“The business of life is the acquisition of memories. In the end, that is all there is.”
-Mr. Carson
Parlando di ricordi, Downton Abbey è una serie che rimane nel bene e nel male. Conclusasi nel Natale 2015, la serie drammatica britannica – ma di co-produzione anglo-americana di Carnival Films (UK) e Masterpiece (US) – è stata creata e scritta da Julian Fellows. Durante gli anni in cui è andata in onda (2010-2015), Downton Abbey è stata nomitata e ha vinto premi tra cui Emmy Awards, BAFTA e Golden Globes, ottenendo inoltre di essere la prima serie brittannica inserita nel Guinnes World Records come serie più acclamata dalla critica già nel 2011.
Da una serie di questo livello è stata ardua l’impresa di selezionare soltanto cinque episodi dei 52 totali. Il criterio pertanto non è stato stabilito dalla qualità, perché essa è pressoché una costante. La scelta è stata guidata dai momenti della serie che non solo hanno colpito al momento dell’impatto emotivo, ma i momenti che sono rimasti come ricordi. Inoltre l’ordine è semplicemente cronologico, sarebbe stata un’impresa titanica stilare addirittura una classifica.
Prima stagione: Episodio Due.
Non ci si poteva aspettare di andare troppo avanti negli episodi per trovarne uno eccelente, se si considera che la prima stagione si apre con il naufragio del Titanic, su cui erano a bordo James Crawley e il figlio Patrick: gli eredi di Lord Grantham. La storyline principale è, indubbiamente, la spina dorsale dell’episodio e di tutti quelli successivi perché porta sulla scena i personaggi dell’avvocato Matthew Crawley, il nuovo erede, e sua madre Isobel Crawley. La situazione della nobile famiglia di Downton Abbey sembra fondata su basi granitiche, ma fin dall’inizio è in atto un cambiamento che si manifesta con le prime crepe in questo episodio grazie alle storie intrecciate alla principale.
La morte del diplomatico turco Kemal Pamuk crea disordine, solo in parte dato dalla drammaticità della morte stessa, in realtà soprattutto dalle circostanze e come esse vengono gestite. Entrano in gioco lo scandalo e le rigide regole dei rapporti interpresonali tra domestica e Lady come tra madre e figlia che, approciandosi a una situazione – per così dire – insolita, risultano comici, ma riescono in qualche modo ad adattarsi. Un pilastro che si staglia al confronto con quest’adattamento – per quanto obbligato – è la Contessa Madre Violet Crawley che corona uno dei più memorabili momenti in Downton Abbey:
“Of course, it would happen to a foreigner. It’s typical.
[…]
No Englishman would dream of dying in someone else’s house – especially somebody they didn’t even know.”
Un altro elemento che dà valore aggiunto a questo episodio rigurda Sybil, un personaggio che di per sé è un valore aggiunto. Sybil incoraggia Gwen a perseguire il desiderio di cambiare lavoro: per Gwen è così innaspettato che non riesce a capire per quale motivo Sybil possa volerla aiutare. Da parte sua, Sybil, le risponde spontaneamente con il rispetto e la gentilezza che fanno parte di lei.
“I think it’s terrific that people make their own lives. Especially women.”
Il personaggio di Gwen tornerà nella serie durante la puntata 6.04 in cui dirà come la gentilezza di Sybil le abbia cambiato la vita e, insieme a lei, ognuno ricorderà come Sybil abbia cambiato tutte le loro vite.
Seconda stagione: Christmas at Downton Abbey.
Lo speciale di Natale della seconda stagione merita la menzione grazie a questo momento: la proposta di matrimonio di Matthew a Mary. Un momento in cui tutto è al proprio posto e come deve essere: perfetto. Una scena di qualche minuto che deve la sua bellezza al percorso di Matthew e Mary attraverso sofferenza, dolore e una guerra che ha scosso il mondo per un momento di perfezione.
Terza stagione: Episodio Cinque.
“My beauty, my baby.”
-Cora
Probabilmente la puntata più triste dell’intera serie. La morte di Sybil è indescrivibile: ha creato un vuoto nella casa, un vuoto tra la famiglia, il padre, la madre, le sorelle, un vuoto per chiunque l’abbia conosciuta, un vuoto in Tom e un vuoto per la loro bambina. La struttura dell’episodio è studiata per trasmettere che la mancanza di Sybil non si affievolirà e non sfumerà perché non deve e non può farlo: non c’è consolazione. Le lapidarie parole di Violet hanno rappresentato e hanno continuato a rappresentare il vero: niente peggio di questo.
“The sweetest spirit under this roof is gone.”
-Mrs. Hughes
Quarta stagione: Episodio Quattro.
La puntata in questione non è spettacolare e non è caratterizzata da un singolo momento che la forgia a fuoco nella memoria. L’equlibrio vige su un episodio fatto di attimi, di dialoghi e della complessità dei personaggi e le conseguenti sfumature. Mrs. Hughes è colei che risalta perché è dedita nell’aiutare e consolare Anna che sta affrontando l’inimmaginabile sofferenza dello stupro e il marito di lei, Bates, controparte e alleato di Anna allo stesso tempo. Dove c’è equilibrio c’è Mrs. Hughes, anche nel momento in cui per ristabilirlo occorre cambiare e decidere di mandare via Edna, la domestica che voleva ricattare Tom, è stato uno di quei momenti.
Sesta stagione: Episodio Sette.
Esclusivamente grazie a Lord Grantham, al cucciolo e alla reazione di Lord Grantham al cucciolo questo episodio potrebbe compensare qualsiasi obbrobio, ma siamo a Downton Abbey dove puntate obbrobriose non esistono. Esistono invece le ferite ancora aperte: il ricordo della morte di Matthew a causa di un incidente d’auto torna improvvisamente e prepotentemente nella vita di Mary quando davanti ai suoi occhi assiste all’incidente mortale di Charlie, amico di Henry Talbot. Un momento profondo e pieno di carica emotiva tale da far decidere a Mary di rinunciare a Henry. La consolazione in questo caso c’è perché Mary Crawley diventerà Mary Talbot prima della fine della serie. Dopotutto, Tom lo sapeva e conosce Mary come pochi altri.
“You will be hurt again, and so will I, because being hurt is part of being alive.”
-Tom Branson
Il Finale.
Menzione speciale o fuori classifica (anche se questa non è una classifica) o come si preferisca definirlo, la fine della serie Downton Abbey non poteva non comparire: come l’arrivo del nuovo anno è un finale che concilia cambiamento e conclusione.
Buon 1926!
Ho letto solo la prima parte per non spoilerarmi il resto! Io sto finendo la seconda stagione. Mi piace parecchio al momento! 🙂
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