Gli spin-off sono sempre stati un rischio. Il motivo è molto semplice: perché dovremmo interessarci ad una storia secondaria? Perché dovremmo seguire le vicende di un non protagonista? Lo spin-off, nell’ambito televisivo, è sempre stato un esperimento riuscito male, tranne poche, rare eccezioni. Better Call Saul va oltre l’eccezione.
Better Call Saul è una serie che va vista e va fatta vedere. Se avete aperto questo articolo è perché avrete già sentito parlare della serie, ma vorreste un motivo, un incentivo, una piccola spinta per iniziare a seguire le avventure di Saul Goodman.
Vi è una premessa: bisogna aver visto ed amato Breaking Bad per poter vedere Better Call Saul. Questa propedeuticità può sembrare scontata, ma non lo è: non tanto per un background di trama – che comunque serve, ma non riveste il motivo principale..-, quanto per lo stile e la narrazione.
Perché questo spin-off metterà alla prova il vostro amore per Breaking Bad, rivelerà se avete apprezzato a pieno le avventure di Walter White, capendone la natura più profonda, oltre l’azione legata alle sue attività illegali, oltre le bugie e i sotterfugi. Lo stile narrativo, l’ironia e le innovazioni della regia sono riproposti fedelmente, forse anche più evidenziati, senza l’affanno che il ritmo serrato di BB imponeva. Molte tematiche verranno riprese, come il senso d’oppressione della quotidianità, la ricerca di una via di fuga e di riscatto da una vita mediocre, il confronto con chi invece ce l’ha fatta e ha raggiunto il successo, altre verranno aggiunte. Ma tutto parte da un solo uomo: Saul Goodman.
Il primo motivo per il quale BCS è uno spin-off unico sta nella storia principale che vuole raccontare, ovvero come Saul Goodman è diventato Saul Goodman. Ma attenzione, perché di Saul Goodman, almeno nelle prime due stagioni, non vedremo alcuna traccia. E la primissima scena della prima stagione ce lo fa intuire. Una musica leggera in sottofondo accompagna le immagini in bianco e nero, troviamo la brutta copia dell’avvocato dei cattivi, con baffi folti e occhiali larghi, lavorare in una caffetteria in un centro commerciale in Nebraska. Prepara l’impasto per i dolci, serve al bancone, pulisce la cucina. Saul Goodman non esiste più. La sua identità è stata cancellata. È entrato in una sorta di programma protezione testimoni a pagamento per chi vuole sparire dalla circolazione. Le avventure, il denaro, le bugie, i completi colorati sono solo un ricordo, annebbiato dal bianco e nero della caffetteria e della sua nuova vita da latitante. La sera torna a casa da solo e mentre sorseggia il drink della buonanotte, senza dire una parola, come unico strappo alla regola, come unico momento di felice illusione della giornata, rivede un vecchio VHS degli spot girati per la televisione per promuovere il suo studio legale. Una piccola finestra su un universo parallelo che non può più tornare.
La storia che lo ha portato a questo punto la conosciamo e fa parte interamente di Breaking Bad. Saul Goodman è morto, ora iniziamo a conoscere il suo alter ego, il suo passato, James McGill.
“Il mio vero cognome è McGill. Sa, lo stile ebreo attira la gente del quartiere e così fingo anch’io di essere membro della tribù.”
Così l’avvocato spiegava il suo nome d’arte a Walter White. Nella sua serie lo conosciamo quindi con il suo vero nome, James “Jimmy” McGill, avvocato d’ufficio alle prime armi per il tribunale di Albuquerque. Vive alla giornata, sbarca il lunario come può, ha in affitto una stanza adibita a studio nel retro di un salone di bellezza. Nemmeno in questa vita è un avvocato convenzionale. Non ha una preparazione accademica, ha un atteggiamento sfacciato e goliardico con giuria e giudice, cerca in ogni modo scorciatoie e trucchi per risolvere i suoi problemi.
Se volessimo sintetizzare le due stagioni in un unico tema principale, potrebbe essere “Cosa sarebbe dovuto diventare James McGill”. Perché fin dall’inizio Jimmy viene contrapposto a delle figure con le quali si deve confrontare e scontrare, figure che rappresentano sia il suo passato, sia quello che sarebbe dovuto essere il suo futuro. Jimmy ha un fratello maggiore, Charles, “Chuck” per Jimmy, una leggenda nell’ambiente giuridico, fondatore dell’importante studio legale HHM, dove la M sta appunto per McGill. Ma da anni è in un ritiro forzato, a causa di una forma di fobia per i campi elettromagnetici, un’ipersensibilità per tutto ciò che trasmette elettricità. Vive in un esilio al di fuori dal tempo, nella sua casa privata di ogni forma di elettromagnetismo, dove solo il fratello minore può entrare, dopo aver lasciato fuori ogni oggetto elettrico, per portargli da mangiare e cambiare il ghiaccio al surrogato di un frigorifero. Chuck è l’opposto di Jimmy: colto, erudito, pacato, che per uno scherzo del destino è costretto ad una convivenza forzata con un fratello che non reputa all’altezza, che non crede capace di essere un avvocato degno del suo cognome, che ha sempre imbrogliato, a differenza sua che ha costruito la sua fortuna solo sul duro lavoro. Accanto a questa imponente figura troviamo il suo socio, Howard Hamlin, figlio del fondatore della HHM e seconda H della sigla. L’emblema dell’uomo di successo e dell’avvocato che Charles vorrebbe come fratello minore.
Jimmy è diverso. Il paragone con il quale si deve confrontare ogni giorno è forzato, perché Jimmy appartiene ad un altro tipo di uomo, ad un’altra categoria: quella dei nati sbagliati.
Potrebbe iniziare a lavorare per la HHM, potrebbe accettare i soldi che gli hanno offerto per cedere la quota del fratello della società, potrebbe mettere la testa a posto. Ma, molto semplicemente, non è la sua natura.
Sembra solo contro tutti, ma ha una piccola spalla al suo fianco, unico membro del team Jimmy: Kim Waxler. Kim lavora per Hamlin alla HHM: è un avvocato brillante, dedita al lavoro, promessa del suo studio. Ma, nonostante ciò, è legata a Jimmy da un rapporto che va oltre ogni definizione o etichetta. Non sono fidanzati, non hanno né un passato né un futuro insieme, non convivono, ogni tanto vanno a letto insieme. Ma il loro legame è qualcosa di indissolubile, non nel senso patinato e romantico del termine. Kim è legata a Jimmy forse più di quello che vorrebbe, cerca in ogni modo di aiutarlo, di sostenerlo, di portarlo sulla retta via e, quando non ci riesce, continua comunque a stargli accanto. In fondo sa che Jimmy è una causa persa, che non cambierà mai, ma forse ha bisogno di lui, ha bisogno di quel lato pazzo e indisciplinato, del quale nessuno dovrebbe fare a meno.
Dal canto suo, Kim è l’unica persona per la quale Jimmy tiene davvero, più di se stesso, più del fratello – anche se resterà, più o meno, sempre molto fedele a Chuck..-. Forse dei due è quello più preso dalla relazione, vorrebbe qualcosa di più, qualche segno di evoluzione di coppia. Ma in fondo non si lamenta, un uomo come lui non potrebbe attaccarsi a queste formalità. Si fanno forza a vicenda, si fanno compagnia, ridono, condividono qualche pausa sigaretta, tirano avanti. Insieme, contro gli altri, che vorrebbero separare Kim dalla cattiva influenza del McGill sbagliato.
Da un certo punto di vista ricorda il rapporto che avevano Jesse Pinkman e Jane in Breaking Bad, ma quello tra Jimmy e Kim sarà più sviluppato nella serie, meno nevrotico e disfattista. E , soprattutto, senza l’eroina di mezzo.
Se proprio non vi attira del tutto la lotta di un figlio di un dio minore contro chi lo vuole diverso e uniformato, questa ricerca dell’occasione che possa cambiare un’intera vita da parte di Jimmy, c’è un altro importante motivo per guardare Better Call Saul. Perché il titolo sarà pure tutto appannaggio dell’avvocato di Cicero, ma questo è lo spin-off anche di un’altra importante figura di Breaking Bad, una figura schiva e silenziosa della quale verranno svelati numerosi retroscena, rendendola più umana. Parlo di Mike Ehrmantraut, il sicario preferito di Gus Fring.
Le puntate confermeranno la prima regola da seguire quando si tratta di Mike: non giudicare mai dalle apparenze. Nonno dolce e presente, suocero premuroso, sembrerebbe un uomo qualunque che svolge il semplice lavoro di casellante nel parcheggio di un tribunale. Ma scopriamo lati oscuri del suo passato, scelte difficili che ha dovuto affrontare durante la sua carriera da poliziotto, la ricerca di giustizia per la perdita del figlio. Per permettere un futuro alla piccola nipote svolge di tanto in tanto lavori non del tutto legali, ma ben remunerati. Lavori che lo condurranno lentamente verso l’incontro con Fring, passando inevitabilmente dalle parti del cartello messicano e di Hector Salamanca.
Ha dalla sua l’esperienza e il sangue freddo, che aiuteranno sia lui che Jimmy in molte occasioni. Si uniranno in varie avventure, soprattutto nella prima stagione, dopo essersi conosciuti casualmente nel parcheggio del tribunale di Albuquerque. La sua calma e il suo immancabile sarcasmo lo rendono un personaggio atipico e particolare, specialmente considerando la natura del suo secondo lavoro. Ho apprezzato davvero molto la sua storia, considerando anche che nasce come racconto secondario, è molto coinvolgente e ricca di nuove possibilità per la terza stagione, nella quale vi sarà certamente la comparsa del suo ultimo datore di lavoro.
Ciò che mi ha affascinato molto di Better Call Saul è la scelta della linea temporale. Mi spiego: lo spettatore – che ha già visto Breaking Bad (!) – già conosce il finale della storia, già sa che tutte le scelte fatte da Jimmy, nonostante nascano dalle migliori intenzioni, lo porteranno inevitabilmente a diventare Saul Goodman, la caricatura stravagante di un avvocato che mette i suoi servizi a favore di produttori di metanfetamina e spacciatori. Questo senso di ineluttabilità mi ha accompagnato in ogni puntata e ha invertito il senso di suspense che normalmente si prova durante la visione di una serie, liberando dall’ansia del non conoscere il futuro del protagonista, permettendo quindi di apprezzare a pieno le scelte, sbagliate e non, che Jimmy ha compiuto nella sua vita. In Breaking Bad non vi è traccia di Kim, di Chuck, tanto meno di James McGill. Qualcosa è successo in questo arco di tempo e ogni puntata ci avvicina inevitabilmente alla nascita di Saul Goodman.
Discorso totalmente analogo per Mike: in BB non conosciamo i suoi parenti che qui invece hanno un ruolo chiave, inoltre l’incarico per Fring è a tempo pieno e non solo saltuario. Quindi per entrambi i personaggi attendiamo l’evento che cambierà irrimediabilmente le loro vite, trasformandole più o meno drasticamente. Molto probabilmente questo evento accadrà nella terza stagione. Se vi ho convinti o incuriositi, quindi, correte a recuperare questo secondo capolavoro firmato Vince Gilligan. Ora.