Castle/Telefilm

Recensione | Castle 6×07 “Like Father, Like Daughter”

Ogni qual volta che un film, o telefilm, parla di pena di morte a me fa sempre un po’ impressione; sarà che nel 2013 si presuppone che dovremmo vivere in un mondo civilizzato, e invece in molti Stati si pratica ancora questa barbara usanza; sarà pure che la legge del taglione non insegna niente a nessuno, mentre l’ergastolo è un’ottima lezione di vita. La pena di morte è, in soldoni, un omicidio a tutti gli effetti, e, come se non bastasse, in America lo eseguono anche alla presenza del pubblico, giusto per aumentare la gravità della faccenda.

La puntata numero sette è stata molto toccante! Da una parte c’era Frank Henson, condannato alla pena di morte per aver ucciso Kimberly Tolbert nel 1998, e che sarà giustiziato entro tre giorni, dall’altra c’era Alexis, che si improvvisa Detective e, fino alla fine, tenterà di salvare l’uomo perché convinta della sua innocenza. (La ragazza viene automaticamente depennata dalla mia black list!)

L’episodio si apre sulla scena del crimine avvenuto nel 1998: la donna in questione, Kimberly, viene brutalmente uccisa con una spranga di ferro, dopodiché, mentre giace al suolo già deceduta, sopraggiunge Frank. Il ragazzino si avvicina al corpo e con l’orecchio cerca di capire se ci sono ancora battiti cardiaci, ma quando sente le sirene della polizia tenta di cancellare le proprie impronte dal salotto nel tentativo di non venir ricollegato al crimine. Purtroppo per lui, quando esce correndo dalla porta sul retro, si trova a dover fare i conti con una schiera di poliziotti che lo arrestano immediatamente.

A volte i buoni non vincono!

Alexis si reca da Ryan ed Esposito per chiedere aiuto in merito al caso Henson, in un disperato ultimo tentativo che porti alla luce nuove prove che possano scagionare l’ormai “the walking dead man”. I due, però, consigliano la ragazza di rivolgersi a Castle, che è molto bravo a trovare gli indizi sfuggiti alla polizia. Nonostante gli screzi con il padre, Alexis gli chiede ugualmente aiuto.

Richard accetta volentieri, considerandola una buona chance per riappacificarsi con la figlia.

I due partono alla volta della Pennsylvania e del carcere dove è rinchiuso Frank.

Durante il tragitto in macchina Castle cerca di far pace con Alexis, che rifiuta una possibile tregua e gli chiarisce che il loro rapporto è di natura puramente lavorativa.

Arrivano alla prigione dove c’è il primo incontro tra Castle, Alexis, Frank e la sua fidanzata Maggie.

Mister C si dimostra piuttosto abbottonato: ha delle riserve nei confronti di un uomo che non conosce e che è condannato di omicidio, con precedenti penali, per giunta.

Stavo lavorando sulla mia Camaro – racconta Frank – ci passavo ogni momento libero che avevo e quella sera mi stavo occupando dell’impianto di scarico. E’ scattato l’allarme antincendio per il fumo del saldatore, così ho chiamato la casa produttrice affinché lo spegnessero. Dopo aver riattaccato il telefono, ho sentito delle urla dall’altra parte della strada e sono corso a vedere cosa fosse successo. La porta sul retro di casa di Kim era aperta così sono entrato e ho trovato la ragazza a terra. C’era moltissimo sangue e qualsiasi cosa fosse successa era troppo tardi; ho sentito le sirene e sono entrato nel panico. Sapevo quello che poteva sembrare, così ho preso uno straccio e ho cercato di cancellare le mie impronte, ma non ho avuto tempo. C’era il sangue della ragazza sui miei vestiti, e i precedenti penali hanno aggravato la mia situazione. Nemmeno la chiamata fatta per spegnere l’allarme mi ha garantito un alibi, perché è stato dimostrato che avrei avuto tutto il tempo necessario per chiudere il telefono e uccidere Kim. La ragazza, oltretutto, aveva anche un debole per me, testimoniato dai suoi diari segreti e grazie a questi l’accusa mi ha definito come una specie di predatore di donne.

Mister Castle viene informato dell’ex ragazzo, Lyle Gomez, con cui Kimberly aveva avuto una storia piuttosto tormentata tant’è che si erano lasciati una settimana prima di venire uccisa. Tuttavia, nonostante i due non andassero molto d’accordo, sembra che il ragazzo non possa essere collegato in alcun modo all’omicidio della giovane.

Continuando a scartabellare, al pub, i fascicoli del caso Henson, Richard ed Alexis hanno il piacere di incontrare l’agente Lane che li invita a lasciar perdere quella causa perché l’omicidio di quella povera ragazza aveva già scosso abbastanza la città. “Che vada al Creatore!” afferma lapidario.

La prima intuizione sembra un buco nell’acqua, o quasi ! Castle si accorge che la notte dell’omicidio faceva troppo freddo perché Kim avesse potuto lasciare la porta aperta, perciò era stato qualcun’ altro ad averla aperta. Tuttavia Frank aveva dichiarato di essere entrato direttamente in casa senza aver avuto bisogno di aprire la porta. Se così fosse non avrebbe toccato il pomello e quindi nemmeno avrebbe dovuto ripulirlo dalle proprie impronte. In tal caso dimostrerebbe la presenza di una terza persona sulla scena del crimine. Purtroppo per Henson però il pomello della porta risultava esser stato pulito.

In extremis, Alexis nota che la pezza con cui Frank aveva pulito le sue impronte in casa era sporca di grasso della macchina, perciò se l’uomo avesse ripulito la porta avrebbero dovuto trovare il grasso anche lì, cosa che non risulta. Si accende una speranza, Frank Henson non aveva mentito, c’era qualcun altro quella sera a casa di Kimberly. Tuttavia questa “misera” prova non è sufficiente a far riaprire il caso, perciò i due devono scoprire qualcos’altro.

Ecco che arriva un nuovo indizio direttamente dal laboratorio di Lanie: alla luce delle analisi risulta che sul corpo di Kim c’era del nitrato di ammonio, un agente ossidante che si trova comunemente in borse del ghiaccio, esplosivi e fertilizzanti.

Il caso sembra ad una svolta! Lyle Gomez lavorava, a quel tempo, in un negozio di giardinaggio, perciò sempre a contatto con dei fertilizzanti.

Alexis e Castle si recano da Gomez; la ragazza riesce a farsi aprire la porta e a fare qualche domanda all’uomo. Lyle racconta la sua versione dei fatti; le dice che quella sera Kim lo aveva chiamato da Jasper Grove, una zona fuori città dove i ragazzi facevano feste, affinché lui la riportasse a casa dato che era l’unico di cui si poteva fidare. La cosa gli era parsa piuttosto strana dato che Kim non beveva mai, ma lui andò lo stesso, sapeva che quella chiamata significava una seconda chance con la ragazza. Salita in macchina, Kimberly gli era sembrata parecchio sconvolta per qualcosa che non voleva rivelare. Arrivati davanti casa di Kim, Gomez le aveva chiesto se poteva entrare, ma lei gli aveva negato il permesso adducendo come scusa il dover stare sola per prendere alcune decisioni. Deluso, l’uomo era andato in un negozio e aveva rubato una bottiglia di whisky; il commesso però lo aveva beccato e gli aveva fatto raccogliere rifiuti per tutta la sera. Infine il ragazzo si ricorda che quel periodo la casa di Kim era frequentata da molti ragazzi, ma Gomez non era in grado di dire chi fossero.

Nemmeno Frank che abitava accanto all’abitazione della vittima, si ricorda di qualche tipo sospetto che poteva voler male a Kim.

Rayn chiama da NY con nuovi indizi: una fattoria pignorata nel ’97 veniva usata da alcuni ragazzi per cucinare metamfetamine. All’esterno della fattoria erano state rinvenute tracce di pneumatici di biciclette.

I nostri eroi ipotizzano una teoria: Kimberly doveva aver scoperto la produzione di metamfetamine alla festa a Jasper Grove, perciò non sapeva se denunciare i ragazzi coinvolti; qualcuno deve averla seguita con la bici per poi ucciderla.

A questo punto l’unica che può ricordare qualcosa di quei ragazzi a casa di Kim è sua madre, che però accoglie Castle e Alexis in modo molto freddo; scoprono qui che la ragazza, quel periodo, dava delle ripetizioni di chimica a dei ragazzi più giovani di lei.

I due, riguardando le foto della scena del crimine, si accorgono di due libri di chimica identici, molto costosi e presi in prestito dalla scuola; decidono così di controllare a chi fossero stati prestati: Kimberly Tolbert e John Henson, fratello minore di Frank (!).

Nel 1998 John era stato accusato di possedere delle sostanze illegali, se fosse stato beccato di nuovo, sarebbe finito in prigione, perciò non poteva permettersi di essere collegato alle metamfetamine di Jasper Grove. Dopotutto, questo sarebbe un ottimo movente di omicidio.

Alla prigione Castle, Alexis e Maggie scoprono che Frank aveva sempre saputo del fratello: quella notte, non appena entrato in casa aveva visto John riverso sul corpo di Kim, gli aveva ordinato così di tornarsene a casa per non venire ricollegato all’omicidio. Frank aveva creduto di poter uscire dalla casa prima dell’arrivo della polizia, ma così non fu. Quando venne arrestato decise di non rivelare la verità, la quale avrebbe rovinato la vita di John per la seconda volta dopo che l’incidente automobilistico, provocato proprio da Frank, lo aveva portato a drogarsi, ad essere violento e a numerosi vuoti di memoria.

Quando tutto sembra perduto, la famiglia Castle scopre che l’omicidio era avvenuto in realtà trenta minuti prima della chiamata al 911 delle 20.04. Kim era stata perciò uccisa alle 19.32 e le urla che Frank aveva sentito quella notte erano di John, sconvolto alla vista del cadavere della donna.

Entrambi i fratelli Henson sono innocenti!!

E il colpevole?

Mentre Alexis richiama la madre di Kim che le dice che la figlia veniva pagata tramite assegni bancari nominativi, Castle riguarda le riprese della scena del crimine e nota che c’è un ciondolo a forma di delfino sotto la spalla destra della vittima, il che sta a significare che deve averlo perso l’assassino durante la colluttazione con la donna, dato che il corpo non era stato spostato né da John, né da Frank.

A questo punto, la soluzione del caso è tutta nelle mani di Ryan ed Esposito che devono controllare i nomi degli intestatari degli assegni.

Un insospettabile agente di polizia, Teddy Lane, si rivela essere il colpevole dell’omicidio di Kim, dalla quale prendeva ripetizioni di chimica così da poter cucinare le metamfetamine; dopo averlo scoperto, la ragazza aveva deciso di denunciarlo; gli affari di Teddy sarebbero così crollati, perciò quella sera, dopo averla seguita a casa sua, la uccide barbaramente a colpi di spranga. Come se non bastasse il DNA trovato sul ciondolo a forma di delfino è compatibile al 100% con quello di Lane.

Frank Henson viene risparmiato al braccio della morte e può finalmente ricominciare a vivere con la sua Maggie.

Questa volta giustizia è stata fatta e i buoni hanno vinto!

Riporto tre/quattro cose mi hanno fatto venire gli occhietti lucidi!

  • Beckett rivela a Lanie di tenere veramente a Castle e a sua figlia, ma ha paura che il rapporto tra i due sia troppo esclusivo affinché Kate possa trovarvici un posticino. Di rimando Lanie gli dice che le famiglie perfette, stile Mulino Bianco, non esistono e che starà a Beckett trovare un modo per farsi accettare;

  • Alla fine i Castle si riappacificano, tant’è che Alexis in preda alla disperazione si rifugia tra le braccia del papà, il suo porto sicuro da sempre e per sempre;

  • Castle si vuole sposare sullo spazio! Ma che figata assurda è?! Quell’uomo è un dannatissimo genio!

  • L’abbraccio tra Kate e Alexis si descrive da solo! Stupendo! Finally family in progress!

Arrivederci alla prossima recensione, e, per i nottambuli, enjoy the episode tonight!

Ringraziamo: Serie Tv, che passione ღ | Beyond the Good and the Evil | • Telefilm Dependence •

2 thoughts on “Recensione | Castle 6×07 “Like Father, Like Daughter”

  1. Io fino all’ultimo ho sperato che il colpevole fosse il fratello, visto che era lui l’assassino della 6×03 di The Mentalist (e anche perché il suo personaggio, in Streghe, è stato più di una volta cattivo, quindi mi piaceva la simmetria!)

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    • wow, devo essere sincera che non mi ero accorta…magari tu lo conoscevi meglio anche da Streghe…comunque se volevano salvare Frank dovevano trovare un terzo, altrimenti ci sarebbe andato lui a morire 😦

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