Asso), Ja (il coreano), Sid e Licoln sono ancora in fuga. In un primo momento seguiranno i piani di Scofield e si dirigeranno alla ferrovia, ma con gli uomini di Abu Ramal alle calcagna, si deciderà ad un’anime di ripiegare sul piano di Lincoln: l’aeroporto dove li aspetta C-Note con Sheba e un aereo. Ad Ithaca, nel frattempo, Sara viene a conoscenza grazie a T-Bag che Jacob in qualche modo è coinvolto in tutto ciò.

Conclusioni:

Vi esplicito la mia affermazione in apertura. Michael ha finalmente parlato. Perciò le informazioni, che già sapevamo grazie al compianto Kellerman, ora escono dalla sua bocca e perciò acquistano maggior verità. Prima di tutto ringraziamo Lincoln che lo ha messo con le spalle al muro (esaudendo i nostri desideri…in tutti i sensi – mode pervy on-), ormai a più di metà dalla fine non poteva più rimandare. Le spiegazioni di Michal-Kaniel sono state banali, ma assolutamente convincenti. Forse dopo anni di assenza di Prison mi sarei aspettata un retroscena per la morte di Michael più complesso e architettato, eppure la logica spiazzante del racconto con annessi riferimenti al passato e flashback è stata  schiacciante, non si può controbattere. E vi dirò di più, secondo me The Final Break è stato usato a vantaggio di questa teoria. Sicuramente all’epoca non fu concepito per una possibile “resurrezione“, però che si siano lasciati delle porte aperte, sì.

Ciò che invece non mi torna è Jacob. Il finale ancor di più mi puzza, e sicuramente anche a Sara. Per una vita intera è stato un ometto tranquillo, che probabilmente si feriva solamente con una matita appuntita, ed ora diventa un genio alla Ocean’s eleven e fa il colpaccio coi due agenti-sicari rintracciandoli con una cimice. Are you kidding me? Anzi la sua complicità con Poseidone (a meno che non sia Lui) renderebbe la primissima azione di biondo platino (Grace) e orecchio mangiucchiato (Van Gogh…mai diedi soprannome io più appropriato) a casa di Sara, riconducibile ad un qualche nesso logico. Ci lamentammo tutti della loro poca credibilità, in quanto dopo aver ferito Jacob non infierirono (siete sicari no? un po’ di sana crudeltà?), ora si spiegherebbe tutto. Vederli poi dietro un vetro pronti per essere identificati dalla polizia non ha fatto altro che farci crollare ancor di più l’immagine da bravo ragazzo e perfetto estraneo ai fatti di Jacob. Proprio per questo finale ho gridato alla banalità. Forse si poteva far di più per rendere effettivo che il dolce maritino stesse nascondendo qualcosa alla mogliettina. Non così. Siamo cresciuti a pane e Prison, non ci accontentiamo della semplicità.

Per il resto non ho molto da dire se non che è stata una puntata deja vu. La fuga che porta a vicoli ciechi e a cambiare all’ultimo il piano, un aereo che lascia guarda caso dei prigionieri a caso a terra…

Tutto questo però è stato arricchito da uno strano scambio di ruoli dei fratelli Scofield. Il controllato Michael ha perso la testa e non riusciva a ragionare con lucidità (dopo una vita in fuga non pensi più ad altro); l’adrenalinico Lincoln invece ha mantenuto un ottimo self control, portando tutti sulla strada giusta. Gli anni sono passati e fa piacere vedere che anche i protagonisti siano un po’ cambiati, anche se sicuramente per Michael è stata quest’ultima, devastante, psicologicamente, esperienza nello Yemen (e l’abbandono di Se stesso) che lo ha portato sul filo della disperazione, e per Lincoln sicuramente il cambiamento è cominciato con la consapevolezza che il fratello fosse ancora vivo e con l’avvicinamento al mondo difficile di Sheba.

Questo nuovo gruppo di fuggitivi ci regala molti bei momenti, facendoci anche capire che la scelta di Michael non è nata solo da una vicinanza di cella. Il coreano si rivela un buon “attaccante” in un momento di crisi di Outis (Wentworth in versione disperata arriva dritto al cuore) nell’ospedale, e Sid un ragazzo leale che muore per dare una possibilità, che forse lui non avrebbe mai avuto, agli altri. E Whip… Michael ripete che è il suo Asso, perciò in futuro scopriremo che cosa ci riserverà il canadese. Io già mi aspetto che abbia a che fare con Poseidone, il disertore della CIA che si crede un Dio.

Ora aspettiamo di vedere dove fuggiranno questa volta i quattro sopravvissuti…

P.S.

Altra nota positiva per T-Bag, che ha avvisato con un certo garbo la povera Sara del doppio gioco del maritino… e anche per il cellulare del coreano che ha una batteria degna del Nokia 3310, non si scarica mai!

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