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2013 pelato | 3 libri, 2 film e 1 serie tv

Il 2013 ci ha lasciati da poco e siamo già alle prese con la comune abitudine, dal significato oscuro, di questo periodo, cioè trovarsi a rispondere alla domanda “come ti sembra questo nuovo anno?” posta dalla maggior parte delle persone che incontriamo. Cosa cavolo deve cambiare con lo scoccare della mezzanotte? Mica siamo Cenerentola!

Però un altro anno se ne è andato ed ho deciso di ricordarlo – sembra un funerale – per 5 cose in ambino cinematografico, televisivo e letterario; alla parolepelate, insomma.

N.B: No spoiler a seguire, caso eccezionale.

LIBRI

IL SEGGIO VACANTE – J.K. ROWLING

Ero super eccitata all’idea di un nuovo romanzo della zia Row. Tutto questo prima di prenderlo in mano. Una volta finito tra le mie zampe, avevo paura de suo contenuto ed il povero libro ha dovuto scontare la pena che tocca quasi a tutti i miei libri: prender polvere per quasi 3 mesi.
Questa Rowling tragicomica mi è piaciuta parecchio, finito Harry ed Hogwarts, ha descritto alla perfezione quel microcosmo che è un piccolo paese di provincia. L’oggetto è la morte di un consigliere comunale; il soggetto: le persone che si scannano per il posto.
Mi è piaciuto tanto, a scapito delle recensioni negative di quei fan accaniti che elevano solo Harry Potter a opera somma. La cosa che non supererò mai è leggere cazzo, fottiti, masturbare, venire (in quel senso lì), puttana, troia, ecc ecc ecc, sapendo che sono state scritte da zia Row.
Tranne qualche pagina un po’ noiosetta, il genio si vede; dai personaggi psicologicamente ben strutturati, alle storie di essi raccontate senza risparmiare i particolari più imbarazzanti ed umani, passando il racconto della vita di tutti i giorni senza magia e bacchetta, possiamo vedere quando sia brava la Rowling a cambiare registro e non perdere niente.
E poi, chi di voi non ha riconosciuto nei personaggi del romanzo delle dinamiche e sentimenti che ha sperimentato in prima persona? La cosa che fa riflettere è che finito il libro, il lettore si scopre a vivere anche lui in una Pagford.

LA BAMBINA CHE SALVAVA I LIBRI – MARKUS ZUSAK

Sicuramente il più bel libro che io abbia mai letto. C’è tutto: la guerra, tutte i vari tipi di amore, la famiglia, gli amici, la morte, il nazismo. In poche parole la vita. La vita di una bambina nella Germania nazista.
Liesel, assiste alla morte del fratello e prova sulla sua pelle gli orrori della Seconda guerra mondiale, si trova sola e in una nuova famiglia che presto imparerà ad amare. Tutti i personaggi della storia sono così veri da sembrare reali, quasi possiamo assistere agli eventi raccontati nel mentre li leggiamo. Molto di ciò è dovuto alla bellissima scrittura di Zusak, del quale  non avevo letto niente prima d’ora. Quello che mi ha colpito di più è stata la voce narrante, inusuale e curiosa: la Morte. E lei che racconta tutte le cose successe a Liesel e come deve svolgere il suo “lavoro”.
Un libro davvero commuovente che dovrebbero leggere tutti, non perché spiega i fatti storici ma perché è capace di legare la storia romanzata alla realtà dei fatti, in modo superbo. Ottenendo come risultato un manoscritto che è capace di farti ridere in una pagina e piangere nella pagina seguente.
Un altro punto a favore è dato dall’epilogo. Ho visto molti bei libri rovinati da epiloghi mediocri o pessimi, stavolta però ci troviamo a leggere un epilogo degno di una storia bellissima, quasi un epilogo della vita.

Un essere umano non ha un cuore come il mio.
Il cuore dell’uomo è una linea, il mio un cerchio.
Io, inoltre, ho un’illimitata capacità di essere al posto giusto nel momento giusto.
La conseguenza è che negli uomini trovo sempre il meglio e il peggio: vedo la loro bruttezza e la loro bellezza, e mi domando come la medesima cosa possa essere entrambe.
Eppure, hanno la sola cosa che invidio: se non altro, gli uomini hanno il buon senso di morire.

SHADOWHUNTERS. CITTA’ DI VETRO – CASSANDRA CLARE (o CLAIRE)

Questa saga l’ho iniziata perché su tumblr, sei mesi prima dell’uscita del film, si era diffusa la febbre Shadowhunters che mi aveva incuriosita abbastanza da spingermi a comprare quattro libri sulla fiducia.
Ahimè me ne sono pentita.
Li ho trovati mediocri. La saga non mi ha fatto attaccare a nessuno dei personaggi che ho trovato molto fastidiosi e contraddittori, dal primo all’ultimo. Il peggiore – e qui mi prenderò tutte le maledizioni dei fan – è Jace: quando si parla di spropositato uso di sarcasmo e cinismo che ricoprono un cuore grande così. Per me la Clare ha esagerato, così come ha esagerato o non esagerato con gli altri personaggi. La protagonista è sciapa come la pasta senza sale, la mangi ma giusto perché devi. L’unico personaggio che mi è piaciuto è Magnus.
La cosa peggiore, non sono i primi tre libri, che alla fine dei conti possono andare. Hanno una bella trama, a scapito dei personaggi – ma sfortunatamente quelli sono in tutti i libri -, che scorre abbastanza velocemente. Finito il terzo libro la storia cala vertiginosamente a picco; perciò ho scelto di mettere Città di Vetro, perché rappresenta un ciclo finito e ben strutturato al fine del quale, la Clare, attratta dal denaro ha estorto alla sua musa ispiratrice altre tre libri… e i risultati si leggono.
Mi dicono che l’altra saga, Le Origini, è superiore a questa. Sicuramente le leggerò e sicuramente posso affermare che Cassandra Clare, a differenza dei suoi libri, non è mediocre ma sopravvalutata per doti letterarie e personali.

FILM

IL GRANDE GATSBY – BAZ LUHRMANN

Premessa: a scapito delle numerose volte in cui ho detto di voler leggere il Grande Gatsby di Fitzgerald, non l’ho mai fatto; la mia conoscenza in materia si fermava a una lettura fatta su un libro scolastico di letteratura, due pagine messe lì così. E dico per fortuna che non l’ho letto, così sono rimasta 10000 volte più scioccata dal finale.
Avevo visto altri lavori di Luhrmann – Moulin Rouge, Romeo + Juliet, Australia – e sono sempre stata affascinata dal modo in cui questo regista riesce a catturare l’occhio dello spettatore, con giochi di colore e atmosfere tanto surreali quanto squisite. Nel Grande Gatsby non si è smentito, anzi, penso che sia il suo lavoro più bello. La storia narra dei ruggenti anni 20, pieni di sfarzo e spreco e così fa anche la sceneggiatura, girata per i 2/3 con un saggio uso della computer graphic. Stupenda, inoltrem è la colonna sonora con due pezzi favolosi: Young and Beautiful di Lana del Rey e Over the Love di Florence + The Machine; senza nulla togliere a tutti gli altri artisti che compaiono nel disco.
Gli attori poi sono stati magnifici. Chapeau a Leonardo DiCaprio, che ovviamente non riceverà nessun oscar per la sua interpretazione da favola di Jay Gatsby. Ma brava anche a Carey Mulligan, che ha incarnato tutti i difetti, le insicurezze e i capricci di Daisy. L’ultimo applauso a Tobey Maguire – non lo rivedevo dai tempi di Peter Parker – nei panni di Nick Carraway, narratore dell’intera storia e unico amico di Gatsby.

Gatsby credeva nella luce verde, nel futuro orgastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Ieri c’è sfuggito, ma non importa: domani correremo più forte, allungheremo di più le braccia … e un bel mattino…
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.

EDUCAZIONE SIBERIANA – GABRIELE SALVATORES

Di solito, i film italiani sono sempre sullo stesso genere e di solito io non li guardo proprio per questo motivo – oltre al fatto che il mio cane recita meglio della maggior parte degli attori italiani – però Salvatores è un nome, una garanzia. Educazione Siberiana è un film tratto dall’omonimo romanzo di Nicolai Lilin ed è una sorta di biografia romanzata dell’autore, nonostante si dica in giro che in realtà di biografico abbia ben poco.
Siamo in Transinistra, una zona della Moldova che veniva usata come un “carcere all’aperto” durante la dittatura di Stalin. In questa terra venivano deportati tutti i criminali dell’URSS e lasciati lì a vivere in villaggi; i più temuti erano il clan dei siberiani, a causa delle loro regole e dalla loro moralità incorruttibile.
Ed è qui che cresce Kolima, il protagonista. Suo nonno, il capo clan, interpretato da John Malkovich, lo educa secondo le regole della comunità: è vietato tenere denaro in casa perché è considerato impuro, così come lo sono le droghe e tutte le altre forme di dipendenze; il furto è consentito solo se è compiuto nei confronti dello stato e dei ricchi; lo stupro e aborrito; lo sfruttamento delle persone mentalmente instabili, chiamati i “voluti da Dio”, è un peccato diretto contro Dio.
Accadono alcune cose brutte che Kolima, essendo cresciuto, le deve affrontare lui di persona, anche quando si tratta di legami di amiciza. Le regole sono regole.

L’inverno sembrava non avere una fine, e il branco moriva di fame. Il capobranco, il più vecchio di tutti, procedeva in testa e rassicurava i giovani, dicendogli che presto sarebbe arrivata la primavera. Ma, a un certo punto, un giovane lupo decise di fermarsi. Disse che ne aveva abbastanza del freddo e della fame e che sarebbe andato a stare con gli uomini. Perché la cosa importante era di restare vivo. Così, il giovane, si fece catturare e col passare del tempo, dimenticò di essere mai stato un lupo. Un giorno, di molti anni dopo, mentre accompagnava il suo padrone a caccia, lui corse servile a raccogliere la preda. Ma, si rese conto che la preda era il vecchio capobranco. Divenne muto per la vergogna, ma il vecchio lupo parlò e gli disse così: “io muoio felice perché ho vissuto la mia vita da lupo, tu invece, non appartieni più al mondo dei lupi e non appartieni al mondo degli uomini”. La fame viene e scompare, ma la dignità, una volta persa, non torna mai più.

SERIE TV

ORPHAN BLACK – BBC America

Eh, beh. E’ stata questa la storia televisiva più bella di questo 2013. Siamo circondati da riadattazioni, reboot, remake, riscritture, riciclo di tutto; in tv ora mai c’è poco che non sia stato “rifatto” grazie al successo o insuccesso, dipende dai casi, di lavori precedenti. Possiamo facilmente incoronare il 2013 come L’anno in cui la tv perse la creatività.… speriamo nel 2014.
Orphan Black, al contrario, è la serie novella dell’anno, basata su un tema trattato poco in tv, se non in qualche episodio sporadico in serie fantascientifiche: i cloni. Visto l’allargarsi a macchia d’olio dei doppelgänger, il deus ex machina del 2013, presenti in troppe serie tv – cazzo, anche Spider-Man ce l’ha, tutti ne abbiamo almeno un nel mondo, facciamocene un ragione e smettiamola di piazzarli in qualsiasi luogo solo per creare confusione inutile e per risolvere questioni troppo intrigate create dagli autori, le quali alla fine si concludono con un bel “Ah, ma tanto era il doppelgänger di [inserire personaggio] quindi non è successo niente/non ti odio perché hai ammazzato [nome personaggio]/ ecc ecc ecc – il clone mi sembra un ottimo escamotage.
Sarah Manning è la povera anima tormentata che si ritrova, per caso, faccia a faccia con un suo clone. Per necessità personali ruba l’identità del clone e da lì inizia a trovare altri cloni. Ma il problema principale è: sono loro i cloni di Sarah oppure Sarah è un clone anche lei? Chi è l’originale? Chi li ha creati? Perché? Possono essere considerati persone o no? Sono reali?
La trama è molto complessa ma allo stesso tempo i numerosi fili che la compongono non sono ingarbugliati tra di loro, così la storia non risulta mai lenta e soprattutto, e grazie al cielo, non ci sono quelle noiosissime puntate di stallo.
Per concludere, Orphan Black dovrebbe essere guardato solo per la bravura di Tatiana Maslany, che interpreta tutti i personaggi principali dello show (cioè tutti i cloni).

Just one, I’m a few, no family too, who am I?

E il vostro 2013, com’è stato? Fatecelo sapere!

One thought on “2013 pelato | 3 libri, 2 film e 1 serie tv

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