Dove li avevamo lasciati?
Ah si, Richard Castle ha finalmente chiesto la mano di Kate Beckett! Ed era ora, aggiungo!
Love was in the air!
L’amore era certamente nell’aria, fin dal primo fotogramma di questo show. Certo, molti di voi diranno che era scontato che questi due sarebbero finiti insieme, e, a pensarci bene, era davvero palese, lo so anche io, ma ci hanno fatto sudare parecchio lo stesso.
Ad ogni modo, meglio andare per ordine.
Alla fine della quinta stagione Kate Beckett viene notata ai piani alti, e quando dico alti, intendo quelli che contano davvero: l’FBI.
Il Federal Bureau of Investigation le propone un posto che farebbe gola a qualsiasi detective che aspiri a far progressi nella propria carriera. Kate sa bene che Castle non la prenderebbe bene, perciò evita accuratamente di tirare in ballo l’argomento. Quando Castle lo scopre si arrabbia a tal punto che fa temere il peggio per i Caskett.
Tra una litigata e un’altra, Rick decide ugualmente di chiedere la mano di Beckett. Si incontrano in un parco, vicino ad un’altalena, giusto per spargere un po’ di romanticismo quà e là, e, quando sembra che i due si debbano lasciare, lui le fa la proposta lasciandola/ci senza parole!
La stagione si chiude alla Beautiful, come quando Ridge chiede a Brooke se lei lo ama veramente e, tra uno sguardo languido e qualche sospiro, un attimo prima che lei risponda, Bradley Bell mette i titoli di coda e ciao, arrivederci alla prossima puntata!
Allo stesso modo Beckett lascia Castle, in sospeso, senza uno straccio di risposta, il suo sguardo poi, non lascia trapelare alcunché. Nisba! Niente di niente!
La nostra agonia, ahimè/noi, dura centotrentatré lunghissimi e interminabili giorni.
Kate prima strabuzza gli occhi, poi gli dice di no, poi di si, poi ancora di no, infine lo abbraccia e gli dice che lo vuole sposare ma andrà comunque a Washington.
Ecco che i Caskett sembrano ben avviati verso il matrimonio!
Dove li ritroviamo?
Beckett, neo agente FBI, vive a Washington già da un po’. E’ alle prese con il suo addestramento all’interno dell’agenzia, anche se non sembra cavarsela granché bene. Conosciamo ben presto i suoi nuovi colleghi, ma il feeling non è certo dei migliori, senza dubbio non è così confidenziale come lo era con Esposito e Ryan.
Castle, tornato alla “semplice” vita da scrittore nonostante viaggi spesso per promuovere i suoi libri, è rimasto a New York e, di conseguenza, non è più al fianco della sua partner alla NYPD. Non manca, però, di creare scompiglio. Alla prima occasione si fa coinvolgere, volente dapprima e nolente poi, nel caso super-mega-top secret della sua fidanzata/agente FBI. Rischia la vita addirittura due volte, la prima in un incidente d’auto, e la seconda per aver respirato una tossina talmente velenosa che potrebbe ucciderlo in meno di 24 ore.
I Caskett tornano a lavorare insieme per cercare di risolvere il caso, trovare l’antidoto alla tossina, che ovviamente è in mano agli irreperibili “cattivi” della situazione, salvare la vita di Richard e, già che ci sono, salvare il mondo dagli alieni. Castle la fa franca per il rotto della cuffia e promette a Kate che una volta tornato a casa si terrà lontano dai guai.
Detto fatto! Nel terzo episodio Rick si riavvicina a Esposito e Ryan nell’intento di ravvivare le sue giornate noiose, e, coincidenza delle coincidenze, il caso della polizia di New York interessa da vicino anche l’FBI. Il quartetto sembra tornato al completo, se non fosse per Beckett, ora agente federale. Le cose si fanno complicate: la moralità di Kate si scontra ben presto con le regole burocratiche obbligatorie e assai scomode dell’agenzia. Al primo passo falso Beckett ci rimette il posto e si ritrova senza lavoro, dopo che Castle gli aveva annunciato di aver comprato una casa proprio a DC per starle più vicino.
La sua disoccupazione dura mezzo episodio: nella quarta puntata viene richiesta espressamente la consulenza di Castle per scagionare la presunta colpevole di omicidio. Beckett accompagna il fidanzato sul luogo delle indagini e, una volta sul posto, aiuta i suoi ex colleghi a risolvere il caso. Si riguadagna così il distintivo da Detectvie con relativo posto fisso alla NYPD. Con lei, manco a dirlo, viene “reintegrato” anche il nostro scrittore di fiducia.
Nel quinto episodio, dell’avventura Beckett-FBI-Washington non c’è traccia, tutto sembra tornato alla normalità, se si può intendere un “semplice” caso Caskett con uomini che vengono dal futuro.
In tutto questo, andrebbero spese due righe per parlare di Alexis, la dolcissima e tenerissima figlia di Castle.
Se nelle prime stagioni, come mi hanno fatto notare, era stata una figlia modello, sempre compita e mai fuori dalle regole, ultimamente sta, passatemi il termine, dando un po’ di matto. Sembra che l’adolescenza ribelle gli sia arrivata con un po’ di ritardo.
Torna dalla Costa Rica assieme a Pi (Pai), un ragazzo fruttariano stravagante; lo porta a casa suscitando l’insofferenza generale della famiglia, specialmente di Castle in arte Mister C. Dopo un mese passato tutti-insieme-appassionatamente a casa Castle, Alexis e Pi decidono di andare a vivere in un appartamento da soli, e, se prima Mister C era leggermente infastidito, ora è pressappoco furioso.
Il sesto episodio si apre proprio con i Palexis che invitano Richard e Martha al loro nuovo appartamento per una saporitissima cena a base di frutta. Scetticismo a parte, Rick e Martha hanno la possibilità di constatare che, nonostante Pi abbia trovato lavoro come contatore di api e Alexis vada ancora al college, i due si sono sistemati discretamente. Una situazione non certo comoda per Castle, che sperava che l’appartamento e la vita con Pi fosse “uno squallore” dato che “la figlia non reggerebbe a lungo nello squallore”. Insomma il Pi, hippie senza ambizioni, sembra essere diventato una specie di crociato new age.
Ma distraiamoci un secondo dalla figlia squinternata e dal suo ragazzo apicontore-mangiafrutta, e risolviamo un caso di omicidio!
La vittima, di nome Susannah Richland, era una contabile di ventotto anni. Praticamente la vediamo giacere supina in un vicolo newyorkese con delle stigmate (!) alle mani e le braccia aperte, come fosse stata crocifissa. Castle e la sua fervida immaginazione pensano subito al sacrificio rituale, ma Beckett, perplessa in volto, lo zittisce immediatamente. La squadra dà un sguardo alle riprese video delle telecamere di sorveglianza della zona e fa qualche domandina in giro: veniamo informati che Susannah aveva chiesto una settimana di ferie al proprio capo per una questione personale, ma che nessuno dei suoi colleghi sapeva di cosa poteva riguardare.
I Caskett si recano all’appartamento della vittima per scoprire ulteriori indizi; sul tavolo del soggiorno trovano una pila di libri, presi in prestito dalla biblioteca, sulla storia medievale e poco più in là una lavagna piena di fotografie di icone religiose e simboli pagani.
A questo punto è palese: “Susannah praticava indubbiamente l’occulto!!” Castle si becca di rimando l’occhiataccia di Beckett.
Teoria dell’occulto smentita prontamente dal cugino della vittima, che tuttavia afferma di aver ricevuto una telefonata alquanto strana e agitata da parte di sua cugina proprio la notte dell’omicidio.
Le indagini proseguono e veniamo a sapere che la donna, quella sera, intorno alle 20.45, aveva preso la metro M3 per arrivare sulla 168esima ovest, a Washington Heights, distante poco meno di un chilometro da dove era stato rinvenuto il suo corpo.
Una telecamera di sorveglianza, invece, poco dopo le 22, l’aveva ripresa sulla 137esima strada in compagnia di un pedinatore: un monaco pelato.
“Un corpo in posa, misteriosi simboli medioevali e un monaco omicida: è come nel Codice da Vinci!”, asserisce il nostro scrittore/detective con il suo sguardo ammaliante. Ennesima occhiataccia da parte di Beckett!
Riassumiamo un po’ di indizi e prove sparse!
- Il referto dell’autopsia dichiara che la donna è stata uccisa da una spada conficcatagli nella gola;
- Le stigmate alle mani altro non sono che il tentativo di nascondere dei disegni che la vittima si era appuntata sui palmi delle mani;
- Un certo professor Jason Byford, esperto di linguaggi e simbologia antichi, dell’università di Hudson, era stato contattato da Susannah pochi giorni prima dell’omicidio in merito al significato nascosto dietro ai simboli pagani;
- Il prof. ipotizza un legame tra i simboli pagani e i tesori nascosti a NY, come potevano essere le monete lasciate dagli inglesi dopo aver perso la guerra;
- Salta fuori che Susannah era in possesso di una lettera criptata, scritta da tale Theodore Rose nel 1798, con all’interno disseminati degli indizi per arrivare ad un tesoro nascosto nel cuore della città;
- Benjamin Wade si scopre essere il pedinatore; ex carcerato e fattosi uomo di chiesa dopo essere scampato ad un tumore al cervello appartiene proprio al monastero nella zona di Washington Heights;
- Il simbolo che la vittima aveva disegnato sulle proprie mani viene riconosciuto da Beckett nel monastero di Wade, accanto
alla Bocca della verità, ad un bassorilievo a forma di sole dietro il qualche si celava una stanza segreta con alcuni sarcofagi all’interno pieni di monetine da cinque centesimi; - Nolan Burns, direttore dell’Historical Institute, aveva organizzato una sorta di caccia al tesoro per il proprio tornaconto, con la speranza che, non essendo riuscito lui stesso a decifrare tutti gli enigmi della lettera di T. Rose, qualche partecipante alla caccia avrebbe risolto enigmi al posto suo e avrebbe per ritrovato il sacco pieno di monete antiche
- Susannah era una diretta discendente di Theodore Rose e la leggenda dei cinque centesimi scomparsi era una tradizione di famiglia.
Alla luce di questa rivelazione la soluzione del caso appare alquanto scontata; i Caskett hanno un’ultima conversazione con il cugino della vittima che confessa di essersi iscritto alla caccia al tesoro sotto falso nome, con tanto di camuffamento di parrucca e cappellino, nell’intento di arrivare alle monetine prima di Susannah. Certo, per tutti i denari che valevano quei centesimi, chi non avrebbe fatto carte false per averli?
Tutti tranne Susannah, a quanto pare, che una volta riportati alla luce, li avrebbe dati via. La poverina, purtroppo, ci rimette le penne.
Considerazioni personali.
Non c’è dubbio che, per me, i Caskett siano la coppia più riuscita dei telefilm che seguo, pari solo ai B&B.
Lui, charme da paura a parte, è esilarante, giocherellone e del tutto antitetico al carattere di Lei, che invece è più pragmatica.
Diciamocelo, Castle è un sognatore in tutto e per tutto: crede agli alieni, all’occulto, agli uomini venuti dal futuro, ai segreti massonici, alla magia nera etc..ma d’altronde che scrittore di successo sarebbe se non avesse questa fervida immaginazione?
Beckett, d’altro canto, a suo modo lo completa: è autoritaria quanto basta a lavoro, sempre coi piedi ben fissati a terra, ma al contempo dolcissima nel loro rapporto! Di certo le sue proverbiali occhiatacce sono fondamentali per la riuscita del telefilm, senza contare che ogni volta mi fanno sganasciare.
Insomma, l’alchimia tra i due è indissolubilmente e imprescindibilmente perfetta!
Castle è un mostro!, ne sa pure di Latino, che legge e traduce abilmente senza nemmeno aprire “IL, Castiglioni Mariotti” (o forse EL). Ad ogni modo, fosse stato per me, questo caso sarebbe finito sull’ipotetica pila dei casi irrisolti con seguente motivazione: la Detective in Latino, al Liceo Classico, prendeva sempre, irrimediabilmente e affezionatamente, 3; non ci ha mai capito un fico secco.
Alexis, mannaggia a te!
Manco a dirlo che Richardino non si tocca, ma se la squinternata qui non si dà una calmata potrei inserirla sulla mia Black List, da non confondere con la Red List, e darle, addirittura, il posto d’onore.
A quanto pare la discola vorrebbe l’approvazione del padre per la relazione che ha con Pi, come lei approva il rapporto che lui ha con Kate. Al momento, però, da entrambe le parti sembrano esserci ancora delle riserve.
La riconciliazione dei due è rimandata a data da destinarsi.
Corro a recensire la nuova puntata, visto che è già uscita! Stay tuned!
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