È da parecchio tempo che voglio scrivere questo articolo, perché ammetto di essere molto affezionata al doppiaggio. Sì, il 95% delle serie tv che seguo le guardo in lingua originale, ma se mi capita di beccare la versione doppiata di uno show che seguo in tv, la guardo comunque con piacere.
Il doppiaggio non vive nella sua epoca più rosea: le critiche piovono come pioggia. Per citare le più recenti, partiamo dall’adattamento di uno degli episodi della sesta stagione di Game Of Thrones, il famoso caso di Hold the door. Vi ricordate che polverone si sollevò l’anno scorso quando la frase si trasformò in Trova un modo? Tutti dialoghisti, allora. Negli ultimi tempi, poi, si è riacceso con l’arrivo al cinema del live action de La Bella e La Bestia, grazie al quale sono nati tantissimi nuovi cantanti/traduttori sicuri che sarebbero riusciti a fare un lavoro migliore e più fedele di quello finale che possiamo vedere nel film. E io rido.
Sappiate che in genere accetto le opinioni di tutti: non sono una di quelle che a spada tratta difende fino alla morte il doppiaggio o l’audio originale. Se decidi di guardare una serie tv o un film in lingua perché lo preferisci, chi sono io per dirti che sbagli? E allo stesso modo, se guardi uno show doppiato, non verrò mai a dirti che non sei un vero fan perché non lo guardi in inglese o quel che è. Sono scelte, così come decidiamo se indossare la maglietta gialla o quella rosa al mattino.
Quel che non sopporto è chi attacca incondizionatamente un campo nel quale eccelliamo da decenni e che ormai tende a essere svalutato più per moda che per veri difetti. Ragazzi, la verità è questa: per quante se ne dicano, per quanto sia vero che un film o un telefilm in lingua originale renda meglio, resta il fatto che noi abbiamo i doppiatori migliori del mondo. I nostri doppiatori sono quasi tutti estremamente capaci, figli di generazioni e generazioni di gente che in sala di doppiaggio c’è praticamente nata.
Ripassiamone un po’ la storia: il doppiaggio nasce in seguito alla scomparsa dei film muti, intorno agli anni 20-30 del Novecento. Le grandi case cinematografiche, con l’avvento dei film recitati, si sono trovati davanti un grosso dilemma: come fare a distribuire i loro prodotti all’estero, adesso che hanno perso le didascalie, e renderli comprensibili anche ai non anglofoni? E questi ultimi, tra cui l’Italia, spesso vivevano in un regime che vietava la distribuzione di pellicole in lingue diverse da quella nazionale.
Cosa fare, dunque?
Vennero adottate diverse strategie, alcune anche molto costose che possiamo considerare delle forme rudimentali di doppiaggio: per esempio, si giravano più volte le stesse scene, utilizzando attori poliglotti capaci di recitare in lingue diverse; oppure gli attori si leggevano la pronuncia delle battute in un’altra lingua, scritte su dei teleprompter; oppure mimavano il labiale e la loro voce veniva sostituita da attori esterni che conoscevano l’italiano, il francese ecc. Un esempio celebre del secondo metodo sono Stanlio e Ollio, il celebre duo comico, che prima della nascita del doppiaggio si trovarono a dover recitare in italiano, lingua che non conoscevano, storpiando in alcuni casi le parole e sbagliandone gli accenti (stupìdo) e questo divenne il loro marchio, tant’è che con l’arrivo dei doppiatori, questi dovettero adattarsi e assumere l’accento inglese.
In Italia, invece, Mussolini vietava la distribuzione di film non in lingua italiana al fine di mantenere viva la nostra lingua (in seguito venne vietata anche la distribuzione di film doppiati all’estero, e questo portò alla fondazione del primo stabilimento di doppiaggio a Roma). All’inizio allora si provò a inserire delle didascalie proprio come accadeva con i film muti, nelle quali venivano trascritti i dialoghi o veniva spiegato quello che era accaduto. Chiaramente questo metodo non era affatto pratico e a volte arrivava a raddoppiare la lunghezza originale della pellicola. In più, tale metodo continuava a rendere inaccessibili i film a quella fetta di pubblico analfabeta e dunque incapace di leggere.
Allora si cominciò a sperimentare, ed è così che il doppiaggio venne perfezionato. I primi tentativi furono deludenti, tant’è che spesso alcuni film venivano rifiutati proprio perché l’effetto era davvero pessimo, mentre le voci dei primi film completamente doppiati avevano un forte accento americano. Già dal 1935, comunque, i risultati erano notevolmente migliorati, e questo portò al ridoppiaggio di film doppiati anche solo pochi anni prima, e soprattutto alla specializzazione dei doppiatori (sapete che la doppiatrice dalla carriera più longeva è Miranda Bonansea, la storica doppiatrice di Shirley Temple, che proprio in quegli anni iniziò la sua attività?). Già nei primi Trenta nacquero nuove case di doppiaggio, alcune tutt’ora esistenti, anche se le più famose restano quella romana e quella milanese.
Perché quello del doppiaggio è un lavoro complicato?
Purtroppo, molti credono che doppiare un film o un telefilm si limiti a un’opera di traduzione del copione, che poi viene letto da degli attori e inserito sulla pellicola.
No, magari fosse così facile! Ci sono tantissime cose da tenere in conto quando si adatta un copione, e alcune volte è impossibile rimanere fedeli al 100% al testo originale.
Innanzitutto, chi si nasconde dietro l’adattamento dei dialoghi?
-Il dialoghista, ovvero colui o colei che non solo traduce i copioni originali, ma lo fa cercando di adattarli alla cultura del paese ricevente. Non è un semplice lavoro di traduzione, quindi: quando in lingua originale si fa riferimento ad elementi della loro tradizione, non ci si può limitare a mantenerne semplicemente il nome, perché rischieremmo di perdere l’allusione. Per esempio: nel trailer in lingua originale di Captain America: Civil War, Tony Stark chiama in campo Spiderman rinominandolo Underoos, che in italiano è stato tradotto con un semplice Bimbo Ragno. Questo perché in America Underoos è una marca di biancheria intima per bambini, realizzata usando numerose figure note tra cui anche i super eroi e, non essendoci una corrispondenza di questa marca in Italia, si sono limitati a rendere l’idea di un ragazzino vestito da super eroe con Bimbo Ragno.
-Il direttore del doppiaggio, che sceglie le voci più adatte ai personaggi e le guida durante il processo.
-Il doppiatore, quella personcina meravigliosa che ci presta le sue corde vocali, studia gli atteggiamenti, le intonazioni, i modi dell’attore/attrice e poi lo doppia.
-L’assistente del doppiaggio, che coordina il lavoro e controlla che voce e video siano in sincrono.
-Il sincronizzatore, il fonico e il mixatore, che in genere operano a lavoro concluso. Sono coloro che, singolarmente, si occupano di sincronizzare al massimo il labiale e l’audio, inseriscono eventuali pause ove necessario; dal fonico dipende la qualità delle incisioni, e al mixatore invece dobbiamo il lavoro effettuato sulle tracce audio delle colonne sonore.
Come se fare collaborare decine di persone sullo stesso progetto non fosse già abbastanza difficile, quando si adatta un testo bisogna tenere conto di due aspetti fondamentali: il ritmo e la recitazione.
Per ritmo e sincronismo labiale si intende, in breve, il movimento delle labbra dell’attore quando pronuncia le battute. E già qui capiamo quanto sia complicato adattare una frase tradotta all’originale.
In più il doppiaggio prevede che la voce di un attore venga sostituita con un’altra, tenendo conto dei toni, la pronuncia, il timbro della voce e tutti quegli elementi che comprendono la recitazione. Sì, anche il gesticolare e le espressioni del viso contribuiscono.
Quando vi domandate perché la frase in inglese “ciao come stai?” in italiano è stata tradotta “ciao come va?” o addirittura con un secco “come va?” ricordate che l’adattatore ha dovuto tenere conto di tutti quegli elementi, prima. Evidentemente l’attore pronunciava pochissime sillabe, muoveva davvero molto poco le labbra, e questo li ha costretti a ridurre la frase al minimo, per evitare quell’orribile effetto fuori sincrono. Oppure: la battuta “Please, wash softly my back” letteralmente significa “Per favore, lavami dolcemente la schiena”. Ma schiena non ha lo stesso movimento labiale di back, che prevede una consonante labiale (la “b”) e una vocale aperta. Una soluzione per l’adattamento di un film allora può essere: “Accarezzami la schiena con le mani”
Potrei descrivervi un po’ cosa avviene in sala doppiaggio, ma perché farlo quando esistono questi video fantastici che vi permettono di vedere con i vostri occhi che lavoro c’è dietro?
C’è anche questa intervista a Gianny Musy (storica voce di Gandalf e Albus Silente) che io trovo davvero interessante e voglio invitarvi a guardarla. In essa parla della sua carriera, dei suoi interessi, e soprattutto del doppiaggio moderno: spiega che un tempo capitava che al leggio ci fossero due o più doppiatori quando le scene lo richiedevano, invece adesso si usa la tecnologia e, sebbene questo abbia permesso di ridurre i tempi e le spese, spesso la qualità e la naturalezza del prodotto ne risente…
Io ricordo di essermi “avvicinata” a questo mondo quando nel 2008 uscì Twilight e cercavo i trailer del film in ogni lingua possibile. Allora mi resi conto di come, in effetti, il trailer in italiano fosse quello più godibile, perché gli altri erano veramente osceni. Da allora ho iniziato a documentarmi e questo mondo mi ha affascinata sempre di più: mi piace come la voce di un doppiatore riesca ad adattarsi a quella di un attore, o come ci siano doppiatrici capaci di doppiare anche attori maschili (Patrizia Mottola che doppiò Nathan Kress nelle prime stagioni di iCarly, o Patrizia Scianca che alle nostre orecchie è famosa anche con l’aspetto di Goku bambino) e ormai faccio spesso questo gioco in cui mi diletto a riconoscere gli attori quando guardo un film.
Purtroppo però non è un mondo esule dai difetti. Per quanto io lo ami, riconosco che negli anni la qualità sia calata a causa di tagli e probabilmente del desiderio di fornire i prodotti a poco tempo dall’uscita costringendoli ad avere sempre meno tempo per lavorarci su. Riconosco che, per quanto si sforzino, molto spesso alcune battute nel passaggio dalla lingua originale alla traduzione vadano perse a causa di giochi di parole impossibili da adattare nella nostra lingua. Riconosco che ogni tanto ci siano delle “sviste” (voglio chiamarle così, perché altrimenti dovrei essere molto meno gentile), ad esempio quella che destò molto scalpore e che mi sovviene al momento è il famoso “ti amo” di John Diggle a Oliver Queen nella 2×06 di Arrow, andata in onda su Mediaset qualche anno fa… non ci sarebbe nulla di male in questo, se non fosse che in originale tale battuta non esiste.
Poi, personalmente, sono del parere che il doppiaggio ai doppiatori. Per anni a fare questo lavoro abbiamo visto (ascoltato) solo figli di… perché è davvero un campo esclusivo. Ultimamente però è stato colonizzato da attori (che per carità, alcuni sono anche capaci. Ma altri non si possono sentire. Saper recitare a volte non basta, perché il doppiaggio non è solo questo) e personaggi più o meno famosi arrivati da campi che con la recitazione non hanno molto in comune, andando a ricoprire ruoli che andrebbero a professionisti e poi…
Credo che sia un vero peccato, perché riesco a capire il punto di vista di chi non lo apprezza ma allo stesso tempo non riesco a condividerlo del tutto. Basta davvero poco per sbagliare e farti perdere fiducia nel doppiaggio: magari c’è quell’attore che tu ami, ma proprio non riesci a guardarlo mentre parla con una voce che secondo te non gli si adatta per nulla. Magari una battuta alla quale tu sei affezionato, che reciti perfettamente in inglese, in italiano è stata completamente rivoluzionata lasciandoti di sasso. Lo capisco, davvero.
Però io ho ascoltato le voci di Ferruccio Amendola e Oreste Lionello quand’ero bambina e non le ho mai dimenticate; per più di vent’anni ho riso grazie al Homer Simpson di Tonino Accolla; chi non si emoziona ascoltando la voce di Luca Ward? Questo per citarne solo alcuni. E che dire delle ultime generazioni? Flavio Aquilone, Alessia Amendola e Maria Letizia Scifoni sono solo alcuni dei nomi che preferisco.
Ed è proprio grazie a queste voci che non riesco a staccarmi completamente dal doppiaggio.
Finalmente un articolo che difende questo meraviglioso mondo!
Quest’articolo mi è piaciuto davvero tanto, è puntuale e completo e fra l’altro nomini delle bellissime voci. Oggi si critica tanto il doppiaggio, quasi per moda, senza effettivamente sapere quello che c’è dietro.
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Grazie mille! Guarda, io penso che i nostri doppiatori siano davvero bravi (ovviamente ci sono anche quelli meno bravi, come in ogni campo) ma anche che negli ultimi anni siano stati sfavoriti dal desiderio di guadagnare di più e da mezzi sempre più tecnologici che forse ci fanno avere i prodotti al più presto (come un po’ dice Musy nell’intervista) ma che ci fa perdere qualcosa. Non tutte le critiche, purtroppo, sono infondate, ma ce ne sono altrettante e anche di più prive di senso. Mi fa piacere sapere che non sono l’unica a pensarlo 🙂
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Ovviamente ci sono i problemi nel doppiaggio, come in ogni campo, ma non è di certo una cosa da demonizzare in generale!
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Con me sfondi una porta aperta. Io adoro e difendo il doppiaggio italiano sempre ed ovunque. Sebbene ogni tanto cadino in errore alla fine sono i migliori e spesso anche meglio degli attori originali. Sinceramente io sono innamorata di certe voci. Ed hai ragione a dire che il loro lavoro non è affatto semplice ed alla portata di tutti. Ma lo stesso discorso vale per i traduttori di libri. Ogni tanto si prendono alcune libertà che possono fare storcere il naso, ma sinceramente lo preferisco al capire una parola ogni 5 perché l’attore ha un accento atroce o si mangia le parole.
Ma lo sai che anch’io faccio il giochino di riconoscere quale altro personaggio ha doppiato una voce? Che poi ci entro anche leggermente in fissa…
Mchan
Ps: mi sono commossa a rivedere la Magnaghi, sono praticamente cresciuta con lei 😢
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Anche io sono fissata XD E non solo con il gioco Indovina il Doppiatore… Praticamente sono completamente innamorata della voce di Flavio Aquilone quindi vado a guardare tutti i film in cui so che doppia un personaggio, pensa XD
Eh, anche io! La Magnaghi… Amy di Sailor Moon!
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Io adoro Sandro Acerbo e David Chevalier.
Ed ultimamente trovo particolarmente intrigante la voce di Jacopo Castagna 😉
Aquilone mi mancava come nome, ma ho visto su Wikipedia che ha un cv di tutto rispetto.
Mchan
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se puo’ interessarti, mia madre ha sincronizzato il doppiaggio del primo film doppiato in Italia nel primo stabilimento: la Fono Roma.
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Articolo ottimo, interessantissimo e oggettivo. Congrats. Una (altra) svista del doppiaggio di Arrow me l’ha segnalata mio fratello a suo tempo: nel mezzo di una lotta, Oliver che chiama “Dig” si è trasformato in un improbabile “scava”. Ma come giustamente dici, il tempo per lavorarci bene si è ridotto sensibilmente e purtroppo in certe occasioni si nota. Ciò non toglie che per quanto segua le serie tv in inglese perché voglio restare in pari (a volte con rammarico, il doppiaggio di Veep lo trovo eccezionale), al cinema è sempre bello, almeno per me, ascoltare le nostre eccellenze.
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