Elementary/Telefilm

Recensione | Elementary 2×21 “The Man With The Twisted Lip”

Per prima cosa: ohmmioddio.

Per seconda cosa: ohmmidddio.

Per terza cosa: procediamo con ordine.

Intanto, inizio dicendo che ho amato questo episodio dall’inizio alla fine, e ho amato di conseguenza il ritorno di Mycroft, perché ha letteralmente scosso dalle fondamenta il rapporto tra Sherlock e Joan. Il che, potreste obiettare, è male, molto male, ma il compito di ogni fangirl che si rispetti è quello di crogiolarsi nella sofferenza emotiva, e quindi, controbatto io, tutto a posto.

In ogni caso, ritengo che non sia stato solo l’inaspettato ritorno di Mycroft – con contestuale avance nei confronti di Joan, poi ne parleremo – ad aver minato il rapporto di cui sopra. Perché Sherlock ci sta, impercettibilmente, certo, e inconsapevolmente soprattutto, mettendo del suo. O, meglio, quella parte di Sherlock che continua a farsi influenzare da Moriarty, anche se Moriarty non c’è perché è sul set di Game of Thrones e Hunger Games. All’inizio dell’episodio, infatti, il discorso di Sherlock al gruppo di supporto mi ha colpita in senso negativo.

Sono privo di pari. Di un pari sano, quantomeno. Il che, funzionalmente, equivale a essere privi di pari, punto. Sono in grado di donare me stesso solo fino a un certo punto… in presenza di un non pari. Il che significa che non sono in grado di donarmi a nessuno. Ho fatto progressi, certo, ma… non so quanto margine di crescita mi resti ancora. Se non mi è dato di poter dare un giusto valore ai miei rapporti, allora… a partire da quando, smetto di coltivarli?

Mentre parlava, infatti, non ho potuto fare a meno di pensare che tra i suoi pari vi sia tranquillamente Moriarty. E il requisito “sano” richiesto da Sherlock non vale ad escluderla. Il fatto che Moriarty abbia deciso di votare il suo intelletto superiore al crimine – a differenza di Sherlock – non la rende per questo meno suscettibile di rientrare nella categoria dei pari. Tra l’altro, è lei stessa che per prima ha affermato questo stesso concetto (episodio 2×12):

Lui mi scrive perché io sono l’unica con cui possa parlare. L’unica con cui possa davvero intendersi.

E poi, ancora:

Quando ti avrò capita, andrò avanti. Come Sherlock.

E se per lei è una certezza, quella che Sherlock prima o poi si troverà “da solo”, per Sherlock è invece una eventualità (che teme – a partire da quando, smetto di coltivarli?) ma che comunque ritiene più che concreta.

È come se l’influenza di Moriarty stesse pian piano erodendo le relazioni di Sherlock. E – questo è il bello (cioè, il brutto), – il tutto è fatto in maniera inconscia (o meglio, inconscia per Sherlock, perché è ovvio che Moriarty ci stia sottilmente lavorando). È evidente, insomma, che se Sherlock inizia a ragionare in questi termini, i rapporti che ha faticosamente costruito nei due anni di sobrietà verranno messi pericolosamente a rischio.

E a minare questo equilibrio arriva anche Mycroft. È tornato a New York per motivi più che legittimi, almeno quelli che ci è dato sapere: gestire il suo ristorante, cambiare aria dopo che la donna che frequentava a Londra l’ha mollato, e rinnovare il suo interesse nei confronti di Joan, con la quale è amico, ma spera di essere qualcosa di più. Temo però che sia a New York perché invischiato in loschi, loschissimi affari. Già al termine dell’episodio 2×08 il personaggio aveva rivelato di essere piuttosto ambiguo e misterioso, e in questa puntata scopriamo che parte della sua clientela è composta da soggetti ben poco raccomandabili, la qual cosa, agli occhi di Sherlock, rende Mycroft “pigro e distratto” oppure “coinvolto con queste persone”. In ogni caso, la cosa non promette bene.

Ma fosse solo questo: quello che più infastidisce Sherock è il fatto che suo fratello mostri un serio interesse nei confronti della sua partner, e che Joan sembri interessata a sua volta (addirittura sta meditando di trovare una casa tutta sua). E ciò, durante tutto l’episodio, è causa di palpabile tensione tra i due, ma non nei termini soliti perché stavolta Joan è molto meno propensa ad accettare il comportamento infantile ed egoista di Sherlock (che addirittura è arrivato a proporre – figurativamente parlando, certo – un “affidamento congiunto”). Tanto che, alla fine, quando Sherlock le porge le sue scuse, lei non le accetta.

È gentile da parte tua. Davvero. Ma le tue scuse pare arrivino sempre dopo aver ottenuto quel che volevi.

 

 

(questo rientra a buon diritto nella rubrica “crogiolarsi nella sofferenza emotiva”)

Perché stavolta, in effetti, Sherlock ha un po’ passato il segno. Emblematico, a questo proposito, il dialogo con Mycroft:

– La corte che stai facendo a Watson… deve finire. Sono riuscito a trovare un equilibrio nella mia vita, e Watson è fondamentale per mantenerlo. In quanto mio fratello, credo sia felice che io abbia raggiunto un tale livello di stabilità. Non voglio certo pensare che tu voglia disturbarlo.

– Il mio frequentare Joan non deve essere un disturbo.

– È sia un disturbo che una distrazione. Io e Watson salviamo vite ogni giorno, e non posso permettere a niente e a nessuno di mettersi in mezzo.

– Hai considerato la possibilità di star davvero sottovalutando questa donna?

– Ho una grandissima stima del suo lavoro.

– Non parlo del suo lavoro, parlo di lei.

– La considerazione che hai di Joan si limita al fatto che è un balsamo per le tue tante nevrosi. Tu… dici di essere suo amico, eppure non t’interessi minimamente alla sua felicità.

– Faccio fatica a credere che tu sia indispensabile alla sua felicità. Ha un viso estremamente simmetrico, attrarrà un compagno quando sarà pronta. E tu sarai lì, a trovargli difetti e a criticarlo… e ad accaparrarti tutte le sue doti.

Decisamente egoista, da parte di Sherlock, comportarsi in questo modo: non puoi frequentare Joan perché è essenziale per il mio equilibrio.

Anche se credo che questa sia una semplice scusa. La verità è che lui è geloso (ricordate che qua parlo sempre in termini di brOTP, non di ship romantica) e vuole Joan tutta per sé. Non è un caso, infatti, che è svelto ad addurre un’altra giustificazione, stavolta improntata ad un bene superiore: il fatto di salvare vite ogni giorno, e Mycroft la distrarrebbe da questo compito. Il che è, a sua volta, una ben bizzarra forma di “egoismo” dato che è rivolta al bene della collettività. Il succo, comunque, in qualunque modo si vogliano interpretare le parole di Sherlock, è che Mycroft deve stare lontano.

Confesso che non mi sono ancora fatta una idea precisa al riguardo. Onestamente, il personaggio di Mycroft mi piace, soprattutto per il suo essere garbato, in così aperto contrasto con la “ruvidità” di Sherlock, per dimostrare genuino interesse nei confronti della Joan-persona e non per la Joan-detective (non che Sherlock non lo faccia, è chiaro, ma con lui bisogna leggere tra le righe) e per quell’aura di mistero che gli sceneggiatori gli hanno conferito. Ma proprio quell’aura di mistero mi rende restia ad accettare una eventuale relazione tra i due, alla luce di quanto accaduto negli ultimissimi secondi dell’episodio. Uno dei loschi avventori del locale di Mycroft, infatti, pensa bene di rapire Joan una volta resosi conto che lei stava ficcanasando (ecco spiegati gli ohmmioddio di cui sopra). E il dubbio che Mycroft possa essere in qualche misura – qualsiasi misura – coinvolto, confesso che mi è venuto. Voglio dire, ancora dobbiamo scoprire con chi è che Mycroft confabulava alla fine del 2×08: non vorrei che fosse realmente losco, e molto più losco di quanto avessi paventato a suo tempo. In ogni caso, non ho mai atteso con tanta impazienza il prossimo episodio. E gli episodi ancora successivi in generale, alla luce del fatto che Sherlock ha nascosto, in in libro, una bustina di cocaina trovata a casa della vittima dell’omicidio su cui stava indagando. Sherlock, ripigliati pls.

Prima di concludere, un paio di trivia:

– Il titolo dell’episodio è lo stesso di un racconto breve di Conan Doyle, e anche gli incipit sono pressoché uguali: nel racconto, John Watson viene informato che è scomparso il marito tossicodipendente di un’amica di sua moglie, e si teme che sia ricaduto nel giro degli oppiacei; nell’episodio, invece, una ragazza che partecipa agli incontri con Sherlock racconta a Joan che sua sorella, tossicodipendente a sua volta, è scomparsa, e anche in questo caso temono una ricaduta.

“Ha un viso estremamente simmetrico, attrarrà un compagno quando sarà pronta.” rimanda decisamente a quando Irene Adler, nell’episodio 1×23, disse a Sherlock “Lei è molto bello. La simmetria, ho l’occhio allenato a riconoscerla.”

 

 

Insomma, Moriarty è ovunque anche quando non c’è (e ne approfitto per dirvi che in questa stagione in effetti non la vedremo più, in quanto Natalie Dormer ha un’agenda incredibilmente fitta: spero quindi che nella terza stagione si rifacciano con gli interessi).

 


Il prossimo episodio, Paint It Black, sarà diretto nientemeno che da Lucy Liu. Vi lascio con il promo:

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